RACCONTI & OPINIONI

In piazza per difendere la libera scelta. Mobilitazione delle associazioni per il diritto all'autodeterminazione


Così il governo affossa il testamento biologico Il disegno di legge sul testamento biologico doveva approdare ieri alla camera ma all'ultimo momento è stato rinviato per dare precedenza al Milleproroghe. Il testo arriverà in aula a marzo. Il rinvio improvviso non ha tuttavia bloccato il sit-in di protesta organizzato sotto Montecitorio dal coordinamento laico nazionale che raggruppa una quarantina di associazioni impegnate sul tema del diritto a cure dignitose. Se approvata, la legge - ha spiegato l'avvocato Filomena Gallo, vicepresidente dell'associazione Luca Coscioni: «finirà sicuramente davanti al tribunale, perchè incostituzionale. La Corte, già con la legge 40, ha lanciato un monito alla classe politica invitando a lasciare al medico, con il consenso del paziente, le giuste scelte. Questa invece è una legge che di fatto impedisce di esercitare i propri diritti». Un provvedimento «ideologico» aggiunge Cinzia Gori, componente dell'équipe che si occupò di Eluana Englaro a Udine fino alla sua morte, che «chiediamo ai parlamentari di non votare». Questa accelerazione, a detta di molti tra cui il chirurgo e senatore del Pd Ignazio Marino, arriva perché «il ddl serve a rinsaldare una maggioranza traballante e si tira fuori dal cassetto ora perché è utile al presidente del Consiglio che vede la sua maggioranza a rischio, investito dagli scandali, e utilizza uno strumento così importante che riguarda la dignità della vita». Marino è intervenuto nel corso della presentazione dell'happening teatrale che si è tenuto in serata al teatro Sala Umberto di Roma, Le ragioni del cuore - testamento biologico. Sentimenti e diritti a confronto. Lo spettacolo, tenuto alcuni giorni fa anche a Milano, ha visto la partecipazione dello stesso Marino, di Beppino Englaro e di una palette di attori e giuristi, oltre ad un videomessaggio (stile Berlusconi) dell'immancabile tuttologo Roberto Saviano. Il testo presentato dal governo «non si ispira al principio di libertà ma a quello d'autorità», ha scritto in un lungo articolo apparso ieri mattina su Repubblica, il giurista Stefano Rodotà. «Se questa legge venisse approvata, ciascuno di noi perderebbe il diritto fondamentale ad autodeterminarsi, verrebbe espropriato il potere di governare liberamente la propria vita». Dietro la proposta di legge concepita dal governo c'è una idea prepotente che si dichiara padrona dei corpi delle persone. Il governo vuole sottrarre ai cittadini un bene fondamentale che è quello di poter scegliere liberamente in condizioni estreme se proseguire o meno le cure. Per il testo del governo la volontà della persona malata non sarà più vincolante per il medico curante. Il biotestamento non potrà più disporre la rinuncia all'idratazione e alla nutrizione forzata che pure tutte le società scientifiche del pianeta considerano «trattamenti sanitari», pertanto sottoposti alle medesime regole che presidiano le cure mediche. Nel suo intervento Rodotà ha ricordato la sentenza n. 438 della corte costituzionale del 2008 nella quale si riconosceva l'esistenza di un «diritto fondamentale alla autodeterminazione, congiunto al diritto alla salute».Giorgio Ferri 22/02/2011