ROSSO DI SERA

Quel pensiero fisso


  
 *       Allora iniziai a trascurare anche le abitudini saldamente consolidate – il telegiornale, la posta nella cassetta, le piante da annaffiare – e fame e sete erano dimenticate, gli avvisi delle scadenze e degli impegni giacevano abbandonati sul loro vassoio, e passandoci accanto li notavo come avrei notato i fantasmi oramai svaniti alla luce del sole. L'universo che mi circondava sembrava fermo, fermo come un orologio rotto. E mi vedevo sempre più risucchiata dentro la vischiosità di quel pensiero unico, monopolizzante, da cui sempre più ardua era la risalita verso un vivere più leggero e più normalmente comune, o magari perfino briosamente superficiale. Invece no, continuamente esso ruotava su tutto ciò che fra di noi c'era, su tutto ciò che non c'era. Giorno e notte, quel pensiero dannatamente unico e fisso, quasi inamovibile. E pericoloso. D’altronde, forse diversamente non avrebbe potuto andare. Perché il cuore, già da lungo tempo, aveva iniziato a tambureggiare spargendo nella mia mente le stille copiose del suo rosso sangue. E io le guardavo colare, mentre il mio urlo s’alzava: tragico e muto, schiacciato nel petto da un senso d’impotenza sconosciuto e terribile.   (Giulia_live, Confessioni di un'italiana)