RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Messaggi del 16/06/2012
Post n°6521 pubblicato il 16 Giugno 2012 da cile54
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Post n°6520 pubblicato il 16 Giugno 2012 da cile54
I morti sul lavoro nei primi cinque mesi 2012 Gentilissimo collega, ti invio in allegato il comunicato e le tabelle relative al bilancio morti bianche in Italia da gennaio a maggio del 2012. MAI NEGLI ULTIMI TRE ANNI NEL NOSTRO PAESE SI ERA REGISTRATO UN NUMERO COSÌ ELEVATO DI VITTIME SUL LAVORO IN UN SOLO MESE. SONO 71 LE MORTI BIANCHE RILEVATE A MAGGIO. E SALGONO A 208 GLI INFORTUNI MORTALI NEI PRIMI CINQUE MESI DEL 2012. L'EMILIA ROMAGNA IN CIMA ALLA CLASSIFICA, COMPLICI PURTROPPO LE TRAGICHE CONSEGUENZE CHE HA PROVOCATO IL SISMA E IN PARTICOLAR MODO LE SCOSSE DEL 20 E DEL 29 MAGGIO IN EMILIA ROMAGNA; 34 LE VITTIME RILEVATE IN CINQUE MESI IN REGIONE. PIU' CHE RADDOPPIATE IN UN MESE. Comunicato Morti Bianche Primi cinque mesi del 2012 Augurandomi che il materiale possa trovare pubblicazione, ringrazio e auguro buon lavoro.
Ufficio Stampa - Dott.ssa Annamaria Bacchin
Web site: www.vegaengineering.com |
Post n°6519 pubblicato il 16 Giugno 2012 da cile54
Un ’genere’ di comunicazione
Può sembrare quasi superfluo sottolineare l’importanza che l’informazione e la comunicazione hanno nel veicolare i valori del sistema dominante, eppure credo sia fondamentale, in una giornata di approfondimento e di lotta come questa, spendere una parola sul ruolo che i media hanno avuto ed hanno tuttora nel perpetuare una cultura sessista.
Tutto il ‘progresso’ e la tecnologia degli ultimi decenni, si sono da subito rivelati mezzi utili, alle volte fondamentali, per promuovere in maniera capillare un preciso modello capitalista della donna e del suo ruolo all’ interno della società: il modello della donna “mamma”, della donna “casalinga”, della donna “in carriera”, della donna “manager”, che si prestano alla perfezione alla dialettica sfruttatore-sfruttato propria del capitalismo e di cui si fanno megafono tutte quelle donne che credono che la risoluzione passi attraverso la promozione sociale. Ancora oggi si tende troppo spesso, infatti, a confondere l’emancipazione giuridica ed economica con quella sociale e culturale che è invece strettamente connessa alla lotta di classe e che non può quindi prescindere da una critica radicale della società neoliberista basata sui criteri di produttività e di mercato. Criteri, questi ultimi, che trovano nella televisione e nella pubblicità il massimo canale di promozione e consolidamento.
La televisione, imponendoci l’immagine, ci ha educati all’immagine stessa, facendo della donna un oggetto privo di contenuti, necessario soltanto a vendere o ad aumentare l’audience. Anche quando questa è messa a servizio della comunicazione di genere, ci si limita spesso e volentieri soltanto alla censura del nudo femminile, senza affrontare una reale discussione di genere, con il buonismo borghese tipicamente utilizzato nei confronti di ogni minoranza con cui si scontra.
Aspetto ancor più grave dei mass media in genere è il vigere, negli spazi da essi occupati, della dittatura del vis grata puellae (violenza gradita alla ragazza), tipico della cultura maschilista, in cui una donna è spesso costretta a fare buon viso a cattivo gioco, assecondando molestie linguistiche e psicologiche e limitando la propria libertà sessuale. Questo tipo di condotta risulta particolarmente pericoloso in quanto tende a normalizzare e giustificare atteggiamenti violenti da parte degli uomini e si ripercuote nella colpevolizzazione delle vittime da stupro che quotidianamente ci viene propinata in forma più o meno esplicita.
C’è però da dire che negli ultimi anni si è verificato un ulteriore passo avanti nel processo di svalutazione della donna. La determinazione e la mancata accettazione della “pacificazione sociale” del movimento femminista, sono state avvertite dalle istituzioni che hanno prontamente risposto con un raffinamento della violenza di genere, che non si limita più ad essere arroganza palese ma che si traveste da emancipazione consapevole.
