ROSSO DI SERA

Stranezze dell'ereditarietà


  La mia amatissima figlia, come me, è una buongustaia. Non disdegna trippe, lingua, rognone. Vero è che dovetti insistere e attendere fino alla sua adolescenza prima di riuscire a farle assaggiare crostacei e molluschi, ma poi, oltre che ad apprezzarli, ha imparato perfino a cucinarli. Posso dirmi soddisfattissima dei risultati, tranne che su due punti: non l'ho ancora convinta della bontà del vino, e meno ancora dell'importanza dell'aceto quale condimento principe nella cucina. Lei non prova neppure ad assaggiarli: già il loro solo aroma la infastidisce. A questo punto mi si potrebbe dire: che c'è di strano? Fin qui, in effetti, nulla di strano. Se non fosse che… quando io ero bambina, l'aceto addirittura lo bevevo, di nascosto, direttamente dalla bottiglia. Quest'abitudine durò qualche anno, mentre i cibi con una forte punta di acido - i cibi della cucina dell'Europa dell'Est, per intenderci - continuano a piacermi, moltissimo. E mi piace il vino: fui abituata - quasi costretta - a berlo in minime dosi fin da adolescente: per convincermi mi veniva detto che "il vino rosso fa buon sangue". Ma la stranezza dell'ereditarietà non finisce qui: neppure mio padre amava l'aceto. Lo tollerava appena, e i suoi piatti d'insalata venivano conditi a parte. Facendoci una riflessione, sembra quasi che con il DNA io abbia ereditato da mio padre una carenza delle proprietà contenute nell'aceto e necessarie all'organismo; provvedendo a ripristinarle, sembra io abbia esagerato, trasmettendo poi a mia figlia un tale surplus di quelle proprietà da farle perfino storcere il naso, quando ne sente l'odore.  (Giulia_live)