Profondità di campo

Nuvole nel caffè


 
 Sottile inquietudine         quasi tenerezzaper le tue mani insolite, e libere. A chi darle nel vento? Un perturbato stato di attenzionedovuto forse all’ebbrezzanel mezzo della mia chiamata. L’ansia di una porta aperta         apparentementeda tanto disordine di mie parolea cui tu non sembri dar sensose non quello di un pane appena sfornato, sìma troppo                                             troppo biancoper la tua colazione compunta,davanti alle guglie alle mie spallestatue di santi e figurinidopo il freddo dell’attesa nervosadavanti a quella porta, allora ancora chiusa. Ho suonato strumenti, per sciocca supposizionedi ombre e cappelli dimenticati. Mi sono ritrovatocon il tempo ordinato su di un inutile tavoloavevo qualche sogno nella tazza dell’ultimo caffè. Allora, non vuoi tutto questo,                                   non lo vuoi davvero? Milano, terrazza Martini, come fosse oggi