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DONNE E MIGRANTI

Post n°683 pubblicato il 27 Ottobre 2007 da cile54

Sessismo/razzismo e informazione/deformazione

Il sessismo e il razzismo - nelle loro diverse forme: razzismo anti-migranti, lesbofobia, omofobia, transfobia, antisemitismo, razzismo anti-rom, violenza sulle donne ... - sono tra le più spietate modalità di dominio all'opera nelle società contemporanee con conseguenze drammatiche e talvolta micidiali sulla vita delle persone che ne subiscono gli effetti.

Affrontare questi fenomeni in termini di "emergenza securitaria" - anziché esplorarne le cause reali che sono attinenti ad un rapporto di potere di tipo sociale, economico e politico, nonchè culturale - si rivela utile solo a chi questo potere lo detiene come hanno dimostrato, dolorosamente, recenti fatti dall'omicidio di una donna nell'aula di tribunale che doveva sancire il suo divorzio da un marito violento agli ultimi suicidi di migranti nei Centri di permanenza temporanea.

Un contributo della redazione di "lavoroesalute" alla discussione in corso su marginaliavincenzaperilli.blogspot.com/

L'INFORMAZIONE, UNO STRUMENTO DELLA POLITICA CONTRO I DEBOLI

SESSISMO E RAZZISMO, INFORMAZIONE E DEFORMAZIONE

AD OPERA DEI MEDIA

L’informazione è fatta di messaggi visivi e di parole, scritte o parlate, spesso l’utilizzo che ne viene fatto sottostà ad una manipolazione dei contenuti delle vicende che si svolgono nella vita di tutti i giorni, manipolazione che dovrebbe starci sempre più stretta, ma che purtroppo non è così evidente, perché somministrata con arguzia e con modelli formalmente ineccepibili. Così gli avvenimenti hanno più o meno risalto a seconda di quanto l’informazione faccia o no il suo dovere, quasi che i picchi d’ascolto e l’attenzione siano essi stessi determinanti invece di come credo, debbano essere importanti i fatti in sé, indipendentemente se siano “di sinistra o di destra”, un po’ quel che succede per i libri o per i film che dovrebbero essere belli, o meglio piacere non per connotazione di parte, ma per il gusto personale del pubblico. Certo non posso pensare all’informazione come un esercizio di narrazione asettico e impersonale, l’espressione di opinioni anche divergenti è l’essenza della democrazia, il livello di attenzione sulla qualità e sulla pluralità dell’informazione deve però rimanere alto, perché per dirla in poche parole e forse scontate, il mostro si fa in fretta a crearlo, ma poi chissà qual è la realtà vera, posta tra l’oggetto-notizia e il soggetto-lettore e ancora, chissà poi come se la cava il mostro se non lo è e come se la cava se lo è … I messaggi che vengono proposti, spesso rinforzano, favorendo la formazione di una cultura fatta di stereotipi, opinioni permeate di qualunquismo e razzismo, certo molto “ben vestite”, ma sempre tali e dunque fonte di disagio per chi canta fuori dal coro e di continuo beneficio per chi muove i fili di questa operazione di dominio dei poteri forti.

Lo stesso ragionamento, penso sia applicabile su argomenti quali sessismo, lesbofobia, omofobia, razzismo anti-rom, anti-migranti, anti-tutto ciò che è diverso, scomodo, magari fastidioso, che in qualche modo ci irrita e infastidisce, perché così è. Alla mia mamma può tranquillamente dar fastidio vedere due donne che si baciano. A me può dar fastidio l’insistenza del rom al semaforo. La mia collega si può (giustamente) imbestialire di essere “sputata” ad un semaforo … tra l’umano fastidio della convivenza e l’accettazione di chi, suo malgrado, assume in sé tutto il peggio della diversità, c’è un percorso ad ostacoli, in cui fanno la parte del leone tutti coloro che per i più vari motivi soffiano sul fuoco mai sopito dell’intolleranza, trovando facilità nell’ argomentare “l’anti-tutto-ciò-che-non-è-simile-a-me” dalla nostra quotidianità di esseri umani. Scendere su terreni teorici, per me è sempre cosa faticosa, adesso è infatti il momento di domandarsi chi e perché ha interesse a non far crescere la cultura della tolleranza sia da parte di chi accoglie, che da parte di chi arriva con il suo carico di vita tanto difficile da sostenere, quanto per noi da comprendere. La cosiddetta emergenza sicurezza è l’evoluzione mediatica più facilmente accettabile per risolvere (secondo loro, ma loro chi?) i problemi che complicano la vita dei cittadini, “regolari” : le prostitute danno noia al pubblico pudore e al traffico? Nascondiamole in zone più periferiche ancora, magari riapriamo le case chiuse.

