ROSSO DI SERA

I giorni della nebbia


 Un altro risvegliarsi, un altro mettersi in cammino. Per addentrarsi nei giorni della nebbia. Anche la nebbia, come la neve, non fa rumore. Arriva e si posa impalpabile sugli alberi e sui muri, sui capelli e sulle ciglia, mette radici dentro gli occhi. Disegna margini e barriere, inghiotte tutti gli orizzonti e tutte le luci. Toglie le punte a ogni suono o rumore. La nebbia è così, si muove attorno a me, mi segue, mi circonda e mi precede. Mi accarezza con dita fredde e amorfe. Mi stacca dalla realtà, mi avvolge dentro un sudario di pallido silenzio. Intesse fili di grigio sulla trama già imprecisa dei pensieri. Tremano i rami degli alberi, quando viene la nebbia. Uno scuotersi di dosso quella mano fredda ed evanescente. Per non cadere mi appoggio a un tronco, nel parco, e tremo assieme ai suoi rami. Tra le folate della nebbia, ancora una volta, mi sono persa. Non più un camminare tra lo scintillante verde del parco, ma in una cattedrale surreale, senza soffitto e senza pareti. Solo grovigli umidi e gelidi che lacrimano assenza. L’anima mia è l’unica cosa che ancora brilla, in quest’ovattato smarrirsi. Forte tengo stretta la sua mano: perché anch’essa non voli via, in un soffio improvviso, inghiottita da questo denso e fluttuante sfinimento. Perché anch’essa non voli via, portandosi con sé ogni mia luce.   (Giulia_live, Confessioni di un'italiana)    ***