Pensa, non credere.

MAMMA L'ITALIANI


Come ampiamente prevedibile nessuno ha vinto le elezioni, al limite c'è solo qualcuno che le ha perse.  Sembra una frase ampiamente condivisibile, ma Di Maio e Salvini continuano a dire di averle vinte (e perché non formano un governo?), così come parte dei renziani non ha ben capito di averle perse (e male). In fondo sono gli italiani ad averli votati ed oltre la retorica nazionalpopolare di quanto siamo belli, di quanto siamo speciali, bisogna pur sempre rendersi conto che ancora la stragrande maggioranza di questo paese ricerca l'uomo con la bacchetta magica, capace di risolver problemi a suon di slogan e formule magiche. Quell'uomo mai è esistito e mai esisterà in nessun paese ed epoca. Quelle formule sono sempre parziali e a favore di quella o quell'altra categoria: vuoi che si chiamino reddito di cittadinanza, flat-tax o legge sull'immigrazione. A proposito chi l'aveva fatta la legge più importante sull'immigrazione di questo paese? Non era la Lega Nord? E quanti degli elettori di Salvini & C. sanno che quella legge ha "creato" più clandestini che qualsiasi altra politica? Basta documentarsi, ma ok, è troppo difficile, meglio lo slogan. (Cfr. post 32 del 16.12.2007 su questo blog)IL MESSIALo si voglia chiamar Berlusconi, dimostrando di essere ciechi, inebetiti oltre che recidivi. Fessi, in altre parole.Lo si voglia chiamar Di Maio, dimostrando di esser folgorati e infervorati esattamente come quelli (spesso gli stessi) che si innamorarono del "rivoluzionario" Silvio (e che si sveglieranno ugualmente tra altri venti anni, giurando di non aver mai votato ne l'uno, ne l'altro). Lo si voglia chiamar Renzi, con nota di biasimo per non rendersi conto che la risposta a sinistra non sarà mai l’uomo solo al comando e non la massa, il rottamatore e non l’unificatore.Lo si voglia chiamar Salvini, dimostrando di non capire facili assiomi da scuole elementari: che cosa farebbe Salvini se non ci fosse l'immigrazione? Avrà mai davvero interesse a combatterla (ammesso e NON concesso che sia utile farlo)?.Tutti sono contro la politica e i politicanti, contro le regioni, le provincie e i comuni. Contro le municipalizzate, le parastatali, i dipendenti pubblici e i disoccupati. Contro gli immigrati, i poteri forti e le lobby. Poi trenta milioni di persone votano quei quattro tizi e i loro galoppini, tutti convinti non tanto del loro leader, ma solo della nefandezza di quello concorrente. I social, regno dei ggiovani con due g, sono il noioso ring di folgorati sulla via di Damasco, convinti che finalmente è giunto il momento del cambiamento, che stavolta tocca a loro, neanche fossero testimoni di Geova. Scenderà finalmente il Messia pentastellato o il democristiano rottamatore (ossimoro per definizione). Tornerà il "tombeur de femme" (prostatico impotente) o comanderà il razzista nordista (che tuttavia ha bisogno dei migranti per fare voti e dei "terroni" per diventar premier). E se fai notare queste cose davvero banali, sei dall'altra fazione, un troll, un fake, un corrotto al soldo degli avversari! Se, educatamente, fai notare al fanatico grillino che anche negli anni 90 l'Italia si innamorò di uno che prometteva la rivoluzione, la pulizia, il merito al potere, sei un piddino stipendiato. Se critichi il PD (se spari sulla croce rossa in altre parole) in realtà vuoi il ritorno di Berlusconi o sei vecchio, non rottamatore. Tutti pronti alla guerra Santa, ma incapaci di fare la raccolta differenziata. Tutti che vogliono cambiare tutto, ma incapaci di mollare la tastiera per andare all'assemblea di condominio a cambiare i citofoni rotti. Alle medie una volta si studiava Educazione Civica, quel fare qualcosa senza un tornaconto economico, un vantaggio privato, per il bene della collettività, ma nemmeno, per la giustizia, per la naturalità della cosa.Siamo italiani e abbiamo sostenuto e sopportato un ducetto per venti anni, il prostatico per altri venti, con in mezzo anni dell'insegnante di religione democristiana o la fatuità socialcraxiana. Piuttosto che infervorarsi contro il leader dell'altra fazione, sarebbe più utile chiederci che comunità siamo e che concrete speranze ci siano di intraprendere un discorso complesso e duraturo di ricostruzione economica, sociale e culturale. Ricostruzione, che con tutto il bene e il fanatismo che si possa riporre nei quattro Messia, non è per definizione realizzabile in una sola legislatura, pur intera, a cura di un solo uomo e senza l’appoggio e la collaborazione degli enti sovranazionali dei quali facciamo parte (e menomale, vista la nostra classe dirigente). Se non lo si fosse capito il fascismo finanziario dei burocrati UE, che ha distrutto la Grecia e ucciso uno dei progetti umani più belli, l’unione dei popoli in Europa, non lo si combatte né con invettive e slogan, né con le ricette da quattro soldi create ad arte sei mesi prima delle elezioni. NB: l'Italia, nei giorni della distruzione (non armata) della nazione greca, stava dalla parte dei distruttori, con un governo che, nominalmente, era della stessa parte politica delle vittime.