Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0licassetta2iltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5amorino11
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Grillo offende una donna...Salute e sicurezza sul l... »

Quando a vincere č il capitale. Nel 2005 č toccato agli operai tedeschi, oggi agli italiani, domani, chissā, ai polacchi

Post n°8547 pubblicato il 04 Febbraio 2014 da cile54

Electrolux, mandiamo anche i nonni in Polonia

20 milioni di persone. Fermatevi un momento. Cercate di mettere a fuoco questo numero. E’ il numero di persone senza lavoro nell’area dell’euro[1]. Equivale a  più di un terzo dell’intera popolazione dell’Italia. E, per la maggior parte, queste persone sono effettivamente concentrate nei paesi del sud dell’Europa: quasi un quarto degli europei sotto i 25 anni in cerca di lavoro non lo trova, ma in Italia e Portogallo sono oltre un terzo dei giovani sotto i 25 anni, e oltre la metà in Spagna e Grecia. Quasi la metà di questi 20 milioni è disoccupata da più di un anno. Quasi 9 milioni sono donne. Questa è la causa principale della crescita drammatica della povertà denunciata dalle istituzioni nazionali e internazionali (da ultima la Banca d’Italia).

Una moltitudine di persone disperate che la anemica ripresa annunciata potrà appena scalfire, ammonisce preoccupata il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. Anzi, nella misura in cui il miraggio della ripresa induce un clima di moderato ottimismo, contribuisce a ridurre l’allarme sulla situazione economica e giustifica il procrastinare  di interventi indispensabili per favorire una ripresa della domanda e dell’occupazione, la situazione non potrà che peggiorare.

E’ in queste condizioni che la decisione di una multinazionale di spostare la produzione a est diventa drammatica: per i lavoratori occupati, per le loro famiglie, per le imprese dell’indotto, per una intera regione. Ma è in queste condizioni che si può giocare la carta della richiesta di “concessioni”, cioè  riduzioni del salario. E’ quello che gli economisti chiamano, pudicamente, “svalutazioni interne”: se il tasso di cambio   non può ridursi perché non c’è più (abbiamo la stessa moneta) o perché è fuori dal nostro controllo (il tasso di cambio dell’euro non lo decide l’Italia) , come si fa a fare in modo che i prodotti italiani siano comprati dall’estero? Si potrebbero produrre di più e meglio, ma per fare questo ci vogliono grossi investimenti e questi  non li decidono i dipendenti. Devono quindi essere i salari italiani a calare, per poter recuperare competitività. Nei confronti di chi? Non degli efficientissimi tedeschi, i cui salari sono comunque già assai più alti, ma dei polacchi, per ora. Domani saranno i cinesi? Questo è, d’altronde, l’unico meccanismo su cui si sono basate finora le politiche di riequilibrio all’interno della zona dell’euro; lo stesso meccanismo che è stato imposto a Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda. [Lo stesso che si è auto-inflitta la Lettonia - diventata il beniamino della Commissione Europea – dove durante la crisi  i redditi medi si sono ridotti quasi della metà.] Ci si deve meravigliare che la costruzione europea non goda più del favore di una quota crescente delle popolazioni del sud?

La Electrolux, impresa multinazionale svedese, il più grande produttore mondiale di elettrodomestici, non è nuova a queste politiche. Le aveva sperimentate già nel 2005  con i lavoratori tedeschi in Baviera. Nel dicembre 2005 infatti la direzione dell’Electrolux annunciò la decisione di chiudere l’impianto di Norimberga entro il 2007 e di spostare la produzione in Polonia e in Italia, come parte di un piano di ristrutturazione complessiva della produzione annunciato mesi prima  (e che già aveva causato proteste e dimostrazioni in Germania e in Italia). Il costo del lavoro tedesco era decisamente troppo alto:  “siamo stati costretti a concludere che in nessun modo è possibile colmare il divario di costo che renderebbe competitiva la produzione nello stabilimento di Norimberga” dichiarò  Johan Bygge, che era alla testa dell’attività della Electrolux nel settore degli elettrodomestici in Europa e nell’est asiatico.

A nulla valse la forte mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati tedeschi. Dopo sei  settimane  di scioperi, i lavoratori votarono per accettare un accordo che regolava le condizioni delle chiusura dell’impianto alla fine del 2007 tramite prepensionamenti, indennità di licenziamento e trasferimento a centri di riqualificazione. La chiusura dello stabilimento colpì direttamente 1.700 lavoratori, ma l’impatto sulle imprese dell’indotto aumenta notevolmente la stima dei costi in termini di occupazione. Questi esempi mettono in discussione alcune tesi care agli economisti: la Electrolux è una multinazionale svedese, di un paese cioè simbolo del capitalismo illuminato; i lavoratori tedeschi sono tra i più produttivi, efficienti e flessibili; i sindacati tedeschi sono parte integrante del sistema “corporativo” di relazioni industriali basate sulla co-gestione; la Baviera è il cuore dell’industria meccanica tedesca, governata da sempre dal partito democratico-cristiano, lo stesso della cancelliera  Merkel. Tuttavia le leggi del profitto sono inesorabili, e vincenti se si ritiene che l’unico meccanismo che deve regolare le relazioni fra paesi siano quelle del mercato e delle lotte fra poveri.

Il caso dell’Electrolux ha dato a molti commentatori lo spunto per ripetere l’(inascoltato)  invito a innovare, investire in ricerca, produrre beni con tecnologie più avanzate, aumentare l’istruzione della forza lavoro. Siamo d’accordo, ma perché sempre e comunque si continua a pensare che la domanda possa venire solo dall’estero? Dovremmo avere ormai imparato che, se lo fanno tutti, è un gioco a somma zero, e che anzi la necessità di paesi e imprese di essere competitivi ad ogni costo per strappare quote di mercato agli altri non potrà che scaricarsi sulle condizioni di lavoro, nella corsa al ribasso che abbiamo visto nel caso della Eletctrolux: dalla Germania, all’Italia, alla Polonia… quando ci si fermerà? E se ricominciassimo a pensare come fare ad aumentare e migliorare  la domanda interna, partendo per esempio dai servizi alle persone? O pensiamo che un giorno manderemo in Polonia anche i nostri bambini, anziani e malati?

 

[1] Sono 19.200 mila nell’euro e poco più di 26 milioni nell’Europa 28.

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/refreshTableAction.do?tab=table&plu...

Annalisa Rosselli, Annamaria Simonazzi

31/01/2014 www.ingenere.it/

 

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrā pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non puō superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963