ROSSO DI SERA

Un taglio netto


Non entrava più luce dentro la stanza, i fiori purpurei appassivano anzitempo. Gli occhi scuriti di stupito dolore seguivano pensieri che s’arrampicavano sulla parete, per poi rimbalzare muti sul lucido pavimento. Nella penombra della sera la musica si mescolava al distratto tamburellare delle dita, esaltava i sospiri che fuggivano per incollarsi alla vita racchiusa nel bozzolo del sogno. E c’era un crepitio di grandine nel cuore, freddo e pungente, mentre cresceva il muro delle parole soffocate dall’orgoglio, del silenzio figlio delle lacrime ingoiate, del sospetto malcelato, del dubbio che rodeva come un tarlo impazzito. La tenerezza che aveva accompagnato ogni “nostro” sguardo, e parola, era ormai arretrata oltre un punto di non ritorno, portando con sé tutte le più dolci convinzioni. Cresceva l’abisso che ci stava separando, irto di negazioni dolorosamente patetiche e assurde, precipitandoci in un vortice di parole acute che più non toccavano, se non per ferire. E tutt’attorno ci fu il vento gelido delle incomprensioni, venne a sciogliere con violenza quei lacci che ci avevano lungamente avvinto. Fu così che il tempo si fermò per armarsi, e quando fu pronto ci divise: un taglio netto, feroce. Una cura draconiana che mandò entrambi all’ospedale delle persone speciali, arresesi alla disillusione. Ci mandò a sgravarci della tortura di un amore appassionato, e infinitamente generoso, e follemente cercato, e tuttavia troppo intenso per sopravvivere a lungo alla nostra diversa “libertà di amare”.  (Giulia_live, Confessioni di un'italiana).