RACCONTI & OPINIONI

Ritorniamo sulle gravi minacce di querela, del leghista Cota, contro chi denuncia lo sfascio della sanità in Piemonte


Piemonte, l'olio di ricino di Cota come cura per la Sanità  Il presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, perde le staffe dopo la pioggia di critiche contro il piano regionale sulla sanità. Intanto, Torino è tappezzata di manifesti elettorali riguardanti il bonus bebè, 250 euro per ogni nato, in cui Cota ringrazia se stesso per questa norma. Le polemiche sui tagli alla sanità quindi stonano con questa immagine "dalla parte del popolo sempre e comunque" che la Lega abilmente alimenta con campagne propagandistiche molto aggressive. L'Avvocatura regionale è stata addirittura incaricata dalla giunta di centrodestra di "intraprendere le opportune azioni di tutela legale rispetto a notizie inesatte e a pratiche diffamatorie in tema di sanità." Molti pensano che questa sia una velata e leggera minaccia. Cota si offende e si indigna, ma poi commenta: «E' arrivata l'ora di avvisare tutti i naviganti, giornalisti, politici, medici sindacalisti: non si può giocare con la gente. Non possiamo tollerare che ospedali e strutture sanitarie vengano utilizzate per strumentalizzazioni politiche e per creare tensione sociale». Quindi noi siamo stati avvisati. E quali sarebbero i giochi fatti sulla pelle della gente? Forse le numerose critiche che giungono da una parte del corpo sanitario regionale? Chissà. Valutazioni che hanno un peso specifico importante perché non frutto di posizioni politiche preconcette. L'associazione stampa subalpina, il sindacato unitario dei giornalisti piemontesi, parla di «atto punitivo che vuole mettere il bavaglio. I giornalisti sono tenuti a rispettare deontologia e ad evitare articoli diffamatori, ma questo non è il modo migliore per esortarci a farlo». Gabriele Gallone, segretario piemontese del sindacato dei dirigenti medici, commenta: «Gesto di debolezza, uno scivolone di chi evidentemente non vuol sentire parlare di critiche. Le nostre riserve giungono all'esperienza diretta dei fatti». Ma in genere sotto osservazione finiranno, oltre ai giornali, medici, partiti e sindacati. Monica Cerutti di Sinistra e Libertà commenta: «Come consigliera regionale di opposizione non credo sia il presidente Cota a spiegarmi dove e come mi possa esprimere pubblicamente sulla sanità. In questo senso, dichiaro sin da ora che procederò alla disobbedienza civile, se l'espressione del dissenso significherà compiere una violazione della legge». Ed ecco la parte che sarà oggetto di "attento monitoraggio perché non si può accettare che si affermi che ci sono persone che muoiono in ospedale a causa della riforma sanitaria." Eleonora Artesio, consigliera regionale Prc-Fds, ex assessora alla Sanità, da sempre muove critiche alla riforma voluta da Cota. Mettiamo la sua testimonianza in un'unica tirata per facilitare il lavoro di controllo. «L'attuale governatore ama definire la sua giunta così: del fare. Purtroppo è la giunta che fa senza dire. Siamo di fronte a un continuo avanzamento seguito da smentite e a fronte di principi generali fumosi seguono delle delibere particolareggiate molto incisive. Loro fanno ma non dicono. La più generale, riguardante Asl e altri settori, prevede il congelamento del turn over e la sostituzione del personale che va in pensione limitata al 50%. Questo significa un decurtamento del personale pari a 1626 unità sul territorio piemontese. Sono poche? Le conseguenze a mio giudizio si vedono». All'Asl Uno non sono stati nominati i terapisti riabilitativi per i bambini portatori di disabilità. Nel settore delle dipendenze sono state sospese le consulenze. Nei reparti ospedalieri, inoltre, sono stati tagliati gli straordinari. Per questa ragione si allungano i tempi di attesa. «Cota non può pretendere che non si vedano questi effetti continua la Artesio - che gli operatori non si lamentino e gli utenti non ne soffrano. Nemmeno può dire che la colpa è di chi c'era prima. Il presidente ama ripetere che il suo piano di rientro è dovuto agli sprechi della giunta Bresso e quindi del mio assessorato. Ma nella delibera del piano di rientro si dice la verità: la Regione ha, è vero, un disavanzo che ora deve essere recuperato, e viene quindi punita dal governo. Peccato che tale buco non sia riferito al periodo 2005-2010, bensì a quello precedente, quando governatore era Enzo Ghigo e la destra governava. Cota pretende anche che non si leggano le delibere? Quando non si ha la cultura del governo, ma quella dell'occupazione del potere si pretende che il giornalismo diventi propaganda, che la democrazia in maggioranza e in minoranza non intralci, che i sindacati ossequino e che gli operatori sanitari plaudano». Maurizio Pagliassotti13/03/2011www.liberazione.it