I lavavetri ci infastidiscono? Multiamoli e facciamoli soggiornare in galera, già che il sovraffollamento non è un problema. L’omossessualità ci turba? Sono tutti peccatori, indegni per avere una famiglia, andranno all’inferno e per adesso, diamoci giù con emarginazione e malinformazione, così che per esempio, tutti rischino di cadere nel vergognoso tranello di associare crimini a sfondo sessuale a tutti i gay del mondo.

Una donna si smarca da un marito violento o magari solo dal marito? Il maschio sempre più spesso si sente autorizzato a ricorrere alla violenza, fino ad arrivare a episodi drammatici come l’omicidio della donna nell’aula di tribunale, e in questo caso gli organi di informazione, se ne occupano, ma non con lo stesso impegno utilizzato con faccende più pruriginose, vedi omicidi di Cogne e simili.

La ricerca dei motivi veri che ci sono dietro tutto ciò che è disagio e che porta inesorabilmente ad intolleranza e violenza, è l’assenza più rumorosa ed evidente di tutto quello che sta succedendo, la ricerca seria di condizioni che ci pongano, tutti, in situazioni di minor disagio è quasi nulla, anzi chi lavora in tal senso c’è, ma chi lavora per vanificare ogni tentativo, ha mezzi e risorse illimitate, chi invece cerca modalità di contatto fra diverse realtà, chi combatte per trasformare tutto ciò in progetto politico, perché il progettare e il ricercare diventi realtà e terreno comune di confronto e ricerca di strategie condivisibili, si trova con pochi mezzi e facilmente oscurabili. Credo che i cosiddetti poteri forti, abbiano da guadagnarci a 360 gradi, dividi et impera è ancora una crudele realtà ed una più che esercitata attività di quanti, in doppiopetto, trovano nel disagio fonte di ricchezza, nella malinformazione voti e consenso, nella violenza la scusa per ricorrere alla repressione.

Il binomio repressione - criminalizzazione alimenta fenomeni e spazi di illegalità, spingere ancora e sempre di più “il diverso” ai margini, amplifica e favorisce, ledendo i diritti degli ultimi, situazioni di rischio per tutti. Le strategie che sfruttano, aumentandole ansia e paura, producono ulteriore insicurezza, portando la gente comune a chiudersi in casa, a inibire il contatto con l’esterno, diventando così facile preda, spesso inconsapevole, di chi con la scusa di “mettere ordine” trae vantaggi ( un potere politico ed economico esercitato senza che nessuno, o pochi, eserciti a sua volta il potere dell’espressione e della critica dato dalla democrazia ). Don Ciotti dice: - E’ giusto prendere atto della paura, ma la risposta non deve fermarsi ai sintomi del fenomeno (…) in un’ottica democratica, e progressista, la sicurezza deve essere vista come un diritto da garantire assieme ad altri diritti e non al posto di questi -.

Facendo nostra questa affermazione, è facilmente comprensibile come il suo effetto sia dirompente e come la filosofia della tolleranza e dell’accettazione dell’altro, se applicata a tutti i livelli della società, possa diventare un pericolo per chi ha fatto di razzismo, sessismo e malacultura strumento di potere. Per questo motivo, l’opposizione a questo pensiero dovrebbe coinvolgere quanto più possibile i diversi componenti della società civile ed è per questo che l’informazione assume un’importanza così grande e determinante per le sorti della democrazia e della civiltà.

REDAZIONE

 
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