Profondità di campo

Metropolitana


 
 Di parole lui ne aveva una gran scortauna gerla colma, un fiume in pienadi straripante effluvio,in corsa che se lo portava viae le teneva strette, chiuse al foglio(sulla bocca un filo di salivaavvolta tutta nel bel sognoche se lo tiene dentro e lo mandaal vento: a maggio un bacio                        ma è lontano ancora!)la Mont Blanc a inchiostro tra le ditain aria appesa per segnare il cielo,che vuoto non lo è mai e neppure pienomentre lo dice lui del liscio e biancoche è sul foglio e che l’assalequasi a quadrato, quasi ai fianchie traccia linee, traccia le macchie ancheper cercare il dopo, che prima ha scordatoe chiede un soldo lui, un centino appenaper mangiare, le poche per cercareche sia davvero un po’ com’era prima,e scaccia l’aria della metro che è piena zeppatrova piani inclinati e rette convergentiche racconta tutta la sua storiad’Euclide il teorema, il certo contoche mai non torna e l’ipotesi si disfae l’accarezza la sua donna ancora,cerca le labbra e dice che quel giornoaveva scelto lei per la sua vita,per sempre aveva detto: sempree invece aveva scritto addio(che il conto esatto ancora non gli torna)e di ricordi lui ne ha la bocca piena,che biascica anche, che poi è sciancatoil passo e la fatica troppo gli preme(la voce non la tiene, la sillaba gli sfugge)e scende in fretta proprio a Inganni,giù di corsae pare proprio sia per sempre!                                   Milano , tra Duomo e Inganni, Linea 1