Pensa, non credere.

LA RETE NON E' LA DEMOCRAZIA.


MEDICINA 33.Alcune note sugli effetti dell'informazione derivante da mezzi parziali e superficiali come i social. Democrazia e informazione ai tempi del copia-incolla da Twitter. Molti opinionisti in questi giorni soffrono di una forma di eccitazione isterica da social network. Sembra infatti che per esser professionali, giovani e all'avanguardia non si possa prescindere dal twittare, postare, taggare e forgiare il proprio pensiero (o il proprio articolo) dalle opinioni ivi espresse. Con buona pace del pensiero originale e indipendente. La patologia arriva sino al punto di amplificare e prendere per maggioritarie, vere e diffuse opinioni parziali e superficiali come inevitabilmente sono quelle di un forum on-line, di una comunità, di un blog. Il risultato è che tutti oggi crediamo che un popolo di 60 milioni volesse Rodotà, mentre quattro scribacchini di partito volessero continuare i loro giochi plutocratici. Resta pacifico che il professor Rodotà merita tutta la mia stima ed era, anche secondo me, il candidato ideale. Ma coerenza e onestà - merce rara - mi impongono di guardare anche aldilà del mio naso. Per scoprire magari che il popolo di Twitter (sempre spaccato parziale e non sufficiente ai fini statistici) amava molto di più Emma Bonino che il professore (e come non esser d'accordo...). Per capire poi che queste famose "quirinarie" hanno interessato nemmeno 50.000 persone, un pò poche per arrogarsi il titolo di scelta a nome del popolo italiano. Nondimeno Rodotà ha contato 4.500 preferenze circa, più o meno come un piccolo Comune italiano... Per rendersi conto, poi, che, inevitabilmente, personaggi ben più sotto la luce dei riflettori, vedi la Gabanelli (cui va, anche qui, molta della mia stima), riescono ad intercettare molto più consenso di altre personalità magari più idonee a certe mansioni.Ho disapprovato la scelta di Marini e apprezzato le dimissioni di Bersani. Avrei gradito Rodotà o la Bonino, finanche Prodi o la Gabanelli. Ma so che questo è il parere mio personale e anche se combaciasse con quell'entità astratta per termini e dimensioni che è la "rete", non penserò mai che sia il parere di un popolo. Ho sempre diffidato di politici o opinionisti che parlassero a nome degli italiani o della rete. E' evidente a tutti che qualsiasi opinione non può riscontrare il favore di un popolo intero o della sua maggioranza e che non è nemmno possibile misurare certi gradimenti. E' evidente altresì che la "Rete" ospita qualsiasi opinione, l'una e la contraria dell'una. Chiunque (davvero) navighi su internet, sa bene che esiste il sito inneggiante a Hitler e quello inneggiante al sionismo.La Democrazia 2.0. Prodotto dell'informazione del copia-incolla, di un popolo di televotanti e di un Parlamento di notai, occupato a certificare le scelte dei propri follower.Un consiglio al PD, le prossime primarie devono essere on-line, a cosa servono le file ai seggi, le discussioni nelle sezioni, il confronto faccia a faccia?! Mettiamoci tutti dei bei nickname, passiamo le notti insonni ad insultarci post su post ed eleggiamo l'influencer con più "Mi piace". Passando dalla scheda elettorale al clic virtuale scardineremo i poteri forti. E affideremo la conta delle schede ad un calcolatore elettronico che ci rassicurerà sulla onestà del calcolo...blog.libero.it/leledimarco________________________________________________________________Da Rainews24 del 23.04.2013[...] i re-tweet a pioggia di un commento di un politico (Civati piuttosto che Barca o Rodotà) o di un opinion maker (Gad Lerner, Mentana, Ezio Mauro...Maria Laura Rodotà) possono indurre i dirigenti del partito a credere che questo sia il 'termometro' dell'elettorato di riferimento, uno specchio fedele e attendibile, insomma, della pubblica opinione.Il che, avvertono gli esperti di sondaggi e new media, non è necessariamente vero.Mezzo milione di TweetI Tweet durante le votazioni per il Quirinale sono stati in totale 516.119: mai così tanti, in appena tre giorni. Se la democrazia rappresentativa dell'era del web non può ignorare l'espressione dell'opinione pubblica sui social network, i politici devono diventare dei semplici megafoni del flusso prevalente di Tweet? Sono semplici follower, si chiede La Stampa? E' nato in questi giorni una sorta di nuovo vincolo di mandato per deputati e senatori rispetto a Twitter? Ma non ci avevano detto che "il politico guarda ai sondaggi, lo statista al futuro?".[...] Il Movimento 5 Stelle. Che sostanzialmente ha svuotato di responsabilità, ad esempio, i propri grandi elettori, rendendoli notai chiamati a ratificare l'esito delle 'quirinarie'.[...] la tentazione dell'estendere alla maggioranza gli entusiasmi e gli ardori di una minoranza forte sul web è sempre in agguato.[...] le preferenze espresse, almeno su Twitter, raccontano una storia diversa. Se infatti è indubbio che Rodotà risultava molto popolare on-line (con un gradimento del 25,3%, un dato in ascesa rispetto ad una analoga rilevazione fatta in precedenza), dobbiamo però notare che la maggioranza relativa dei tweet continuava a rimanere chiaramente a favore di Emma Bonino (30,3%). Al tempo stesso agli utenti di Twitter non dispiaceva nemmeno il nome di Romano Prodi (24,3%), mentre per Marini (11,1%) e per un Napolitano Bis (6%) le preferenze erano più contenute". L'analisi "su quasi 100 mila tweet pubblicati nei giorni degli scrutini" mostra che anche la Rete, in realtà, non era unanime su Rodotà come su qualsiasi altro candidato.Nelle quirinarie del movimento 5 Stelle sono molto meno di 5mila i voti andati a Stefano Rodotà. Beppe Grillo ha pubblicato oggi sul suo blog i numeri ufficiali della consultazione: "Lo scorso 15 aprile, 48.292 persone sono state chiamate a partecipare all'elezione del candidato presidente della Repubblica del Movimento 5 stelle. "I voti espressi sono stati 28.518, cosi' ripartiti:Gabanelli Milena Jole: 5.796Strada Luigi detto Gino: 4.938Rodotà Stefano: 4.677Zagrebelsky Gustavo: 4.335Imposimato Ferdinando: 2.476Bonino Emma: 2.200Caselli Gian Carlo: 1.761Prodi Romano: 1.394Fo Dario: 941".