Lecce scout

GLI SCOUT SONO LABORIOSI ED ECONOMI


 Laboriosi ed economi: un binomio che dice soprattutto l’importanza di capire nulla è dovuto, a non dare per scontato ciò che abbiamo. Un nuovo paio di scarpe, la pizza con gli amici, una vacanza , una bibita : tutto ha un costo , cioè una fatica , più o meno grande, per ottenerlo . Anche per questo bisogna imparare a non sprecare , a conservare, a riutilizzare. Ad essere economi. E bisogna allenarsi anche alla fatica del fare e alla cura del far bene , alla fantasia dell’inventare qualcosa di nuovo.  Con le proprie mani , con la propria testa , con il proprio cuore . Imparare a scoprire ed affinare le proprie competenze per far da sé ciò che serve, per riparare o sostituire una camera d’aria bucata, lo schermo di uno smarphone, la cerniera di una tenda. E quando alla cerniera si aggiunge un palo spezzato il giorno in cui abbiamo montato le tende sotto l’uragano-perché la legge di Murphy è implacabile ai campi estivi – il sopratetto al sesto rammendo, allora saper fare bene qualcosa di utile per qualcuno altro, diventa occasione per raccogliere il denaro che serve per una tenda nuova. O per una route in terra lontana. Saper essere laboriosi , insomma. Laboriosi ed economi : un binomio che è una rivoluzione copernicana rispetto allo stile diffuso- trasversale ad ogni età- del consumo ad ogni costo, dell’acquisto compulsivo, dell’accumulo , dell’attesa dei Black Friday. Ottimo . Ma non basta. Il metodo scout, di cui la legge  è un efficace riassunto , ma pur sempre un riassunto , non è tutto qui. Ha radici più profonde. Ogni punto della legge , che ci impegnammo ad osservare “ con l’aiuto di Dio , è pervaso dalla spiritualità scout. Una spiritualità in cui risuona lo stile di vita monastico: quel tenere insieme il fare con il contemplare- la bellezza della natura , il calore del fuoco, le stelle in una veglia di campo – la preghiera con la strada, la fatica con la ricerca della felicità. E che ci costringe a uscire dal confine di noi stessi e guardare più in là di noi. Ora et labora et noli contistari in laetitia pacis (prega e lavora e nella gioia della pace non rattristarti) San Benedetto da Norcia Quando nella prima metà del sesto secolo , San Benedetto impresse nello stile di vita ascetico nel monachesimo orientale la forma di apertura al mondo che ancora oggi ha nel mondo occidentale, lo fece introducendo , accanto alla preghiera, il lavoro. E quando i beni , prodotto da un lavoro meticoloso e perfettamente organizzato   e dalle donazioni, crebbero fino a formare vasti patrimoni fondiari, fu necessario introdurre criteri di corretta gestione del patrimonio, dal cui buon funzionamento derivano la sopravvivenza dei monaci stessi,il sostentamento dei fratelli , l’esercizio l’ospitalità e della carità fraterna. Eccoli i monaci , laboriosi ed economi , attraversati  dalla preghiera non come atto separato dagli altri ma come parte integrante. Sembrerebbe attingere proprio  da cui la spiritualità scout , fatta di preghiera  e passi sul sentiero, esperienza della bellezza del creato e servizio, incontro con l’altro e meditazione davanti al fuoco. E come è forte l’assonanza con quella “ non rattristarti, nella gioia della pace”. Quella dell’essere felici è la parte meno ricordata dell’esortazione di san benedetto , ma è essenziale , e forse, è la più scout , nel suo invito ad essere gioiosi , gioiosamente in pace con se stessi , con gli altri, con il creato . E’ questa forse , la prospettiva da cui ingaggiare la sfida educativa  a cui esorta papa Francesco . Ecco, allora, solo qualche spunto di riflessione su laboriosità e parsimonia , a partire da questa prospettiva .   