RACCONTI & OPINIONI

Sia chiaro a tutti che la diminuzione degli incidenti sul lavoro è douta solamente al drammatico calo degli occupati


'Sicurezza sul lavoro, un vuoto a perdere'  A distanza di 15 giorni siamo costretti a parlare di un altro incidente mortale in Fincantieri. Questa volta, nel cantiere navale di Porto Marghera. Giuseppe Fazio, questo il nome del lavoratore, aveva 34 anni e una famiglia. Una decina d’anni più grande di Ismail Mio, il ragazzo pakistano morto il 21 febbraio scorso nel cantiere navale di Monfalcone. E nel frattempo, Fra Ismail e Giuseppe, dobbiamo contare circa tre morti al giorno, dice l’Inail. Infatti oggi è morto anche un altro operaio, dipendente della Cimolai, a Rovereto in Piano, in provincia di Pordenone. Lui aveva 52 anni, ma non aveva un nome, a quanto pare, forse solo perché la Cimolai non la conosce nessuno. Eppure lui è rimasto travolto dalla caduta di tonnellate di lastre d’acciaio, non troppo differentemente da Giuseppe, che è rimasto travolto da un camion rimorchio in manovra proprio dentro al cantiere. E di quella media farebbero parte anche i lavoratori Ethernit di uno stabilimento svizzero che, oggi si apprende, “stanno morendo uno dopo l’altro – riporta l’Ansa – per la comparsa del cancro ai polmoni”. I dati della Asl che li sta esaminando, sempre secondo l’agenzia, dicono che sui primi 194 casi esaminati, il 35 per cento presenta sintomi della malattia, mentre molti altri sono già morti di cancro.  Anche loro però dovrebbero far parte di una media che, si legge nel rapporto annuale dell’Inail, si è abbassata. Stando al rapporto infatti, rispetto al 2009 nel 2010 si registrerebbe un calo di infortuni mortali e non, che non dipenderebbe, secondo l’ente, dagli effetti della crisi, soprattutto in termini di diminuzione del numero degli occupati e delle giornate di lavoro.  I dati parlano di 790.000 incidenti nel 2010, circa 15.000 in meno rispetto al 2009, che aveva già fatto registrare un calo di 85.000 infortuni rispetto al 2008, dei quali 1.120 mortali rispetto ai 1.050 del 2009. Gli incidenti mortali registrati nel 2010 sono invece 980. Questi dati vanno però messi in relazione con i dati dell’occupazione, il cui calo dipende oggi dalla fine del percorso di cassa integrazione, e dal moltiplicarsi del lavoro nero. Ma anche la Cassa integrazione non deve trarre in inganno, perché i lavoratori risultano occupati, ma in effetti non lavorano, e quindi non sono a rischio incidenti.  Il 2010 chiude con 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione, mentre solo a gennaio sono 580mila i lavoratori in cig, che cala a febbraio unicamente perché gli accordi per la cassa in deroga non si stanno replicando, mentre l'Istituto nazionale di statistica fa sapere che l'occupazione nelle grandi imprese da novembre 2010 cala dell'1,4% al lordo della Cig e dell'1% al netto, rispetto all'anno precedente. Se a questo aggiungiamo che il 29 per cento dei ragazzi tra i 15 e 24 anni, sempre secondo l’Istat, è senza lavoro, possiamo capire quanto relativi siano i dati che indicano il calo degli infortuni. Senza contare che le denunce di malattie professionali sono invece in aumento (+15,7% nel 2009 rispetto al 2008, +29,3% rispetto al 2005), il che significa che i morti dell’Ethernit non rientrano affatto nella media.  E a mala pena ci rientrano i morti di Fincantieri, perché sono lavoratori di ditte in appalto, ma per una azienda sindacalizzata. Che sia grande o piccola non importa, il punto è proprio che vi sia all’interno chi denunci le condizioni di lavoro, e si batta per migliorarle. Perché la NewCo imposta da Marchionne prima a Pomigliano e poi a Mirafiori, con l’obiettivo di replicarla ora anche Melfi e a Cassino e moltiplicarla nelle altre fabbriche per Confindustria, si basa proprio sull’espulsione del sindacato dalla fabbrica, mentre il governo ha varato un Testo unico sulla sicurezza che punta a colpevolizzare i lavoratori per i loro incidenti. E qui siamo ancora nel territorio della legalità. Perché questa cultura rompe definitivamente gli argini di una gestione selvaggia del lavoro, già dilagante nel nostro paese. E in quel territorio non è possibile conteggiare incidenti, perché non vengono denunciati. Ci accontenteremo di leggere le ottimistiche medie dell’Inail, e di indignarci sul “caso” del lavoratore trovato agonizzante sul ciglio della strada, per non essere denunciato dal suo datore di lavoro?Anna Maria Bruni 08-03-2011