LEGA NORD CURIEN

EDITORIALE DI VITTORIO FELTRI - Tratto da "LIBERO" del 19 luglio


Quando il federalismo fiscale e l'autonomia politica saranno realtà (per la prima è questione di qualche anno per l'applicazione - per la seconda invece l'iter del disegno di legge partirà molto probabilmente in autunno), allora Coriano sarà una terra che finalmente godrà dei frutti del lavoro della nostra gente. Saremo quindi più ricchi, in termini di soldi ed anche di cultura, proprio come i comuni altoatesini o valdostani. Ma attenzione a certi rigurgiti meridionalisti, che ci porterebbero solo indietro. Qui di seguito l'editoriale di Feltri di domenica scorsa, che analizza bene il tema. Cinque minuti di tempo per riflettere quale potrebbe essere il futuro di Coriano se certi scenari prendessero vita.Buona lettura.ps: Feltri è sicuramente di centrodestra, ma non leghista. Ecco perchè il suo fondo è maggiormente degno di nota.LA FORZA DELLA LEGA SUD. MUNGERE SOLO PIU' SOLDIdi Vittorio FeltriQuarant'anni la conquista della Luna molti uomini e donne continuano ad avere i piedi saldamente ancorati sulle nuvole. Nel Mezzogiorno sta per nascere (o abortire) una Lega del Sud con l'obbiettivo di contrastare, o almeno controbilanciare, la Lega del Nord. I fondatori reclamano attenzione - e milioni - per i meriodionali vittime di chissà quali soprusi. Uno di loro per convincere i connazionali delle buone ragioni che ispirano l'iniziativa afferma: le regioni a statuto speciale spendono e spandono i soldi concessi da Roma, è uno scandalo a cui bisogna porre fine.Egli però dimentica un particolare: anche Sicilia e Sardegna sono regioni autonome a statuto speciale e incassano pesanti contributi statali nella stessa misura delle "consorelle" nordiche, eppure se paragonate a queste mostrano tutta la loro inneficienza. Trentino - Alto Adige, Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia sono giardini puliti, ben curati dove il livello di civiltà (e benessere) è elevato, i servizi funzionano e i centri abitati sono oasi virtuosi i cui amministratori hanno trasformato in oro, sfruttando a fini turistici l'ambiente, il denaro offerto gentilmente dal governo.Mentre nelle sfigatissime isole sappiamo come sono andate e vanno le cose: la stessa quantità di denaro non è investita in favore della comunità ma serve a foraggare i palazzi del potere (spesso mafioso) e a stipendiare eserciti di dipendenti pubblici, tipo quelli degli spazzini palermitani che non spazzano però costano. Ciò vuol dire che il problema non è lo statuto speciale, l'abbondanza o l'esiguità dei fondi, ma l'organizzazione sociale che al Nord è buona e al Sud è pessima.Se a parità di quattrini ricevuti su si va egregiamente e giù si va male non occorre correggere i versamenti (togliere al Settentrione per dare al Meridione) bensì far capire ai meridionali che devono cambiare loro, e non gli altri. Un concetto facile ma, come tutti i concetti facili, inaccettabile per chi abbia la testa complicata.In ogni caso i neoleghisti del Sud non se ne danno per intesi e puntano a spremere il solito limone già spremuto: lo Stato. A differenza dei bossiani, non pretendono l'autonomia (parente povera della fu seccessione) che anzi aborrono perchè comporta il rischio di arrangiarsi, ma l'aumento dell'assegno alimentare minacciando Berlusconi: o il governo sgancia oppure ce ne andiamo dalla maggioranza e tu torni a casa.Il nocciolo della questione, al di là delle fumisterie politologiche, è questo. Nonostante il premier abbia fatto prevalere la bilancia dalla parte del Mezzogiorno (prendendoselo a cuore, vedi l'Abruzzo post terremoto) e dato l'impressione di trascurare le città transpadane dominate dal Carroccio, ora i meridionali lo ricompensano così: progettano un soggetto politico capace di esercitare le stesse pressioni attribuite a Bossi più fantasiosamente che realmente.Da sottolineare che tra il dire ed il fare c'è di mezzo un oceano in cui è probabile annegare; tuttavia la costituenda Lega è un brutto segno: i suoi sostenitori non hanno ancora imparato a scrollarsi di dosso il velletairismo e l'attitudine per la strategia dell'accattonaggio, cioè gli stessi vizi che fin qui hanno impedito loro di sollevarsi dalla depressione senza il soccorso della tetta statale.