Autofinanziamento : un mezzo, non un fine Quest’anno la squadriglia volpi  deve acquistare la nuova batteria di pentole, il clan deve affrontare un viaggio in aereo. Serve denaro , e serve imparare a guadagnarlo da sé , a capire la fatica e il valore. E allora spazio alla progettazione delle attività di autofinanziamento , sforzandosi di calibrare le azioni sull’obbiettivo economico. Che vale in due direzioni . Perché sappiamo bene che , che servono 10.000 euro, non basterà, probabilmente, vendere torte. Ma  a volte siamo meno attenti al contrario. Se alla squadriglia volpi bastano 200 euro, non serve che ne raccolga il doppio. Certo, è segno di efficienza , della passione messa nell’attività (e, tante volte delle generosità di chi ha pagato un oggetto il triplo del suo valore, perché a venderlo era un ragazzino  in uniforme scout) . E non serve che la squadriglia falchi, che forse costruirà delle zattere al campo  e avrà bisogno di acquistare materiale ma non è ancora del tutto sicura, inizi dall’autofinanziamento e poi si vedrà. Non seve ed è di ostacolo, perché trasforma il mezzo in un fine , in una logica che è figlia di quel “contesto di altissimo consumo del benessere” che rende ancor più necessaria che in altri tempi la nostra azione educativa. Il fine non giustifica i mezzi I soldi da  raccogliere per la route quest’anno sono davvero tanti, ed è importante non pesare sulle famiglie. Ci siamo offerti per traslochi e lavoretti di imbiancatura , e anche come baby sitter, ma non basta. Giulio ha un idea: “l’amico di un mio amico è nell’ufficio vendite di una ditta di aspirapolveri . Se né vendiamo un po' , ci dà una percentuale “ottimo”. Si? E qual è il nostro lavoro , in questo? Qual è parte del nostro ingegno , del nostro impegno , del nostro fare contribuiscono a fare o a trasformare qualcosa perché qualcun altro né possa godere? C’è davvero bisogno di noi perché qualcuno possa, oggi, acquistare un’aspirapolvere ? O noi siamo piuttosto contribuendo ad oliare proprio gli ingranaggi di quel sistema del profitto ad ogni costo, al quale la nostra azione educativa dovrebbe innanzitutto opporsi? Il fine non cancella i fini degli altri Finalmente uno spiraglio, sta finendo la pandemia , forse riprenderemo a pieno le nostre attività. Magari potremmo fare davvero il nostro  campo o la route , e riprendere quel progetto chiuso in un cassetto. Serve , allora, ripartire con l’autofinanziamento. Un anno fa, avevamo progettato la realizzazione di alcuni prodotti e la loro vendita sul sagrato della chiesa, in due domeniche. Va bene ancora, oggi? Al netto di una pandemia e di una guerra, e delle molte difficoltà economiche che entrambi portano con sé per molti, forse quel sagrato serve di più agli altri. Alla Caritas, ad esempio, che in soldi sette mesi , dal primo settembre 2020 al 31 marzo 2021, ha avuto in Italia 132 mila richieste da persone che, in precedenza, ma si erano rivolte alla sua rete. Oppure al gruppo missionario, che ha aumentato le proprie attività , al gruppo giovani impegnato nel supporto alle attività di accoglienza della parrocchia o a quei poveri del quartiere che conosciamo bene e per i quali il sagrato , la domenica, è occasione importante, e da due anni lo è ancora di più. Allora, dobbiamo rinunciare al nostro autofinanziamento? No, ma abbiamo il dovere di affinare lo sguardo , di chiederci se non sia il momento di cambiare qualcosa, se lo shock recente che la nostra società ha vissuto non interpelli anche noi e il nostro modo di essere scout, se non ci costringa a spenderci anche altrove, magari accanto a chi già si sta dando da fare, e rivedere qualcosa. A partire dal valore dell’essenzialità scout. Così vicina a quella sobrietà che “vissuta con libertà” e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità , ma tutto il contrario “ (Papa Francesco Laudato si”). Forse , abbiamo bisogno di meno , forse i nostri desideri possono essere un po' ridimensionati, a beneficio dei bisogni degli altri. E forse un po' del nostro essere laboriosi ed economi potrebbe andare in aiuto di chi ha molto meno di noi e contribuire, almeno un poco , alla sua felicità. In laetiitia pacis.Rivista RS SERVIRE