RACCONTI & OPINIONI

La storia che la Gelmini non vuole insegnare, con una Classe 3° media sui Sentieri Partigiani in Alta Val Sangone


I RAGAZZI SUI SENTIERI DELLA LIBERTA' Mi capita sovente di accompagnare gruppi di persone in zone collinari o montane della nostra Regione per escursioni alla scoperta del territorio alpino e delle loro diverse peculiarità. Si tratta di gruppi eterogenei: dalla classica famiglia-tipo, al turista base (quello che non arriva “firmato” di tutto punto e che non cerca la performance sportiva a tutti i costi), al gruppo interessato alla scoperta eno-gastronomica della zona (meno male!), alle scolaresche (chiassose, casiniste, ma comunque “curiose”). Volevo raccontare in questo caso di un’esperienza vissuta lo scorso aprile, che mi sembra terribilmente attuale: un’uscita con una Classe 3° media sui Sentieri Partigiani in Alta Val Sangone. L’uscita didattica prevedeva la salita presso un sito in cui, fin dai giorni successivi l’8 settembre 1943, si erano concentrati giovani che avrebbero dato vita alla Resistenza.All’arrivo era prevista una rappresentazione scenica, all’insaputa dei ragazzi, su aspetti e fatti di quotidiana vita Partigiana che proprio in quei luoghi si erano svolti. Non si trattava di riproporre azioni eroiche, di lotta “contro preponderanti forze nemiche”, di situazioni alla “libro Cuore”: l’intento era di rendere partecipi i ragazzi dei pensieri, delle emozioni, della vita quotidiana dei Partigiani, che in quei duri mesi vissero esperienze formanti.  Dopo la rappresentazione, vissuta a dire il vero dai più come una sorta di “percorso didattico... inevitabile” fu posta loro la domanda: come attualizzare l’insegnamento che ci viene dalla Resistenza?Non certamente col proposito di imbracciare uno “Sten”  e nemmeno nell’imparare a minare un ponte!  Attualizzare la Resistenza, venne fuori dal confronto (che si rivelò molto attento e partecipato), può significare oggi lottare contro i soprusi, contro chi quando parla alza la voce, contro chi non sa confrontarsi, contro chi non accetta il forestiero (venne fatto notare che non tutti i Partigiani erano di origine piemontese: De Vitis, i fratelli Nicoletta, ecc). Lottare contro chi pensa di poter imporre la propria volontà a dispetto delle regole Democratiche. Su quei luoghi che videro nascere le prime formazioni Partigiane, su cui si era levata forte la voce di chi non considerava la Stato, la Nazione, le Istituzioni,  una cosa di cui poter disporre a proprio piacimento, su quei luoghi in cui si era levata forte la voce di chi non accettava queste cose come un disegno del destino, pensando “tanto è tutto così, dappertutto…” , quel giorno avevo potuto udire i ragionamenti di ragazzi liberi, le loro idee, i loro pensieri: ragazzi che volevano decidere del loro futuro. ragazzi che avevano sudato, faticato lungo il sentiero, ma che si erano adoperati perché tutti giungessero a destinazione e perché tutti potessero gioire della bellezza di quell’angolo di “paradiso naturale”. Un paradiso naturale in cui non c’era un più forte, un più debole, un eroe, un diverso. Una Classe che, unita, raggiungeva un grande traguardo.È stata per me una giornata in cui invece di insegnare “educazione naturalistica” ho avuto la possibilità e il privilegio di imparare e condividere un momento veramente intenso. Nei giorni di “deriva democratica” che stiamo vivendo mi è venuto spesso alla mente quel giorno trascorso al Ciargiùr di Forno (sulle alture che circondano Coazze) in compagnia di quella formidabile 3° Media.  Un momento che ho voluto adesso condividere con chi mi legge e che invito a rispolverare nei momenti “scuri“ di certe nostre giornate. Un invito a pensare: se si vuole si può! Danilo Merlo FalcheroAccompagnatore Naturalistico Valsusino