ROSSO DI SERA

Il silenzio dell’infinito


  C’è in questo strano camminare per le vie deserte della città ancora addormentata un che di attonito, di misterioso, di arcaico,  come se i miei fossero i passi solenni degli antenati quando si recavano alla festa grande. Attorno a me persiane abbassate, scuri sprangati, e l’alba che irradia riflessi rosati sui vetri nudi delle finestre. Dall’alto piove un silenzio irreale, s’infiltra nelle stradine. S’impone alla mia mente come un dono necessario per ascoltare con sorpresa il mio cuore che batte. E il mio sangue che pulsa, la pelle che beve l’aria pregna di una fragranza sottile, i miei occhi che assorbono le linee, i colori, l’ombra e la luce. Ma nel silenzio s’insinua il vento. Appare, a tratti, a distrarre il mio pensiero che in quell'istante vorrebbe solo scavare dentro quella percezione del corpo così intensa e insolita, così lontana dai quotidiani sussulti della mente. Lo distrae per portarlo sopra i tetti e fra le nuvole rosate, per tuffarlo nella trasparente liquidità del cielo. “È lassù” dice il vento “che le tue cicatrici sbiadiscono, le tue angosce si stemperano, i tuoi affanni si zittiscono. Nel clemente e immateriale silenzio dell’infinito, dove puoi barattare ciò che è solo polpa e osso della tua vita con l’accettazione totale del tuo destino”.   (Giulia_live)