Ed è così che nel 2010 nasce la7d, d come donna, che propone una programmazione “al femminile” in cui la cucina sembra essere la principale preoccupazione ed occupazione; è così che nel 2011 nasce il movimento “Se non ora quando”, assolutamente interno al sistema e che appoggia ed è appoggiato dal governo attuale; ed è così che in occasione delle manifestazioni contro le discariche campane nascono le “mamme vulcaniche”, che pur portando avanti una protesta contro il sistema, rimangono perfettamente aderenti ai ruoli da questo impostogli ed anzi se ne fanno portavoce; ed è così che nel 2007 nasce la campagna “Rispetto per le donne” di Lactacyd, che sottoforma di sondaggi di genere non fa altro che promuovere e divulgare stereotipi e pregiudizi sulle donne. Utilizzando una metodica che ricorda tanto quella “del bastone e della carota”.
Il potere e chi di dovere hanno ben chiaro l’importanza della svalutazione della donna e ancor più delle sue lotte.
Informazione e comunicazione non sono però soltanto strumenti di manipolazione, ma anche di resistenza e di lettura alternativa, al servizio dei cambiamenti sociali. Ed è proprio in questo ambito che si inserisce un altro aspetto fondamentale dell’influenza esercitata dai mass media, non dipendente da ciò che viene pubblicato, ma da ciò che non viene pubblicato.
Oggigiorno sembra infatti valere nella politica come nella società tutta, il paradigma del “pubblico ergo sum”. Si esiste politicamente se si esiste mediaticamente. Siamo per questo costrette a fare i conti con il fatto che la vittoria di questo ordinamento sociale, neoliberista e patriarcale, ha prodotto una forma di neo-analfabetismo di ritorno rispetto alla politica. E questo comporta il tentativo in atto di trascinare il femminismo in un indistinto femminile, con una riproposizione forte dei ruoli che ci viene trasmessa in maniera prepotente e insistente dai media.
E’ perciò necessario, in un mondo globalizzato che aspira al conformismo assoluto di tutte le masse, recuperare parole, categorie e rappresentazioni che appartengano al percorso di liberazione e costruire realtà autorganizzate e autonome anche nella comunicazione. Laura Carbonari Dagli atti dell’Incontro Nazionale Separato " Il privato è politico, il sociale è il privato" (Roma, 2 giugno 2012)* per altri interventi vedi http://coordinamenta.noblogs.org 10|06|12 |
Post n°6518 pubblicato il 16 Giugno 2012 da cile54
Tav, alta voracità E’ passato un anno da quando con un blitz degno dei più truculenti film d’azione lo Stato è riuscito a mettere le mani su un pezzettino di territorio difeso permicamente dal suo popolo. Un anno in cui lo Stato non è riuscito a rispondere, se non con la repressione del dissenso, alla domanda che aleggia in sempre più vaste schiere della popolazione italiana: cosa fare di un minoranza che ha ragione? Una minoranza che, tra l’altro, in questo tumultuoso anno appena passato ha ampliato le sue dimensioni infiltrandosi trasversalmente all’interno di ogni appartenenza sociale ed ideologica. La risposta, come si accennava, è stata esemplare: avanti il controllo del territorio strappato in battaglia con l’uso delle forze di polizia ed anche dell’esercito. E basta. Perché oltre a questo di più non v’è. A meno che per “inizio di lavori nel cantiere” si intenda la costruzione di un recinto degno di una base militare ed il taglio di una decina di castagni secolari. Una inutile dimostrazione di forza dai costi non precisati che impegna ogni giorno decine di militari nella difesa di un deserto dei tartari italiano. Uno spreco di forze e risorse che ha fatto esclamare ad un alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri: «A Chiomonte sono impegnati troppi uomini che servirebbero maggiormente in città». Gli uomini di cui parla il generale hanno difeso il nulla nei mesi torridi dell’estate, poi hanno visto l’autunno e le sue foglie, poi è arrivata la neve a congelarli fino ad aprile, poi è stato il tempo della nuova primavera e adesso è nuovamente tempo di estate torrida. Sempre lì. A girare per il cantiere, a tener d’occhio i val susini che con ostinazione hanno continuato, col sole o con la pioggia, a disturbare i “lavori”. Uno spreco di risorse che ha reso ancor più dura la volontà di resistenza da parte della popolazione perché mentre il paese fallisce ogni tipo di governo non riesce a svincolarsi dalla logica del buco nella