Profondità di campo

Richiami


 
 A un certo punto de La strada di Swann, primo volume della ponderosa Ricerca del tempo perduto, il protagonista compie il gesto banale di inzuppare un pasticcino in una tazza di tè: il contatto di quella mistura con le labbra e col palato ingenera, con sorpresa, dapprima una sensazione di dolcezza ( ..." Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione e senza causa. M'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l'amore, colmandomi di un'essenza preziosa: o meglio quest'essenza non era in me, era me stesso. Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Donde m'era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo ch'era legata al sapore del tè e della focaccia, ma lo sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura. (...) Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Tocca a esso trovare la verità. Ma come?"), cui segue la intensa ricerca della ragione di quelle sensazioni improvvise e in aspettate.Finalmente, come un suono che viene da lontano, il narratore ritrova un momento felice della sua infanzia, quando un cucchiaino di tè o di tiglio con un pasticcino inzuppato gli veniva porto affettuosamente dalla zia Léonie. Quanti luoghi, reali o astratti, esistono nella mappa della nostra mente? E proprio mentre crediamo di conoscerla, appunto, a memoria, quella cartina, ecco che, come è capitato a me stamattina, basta osservare una fotografia per ricordare qualcosa che sembrava essere stato in qualche modo congelato nell'anima.Allora rifioriscono i sensi del mondo, ogni oggetto della realtà vive e si riappropria nuovamente di quella vita leggera che era coincisa con l'amore, allo stesso modo in cui il gatto randagio di Allegro non troppo di Bruno Bozzetto, sogna e ricorda improvvisamente una felicità domestica perduta, o forse mai avuta, tra le macerie della casa in cui sopravvive: tutto al suono struggente, quasi insopportabile per intensità espressiva, del Valzer triste di Sibelius. Allora forse ha davvero ragione Lorenzo Cherubini, mi pare sia una canzone sua - e scendo da Proust a Bruno Bozzetto da Sibelius a Jovanotti senza paura di degradare il tema - quando canta " Io ti cercherò negli occhi delle donne che nel mondo incontrerò" ... e poi una cosa che, più o meno recita, correggetemi poiché non ricordo le parole esatte, ... " una parte di me continua ad amarti...".E quando ritroviamo questi ricordi, intatti, vivi come fossero il presente, essi ci fanno dubitare davvero che qualcosa sia cambiato. Ma sono attimi. Dopo c'è la vita di tutti i giorni, il presente reale che ci salva e ci avvolge lenendo il dolore che a volte li accompagna. Così non ci resta che riporli nella memoria, dopo averli spolverati e lucidati un po' per farli brillare ancora una volta. Fino al prossimo irresistibile richiamo.                                                                                     Roma, ottobre 2013