lelefantescorso

settimogiornodelduemilaundici


I SIMULACRI E LE COSEtitos patrikios Non ci aspettavamo che accadesse di nuovoeppure è di nuovo nero come la pece il cielo,partorisce mostri di oscurità la notte,spauracchi del sonno e della vegliaostruiscono il passaggio, minacciano, chiedono riscatti.Non temere Lestrigoni e Ciclopi...non temere, diceva il poeta,ma io temo i loro odierni simulacrie soprattutto quelli che li muovono.Temo quanti si arruolano per salvarcida un inferno che aspetta solo noi,quanti predicano una vita corretta e salutarecon l’alimentazione forzata del pentimento,quanti ci liberano dall’ansia della mortecon prestiti a vita di anima e di corpo,quanti ci rinvigoriscono con stimolanti antropòvoricon elisir di giovinezza geneticamente modificata.Come una goccia di vetriolo brucia l’occhiocosì una fialetta di malvagitàpuò avvelenare innumerevoli vite,“inesauribili le forze del male nell’uomo”predicano da mille parti gli oratori,solo che i detentori della verità assolutascoprono sempre negli altri il male.“Ma la poesia cosa fa, cosa fanno i poeti?”gridano quelli che cercano il consensosu ciò che hanno pensato e già deciso,e vogliono che ancora oggi i poetisiamo giullari, profeti o cortigiani.Ma i poeti, nonostante la loro boriao il loro sottomettersi ai potenti,il narcisismo o l’adorazione di molti,nonostante il loro stile ellittico o verboso,a un certo punto scelgono, denunciano, sperano,chiedono, come nell’istante crucialel’altro poeta chiese: più luce.La poesia non riadatta al presentela stessa opera rappresentata da anni,non salmeggia istruzioni sull’uso del bene,non risuscita i cani morti della metafisica.Passando in rassegna le cose già accadutela poesia cerca rispostea domande non ancora fatte.Traduzione di Nicola CrocettiPoeti greci del Novecentoa cura di Nicola Crocettie Filippomaria PontaniArnoldo Mondadori Editore 2010