ROSSO DI SERA

L'immaginazione, prima fonte della felicità


  Ho uno specchio tremendo. Uno specchio che ingigantisce i segni del mio viso. Ogni tanto, tuttavia, mi ci rimiro. Certo, da masochista: ma pienamente consapevole. Così scopro d’avere pori non visibili a occhio nudo, e le rughe sembrano essere diventate così profonde che con il telescopio potrebbero essere visibili perfino da Marte. Forse questo periodico rimirarmi è il giusto strumento per non perdere il senso della realtà, e del tempo che passa, e del tempo che già è passato. Perché, paradossalmente, quel vedere i miei difetti ingigantiti anziché demolire il mio umore produce il benefico effetto di darmi una scossa, per non continuare a lasciar scivolare la vita in un agio pigro, eccessivo e inconcludente. E la scossa fa tornare quel momento in cui chiudo gli occhi, per guardarmi dentro. Per entrare in quell’universo parallelo dove dimorano i miei sogni, ricchi di quel colore di cui ancora potrei vestirmi. Sognare non solo è importante: è fondamentale per arricchire la mia vita di obiettivi, per caricarmi dell’energia necessaria per andare avanti, con fiducia. E qui urge citare Giacomo Leopardi: “L'immaginazione è la prima fonte della felicità umana”. Perché a prescindere da quella mia immagine riflessa dallo specchio, a prescindere dai segni dell’età, in quell’universo parallelo ancora trovo vitalità ed entusiasmo per tutto ciò che merita d’essere immaginato, desiderato, progettato, e - nei limiti del possibile - realizzato, vissuto. Per potermi portare a casa un bottino di piccole o più grandi felicità. Semplicemente, credendoci. E ostinandomi a voler considerare tutti quei mali, e i problemi e gli insuccessi che mi possono capitare, solo incidenti di percorso che in alcuni casi forse potrei evitare.   (Giulia_live)  ***  
 P. Picasso