RACCONTI & OPINIONI

Il grande neuropsichiatra infantile scomparso domenica. Fondatore della neuropsichiatria infantile in Italia


Il "segreto" di Bollea per curare i bambiniIl prof. Bollea ci ha lasciati. Era nato nel 1913 in Piemonte (Cigliano Vercellese) ed ha attraversato in pieno il "Secolo Breve". Ne ha vissuto la catastrofe della guerra (quanti racconti sulla sua campagna di Russia) e ne ha saputo interpretare il periodo delle grandi trasformazioni sociali, rivoluzionando il modo di essere medico.Giovanni Bollea è unanimemente considerato il fondatore della neuropsichiatria infantile in Italia, ha dato dignità ad una disciplina composita, nata con l'intento di assistere e curare i più deboli. Ma l'opera ed il pensiero di Bollea va molto oltre; è stato lungimirante nel tracciare i fondamenti di ciò che attualmente definiamo "salute mentale" o meglio quello che è utile fare per evitare la disabilità o per lo meno ridurla. In questo senso è stato un ricercatore ed un vero clinico, sempre attento alla persona più che alla malattia. A lui dobbiamo la chiusura delle scuole speciali e la teorizzazione di una scuola dove avvenisse l'integrazione di tutti.La legge 517 del 1977 promulgata un anno prima della legge 180 (chiusura dei manicomi) ha sancito l'integrazione dei disabili ed è una legge - nonostante le difficoltà per attuarla - invidiata da tutto il mondo. Bollea ha avuto una particolare attenzione nei confronti dell'istituzione scolastica, ricordiamoci la creazione delle equipe psico-medico-pedagogiche. Il termine stesso già ci suggerisce quale dovesse essere il pensiero vincente per la salute mentale in età evolutiva: l'integrazione dei saperi e la presa in carico complessiva della persona, non solo esclusivamente in senso medico, psicologico o pedagogico. Oltre alla salute mentale c'è un'altra parola chiave che sintetizza l'opera del prof. Bollea: "prevenzione". La presa in carico terapeutica in età evolutiva ha un fine terapeutico, abilitativo, ma anche e soprattutto preventivo, non solo nel senso di evitare il danno o il disturbo per lo sviluppo ma anche per ridurlo, per limitarlo, per circoscriverlo. Da qui l'amorevole interesse per i genitori dei bambini e per la loro sofferenza; per loro, tra gli altri, ha scritto "Le madri non sbagliano mai", "Genitori grandi maestri di felicità" (Feltrinelli), oltre ai numerosissimi articoli che hanno posto l'accento sulla coogenitorialità; ovvero sull'importanza, per i bambini, delle cure non solo della madre ma anche del padre. Anche in questo è stato antesignano di un ruolo, quello paterno, di cui i padri stessi si sono resi conto solo recentemente. Chi ha conosciuto il prof. Bollea, che sia allievo o genitore, ricorda le "prescrizioni-consiglio" che scriveva rivolte soprattutto ai padri. Il prof. Bollea ha tenuto insieme le composite discipline della neuropsichiatria infantile, le ha coltivate tutte ed ha saputo spaziare dalla neurologia alla psicoanalisi, curandone nell'Istituto Universitario di Via dei Sabelli l'approfondimento scientifico. La grande eredità che ci lascia è quella di non abbandonare comunque mai l'integrazione dei saperi. Ciò che ha caratterizzato Bollea nella sua vita umana e professionale sono stati la modernità e l'ottimismo. Ha saputo sempre attualizzare il suo pensiero ed il suo impegno civile; lo ricordiamo, non tanti anni fa, impegnato in battaglie ecologiste: solo in un mondo rispettoso dell'ambiente, pensava, si può crescere bene.Qualche anno fa, inaspettatamente, lo incontrai, come ospite relatore, ad una conferenza di medicina antroposofica; la sua visione universale e fuori dagli schemi ha sempre caratterizzato la modernità del suo insegnamento, che è arrivato ottimisticamente oltre il "secolo breve".Del suo grande insegnamento rimangono tante cose ma è giusto ricordare il segreto per curare i bambini: mantenere uno stato mentale vicino a quello dell'infanzia. Solo così possiamo capirli.Enrico NonnisNeuropsichiatra infantile, dir. naz. Psichiatria democratica08/02/2011