Profondità di campo

Registro di una notte


 
- Penso a quell’anziano, uomo di poche parole: il mondo di nebbia è il mondo di nebbia. - Eppure … Eppure … - Tre parole han tutto il certo che sappiamo delle vita avanti o dell’ultima: chiudi gli occhi. - Tutto il resto è diceria, finti specchi, finestre cieche luccicanti come vetro disegnato nell’irriducibile sole. - Io scrivo con inchiostro da vedere parole nere che dileguano se sollevate alla luce –           io scrivo per dimenticare, per non ricordare, parole come infinite pellicole     esposte al sole. Nulla vedo d’altro se non il fondo. - Tutti vogliono raccontare la loro storia. Noi viviamo nel mondo delle superflue cose, ognuna della quali                        vocia precisamente nulla, la melodia d’un silenzio ormai compreso. Parole come contro-segni,     tramonti così ardui da impastar la lingua. Se fossimo così eloquenti, se il nostro sproloquiare potesse come la passiflora spargere il suo seme, le sue candele votive,      fosforescenti e articolate nell’alone verde di primavera, di certo qualcosa sentirebbe la nostra voce. Anche una scheggia di bellezza   è bellezza dura alla mente,parole color del ventoin movimento, là sui campi      confuse all'aria e dall'aria sbalzate,astratte come lucori d'acqua,i campi color del lupo e della corsa              e su di loro movenze antichecome si agitano le parole, lentamente, come scie argentateo mulinelli nel profondo fiume.  - Le parole, come tutte le cose, còlte nella loro breve vita. Qui iniziano, qui finiscono per quanto in alto si sollevino –       Io lo so, è questo il mio castigo, e non amo mai nulla così tanto da imprimere in me un marchio        e calarmi d’un colpo nella passione.                                                                         Digiland, réprise, novembre 2014