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Quando la vita era più facile

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« Se Tu sei come me...In quel modo... »

Alta fedeltà...

Post n°150 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da leletps

Arriva in ritardo di un quarto d'ora, e questo significa che so­no stato nel pub a guardare lo stesso articolo per ben quaran­tacinque minuti. È spiacente del ritardo, anche se, tutto consi­derato, non è che proprio si profonda in scuse; ma non le dico niente al riguardo. Non è giornata.

« Evviva », dice, e fa tintinnare il suo bicchiere di vino e so­da contro la mia bottiglia di Sol. Un po' del trucco è venuto via col sudore, è un'altra giornata calda, e ha le guance tutte rosa; è deliziosa. « Che bella sorpresa. »

Io non dico niente. Sono troppo nervoso.

« Sei preoccupato per domani sera? »

« No. » Mi concentro nel cercare di spingere giù per il collo della bottiglia un pezzetto di limone.

« Hai intenzione di dire qualcosa, o devo tirar fuori il mio giornale? »

« Ho intenzione di dire qualcosa. »

« Bene. »

Agito la birra cosi diventa davvero limonosa.

« Di cosa mi devi parlare? »

« Vorrei sapere se vuoi sposarti o no. Dico, con me. »

Lei ride un sacco. « Ah ah ah. Ooh ooh ohh. »

« Guarda che dico sul serio. »

« Lo so. »

« Oh, beh, tante grazie, cazzo. »


«Oh, Rob, scusami. Ma due giorni fa eri innamorato di quella che ti ha intervistato per quel giornalino locale, vero? »

« Non esattamente innamorato, ma... »

« Dunque, scusami, ma non mi sembra che tu sia la persona più affidabile del mondo. »

« Mi sposeresti se lo fossi? »

« No, non credo. »

« Bene. Ok. Allora, si va a casa? »

« E adesso non mettere il muso. Si può sapere come ti è ve­nuta in mente questa storia? »

« Non lo so. »

« Sei molto persuasivo. »

« Ti si può persuadere? »

« No. Credo proprio di no. È solo che sono curiosa di sape­re come fa uno a passare, in due giorni, dal preparare dei na­stri per una donna, alle proposte di matrimonio a un'altra. Chiaro? »

« Chiaro. »

« Allora? »

« È solo che non ne posso più di pensarci tutto il tempo. »

« Pensare a cosa? »

« A questa roba. L'amore e il matrimonio. Voglio pensare a qualcos'altro. »

« Ho cambiato idea. Questa è la cosa più romantica che ab­bia mai sentito. D'accordo. Accetto. »

«Silenzio! Sto cercando di spiegarti.»

« Scusa. Va' avanti. »

« Vedi, io ho sempre avuto paura del matrimonio per via, sai, della palla al piede, perché voglio la mia libertà e compa­gnia bella. Ma mentre pensavo a quella stupida ragazza im­provvisamente ho capito che era il contrario: che se ti sposi con qualcuno che sai di amare, e ti sistemi, questo ti rende li­bero di fare altre cose. So che non sai cosa senti per me, ma io so cosa sento per te. So che voglio stare con te e che continuo a fare finta di no, con me stesso e con te, e così andiamo zop­piconi. È un po' come se firmassimo un nuovo contratto ogni due settimane o roba così, e non ne posso più. E so che se ci sposassimo, io la prenderei seriamente, e mi passerebbe la vo­glia di combinare pasticci. »

 


« E vorresti prendere una decisione di questo genere così? A sangue freddo? Se faccio questo, succede quest'altro, tac tac, e via? Non sono sicura che le cose vadano così. »

« Invece vanno così, vedi. Se anche si tratta di una relazio­ne, cioè di una faccenda sentimentale, non significa che non si possano prendere decisioni razionali. Anzi, certe volte ci si è addirittura costretti, altrimenti non si arriva a niente. Sai qual è stato il mio errore? Ho lasciato che a decidere fossero il fat­tore climatico e i muscoli del mio stomaco e un formidabile gi­ro di accordi in un quarantacinque giri dei Pretenders, ma so­no stufo e d'ora in poi voglio essere io a decidere. »

« Forse. »

« Cosa significa forse? »

« Significa: forse hai ragione. Ma questo non mi aiuta, o sì? Tu fai sempre così. Arrivi a chissà quale conclusione, e tutti gli altri devono adeguarsi. Davvero ti aspettavi che ti dicessi sì? »

« Non lo so. Non ci ho pensato, davvero. La cosa importan­te era chiedertelo. »

« Beh, me l'hai chiesto. » Ma lo dice dolcemente, come se sapesse che quello che le ho chiesto è una buona cosa, non priva di un suo significato, anche se non le interessa. «Gra­zie. »

 

N. Hornby

 
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