montagna che crea ricchezza. Questo nella migliore delle ipotesi che prevede la buona fede dei decisori. E, tra pochi giorni, sarà nuovamente tempo di contestazioni pesanti perché il campeggio Notav sta per ripartire e come un anno fa, si svolgerà a pochi metri dalle prime reti che proteggono il “cantiere”. Al di là di ciò, quest’anno è stato invece surreale. Oltre alle continue manifestazioni di protesta, i ricercatori e gli uomini di cultura che hanno sottoscritto l’appello contro la realizzazione dell’alta velocità sono passati da 360 e oltre 1700. Il Portogallo ha cassato la sua parte di tratta sul famoso Corridoio n 5. La Cmc di Ravenna, la cooperativa che realizzerà il tunnel geognostico ha subito un’apertura d’inchiesta a Milano nell’ambito degli appalti relativi all’altra mega opera Expo 2015. La gara al massimo ribasso, le sette offerte più vantaggiose tutte sotto la «soglia di anomalia», sospetti su fughe di notizie segrete, funzionari compiacenti e l'ipotesi di un cartello d'imprese che avrebbe inquinato le procedure e aggiustato l'assegnazione dei lavori. Fin qui, lo scenario. L'accusa, ora: turbativa d'asta. La Procura ha messo sotto inchiesta il primo appalto di Expo, la maxi commessa da 90,4 milioni (più altri 6,8 milioni di oneri sicurezza) per «la rimozione delle interferenze presenti nel sito espositivo», e cioè la pulizia e lo sgombero dell'area che ospiterà i padiglioni internazionali nel 2015. Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno messo sotto la lente d’osservazione le buste sono state aperte il 20 ottobre 2011. La vincitrice ha offerto un ribasso d’asta pari al 42,83% rispetto alla base d'asta (58,5 milioni anziché 90,4), al di là quindi del limite imposto dalla società Expo 2015, il 38,396%. Il criterio del massimo ribasso, voluto dalla precedente giunta milanese, era stato cambiato dall’attuale sindaco Pisapia. La vicenda appare interessante perché i soggetti coinvolti forse saranno gli stessi che eseguiranno i lavori del tunnel di base. Se mai inizieranno. Poi ci sono le note di colore: il libro Tavsì, finalmente un libro a favore della Tav. Scritto da due esponenti del Partito Democratico torinese è scaricabile da internet. Nonostante la battente campagna pubblicitaria cittadina pare non abbia avuto un travolgente successo di pubblico. Anzi, il Pd ha dovuto ingurgitare palate di veleno perché due comuni storicamente fedeli (Avigliana e Rivalta), sono stati conquistati da liste dichiaratamente Notav. Il caso di Avigliana è esemplare: qui il partito di Bersani nel tentativo di spostare il paese sul fronte dei favorevoli all’alta velocità ha fatto un accordo con Pdl e centro, dando vita a quella che sarà la futura marmellata nazionale. Un accordo tra Notav di ogni schieramento politico (compreso il M5S) ha bloccato questa deriva. Un anno in cui la lobby pro tav è salita direttamente al governo: il sottosegretario Ciaccia era l’amministratore delegato e direttore generale di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (braccio operativo di Intesa Sanpaolo nel finanziamento delle grandi opere). Corrado Passera non è nemmeno il caso di ricordare il suo curriculum, idem per la Fornero. Tutti pezzi di Intesa Sanpaolo, banca di sistema nella grandi opere per eccellenza. Basti ricordare gli 800 milioni di euro garantiti dallo Stato prestati per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Giochi costati sei volte più di quanto preventivato secondo gli studi dell’Istituto Bruno Leoni. L’avvocato difensore, poi decaduto ovviamente, di Paolo Comastri, amministratore delegato di Lyon Turin ferroviaiere, Paola Severino, è stata nominato ministro della giustizia. L’inchiesta risale al 2005: mentre infuriava la solita battaglia tra la popolazione e le forze dell’ordine per l’occupazione del territorio, la Procura di Torino si trovò a indagare l’allora viceministro delle Infrastrutture, Ugo Martinat, oggi defunto, numero due di Pietro Lunardi. I pm si concentrarono sulle opere stradali legate alle Olimpiadi e, appunto, al Tav. Il processo di primo grado si è concluso nel maggio scorso con otto condanne tra cui quella di Comastri a otto mesi di reclusione. Oggi è in attesa della sentenza di appello. Maurizio Pagliassotti 15/06/2012 Fonte: Ombre Rosse Settimanale comunista online |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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