LEGA NORD CURIEN

TUTTI AL CINEMA PER IL FILM "BARBAROSSA": IL PRIMO PASSO DELLA LIBERTA' DELLA PADANIA


E' uscito nelle sale di tutta italia, il nuovo film di Martinelli, intitolato "Barbarossa". La storia è incentrata sulla famosa "Lega Lombarda" che riuscì a contrastare il temibile imperatore del Sacro Romano Impero che voleva sottomettere il Nord. Come tutti sappiamo, non ci riuscì. I popoli padani non sono abituati alla sottomissione. E il momento attuale ce lo ricorda.Qui di sotto riporto dal sito www.corriere.it una analisi del film, realizzata dal critico Aldo Cazzullo.Quindi buona lettura, e poi...buona visione!Padania Libera, adesso come allora!!  E «Barbarossa» sbanca a Legnano In platea fazzoletti verdi e applausi.Cinema gremito di famiglie con bambini. «Papà, il Bossi è quello con l'elmo?»DAL NOSTRO INVIATOLEGNANO — «Papà, ma il Bossi è quello con l'elmo?». «No tesoro, quello è Alberto da Giussano». «Appunto: allora è lui il Bossi». «No: è Raz Degan. L'attore che piace alla mamma». «Ma il Bossi, quello che piace a te, quando arriva?». «Arriva, arriva: La Padania ha scritto che ha una particina...». Tra Legnano e Cerro Maggiore, dove il 29 maggio 1176 la Lega lombarda sconfisse il centralismo imperiale, oggi c'è un gigantesco cinema multisala, uno dei primi e dei più grandi del Nord Italia; e ovviamente danno «Barbarossa». Come vedere «Baarìa» a Bagheria. La sala 7, trecento posti quasi tutti prenotati, è già piena: a mezz'ora dall'inizio il cronista compra il penultimo biglietto, in prima fila, sotto il megaschermo. All'ingresso si è accolti da armigeri con scudi, lance e tutto: non sono i «vecchi Galli» citati da Bossi, ma i figuranti del palio di Legnano, dove ogni anno viene messa in scena la battaglia. Chi ha già il biglietto si rilassa con una birra e una fajita di pollo all'American Restaurant Crazy Bull, tra le targhe dell'Interstate Texas 20 e dell'Oklahoma Road 611. Ci sono anche la griglieria argentina «El Gringo», il kebab, la crêperie, il sushi-bar, il wine-bar e il fast-food cinese «Shanghai Quick».Più che un «non luogo», la multisala è ormai un «super luogo», di quelli che sostituiscono la piazza e il paese come posto d'incontro; di padano non c'è nulla; tranne, stasera, il film. «E' tempo che tutti i comuni lombardi si uniscano in una Lega!» proclama Alberto da Giussano, e la sala approva: «Sì!». «Questa terra appartiene a noi lombardi fin da quando abbiamo memoria!». Applauso. Non è tanto tifo politico, quanto rivendicazione di identità. Visti anche i fazzoletti verdi, ma soprattutto famiglie con bambini anche piccoli, come quello che tormenta il padre: «E' lui il Bossi?». «No, lui è Barbarossa». Gli organizzatori del palio di Legnano sono in giacca e cravatta. Il film è zeppo di allusioni politiche, magari non volute, ma che sollecitano i più appassionati. «Roma è debole e malata», infatti si dà al Barbarossa — «Sire, Roma è ai vostri piedi» —, ed è pure devastata dalla peste. Cremona e Ferrara tradiscono: «Comunisti!» sibila una voce nel buio. Delusione per i guerrieri con gli scudi crociati: praticamente il simbolo della Dc; sollievo all'apparizione del Carroccio trainato da buoi. Ma la discussione più accanita si accende in sala per stabilire quale sia la chiesa che si intravede dietro le mura di Milano. «E' Sant'Ambroeus». «No, è san Babila. Sant'Ambrogio ha il portico davanti». Poi il traditore, che ha il volto del cattivo di Hollywood per eccellenza, F. Murray Abraham, apre in effetti «la grata di Sant'Ambrogio» e risolve la questione. «Papà, è lui il Bossi?». Il padre ora si spazientisce: «No, Bossi è buono».Una signora lamenta che gli accenti degli attori non siano lombardi, «con tutte quelle esse sibilanti da Centro-Sud»; il che è vero. Il film riesce noiosetto, con le frequenti grida di «libertà!» a evocare il Mel Gibson di Braveheart, ma solletica l'orgoglio settentrionale — «se riuscirai a dominare il Nord Italia diventerai il sovrano più potente d'Europa» — e gli spettatori lo seguono in tensione crescente. Verona, Novara, Vercelli, Como, Bergamo, Pavia sono schierate allora come oggi con la Lega. E ovviamente si giura a Pontida. Un signore in tuta che ha fatto la comparsa a cavallo nella battaglia indica fiero alla fidanzata: «Io sono quello lì, accanto all'Alberto». Qualcuno registra la carica con il telefonino. L'applauso finale sull'ultimo «libertààà!» dopo oltre due ore e mezza non è liberatorio ma convinto. Mentre scorrono i titoli di coda — «i comuni padani avevano così ottenuto la loro indipendenza...» — i commenti sono soddisfatti. I più critici sembrano gli organizzatori del palio, apolitici, che però discettano di costumi, fibbie, finimenti, speroni.Raz Degan, confermano le signore, è bellissimo. «A me piace più l'Alberto da Giussano del Butti» sbotta un marito seccato, che insiste per portare la compagnia a rendere omaggio alla statua che lo scultore romantico eresse sulla piazza di Legnano. Ma il grosso si ritrova al piano terra della multisala, in gelateria, alla focacceria ligure, alla piadineria, «alla Pizz@ Communication», al distributore di pupazzi di Hello Kitty, o davanti al menu Poldo della paninoteca. Bossi non si è capito bene dove fosse; qualcuno ipotizza che la Padania abbia fatto uno scherzo; ma un ragazzo che spiega di conoscere bene «il capo» svela il segreto. Bossi è uno dei nobili padani che ha giurato a Pontida; il regista Martinelli non l'ha messo in primo piano, ma a guardar bene si vede che è lui; «il capo» ha pure raccontato, molto divertito, che alla fine era rimasto incastrato nel costume medievale, e proprio non riusciva a toglierselo. Si vorrebbe concludere la serata al karaoke, ma purtroppo è già chiuso. Un cartello informa che tutto è pronto per la festa di Halloween. A voltarsi indietro, la scritta luminosa che si vede fin dall'autostrada informa che la multisala è della Medusa; pure quella, cioè, di Berlusconi.Aldo Cazzullo 11 ottobre 2009