Post n°168 pubblicato il 26 Agosto 2014 da leletps
Il lancio di una moneta è ciò che si demanda al destino nell'attimo in cui tutto diventa complicato, come me. Complesso, come me. Difficile, come me.
Il lancio di una moneta, di più o meno valore, determina una scelta inconsapevole di ciò che vorremmo possa accadere o non possa accadere. Siamo sempre affetti da una sorta di incontrastato desiderio e mistero che non vorremmo mai svelare. Ed è la nostra vera scelta.
Il lancio di una moneta attrae in inganno le nostre volontà semplificando il destino.
Il lancio di una moneta assume un'importanza mostruosa e infinita. A volte è complice, a volte il nemico più assiduo da dover sconfiggere.
Il lancio di una moneta è positivo o l'esatto opposto.
Il lancio di una moneta è stato quello che doveva, poteva o voleva essere.
Il lancio di una moneta non è preventivato dal proprio destino.
Il lancio di quella moneta è stato infinitamente forte.
Post n°167 pubblicato il 10 Aprile 2014 da leletps
Anche oggi, con l'ennesima Marlboro che accendo, vedo consumare una parte dei miei polmoni, vedo allontanare i miei spazi. Analizzo la mia storia con il fato, approdo in una dimensione vuota, inconsolidata.
Mi sostiene quel filo di "attaccamento alla maglia" che, nell'inesistente mio tempo, raggiunge ancor più consapevolezza. Si tratta di un disegno raro e perfetto composto dai suoi occhi. Si tratta di una realizzazione artistica senza tempo. Ogni lacrima versata sprigiona orgoglio e distruzione, fatica e disillusione, amore e odio. Ogni mia lacrima versata è un qualcosa di nuovo. Nonostante tutto. Nonostante tutto.
I tasselli infiniti del puzzle sono finiti in terra. Bisognerebbe avere la forza di riposizionarli su un piano e ricominciare da capo. Non è tempo, non c'è tempo, non esiste tempo. Il tempo è una dimensione inventata dall'uomo per avere la possibilità di crearsi un alibi. I tasselli del puzzle sono infiniti. C'è bisogno di spazio. Nonostante tutto. Nonostante tutto.
Post n°166 pubblicato il 25 Settembre 2012 da leletps
Discuto con me stesso per la centomilionesima volta... Credo possa essere un record. Discuto del tempo passato che ritorna, di un fragile sorriso emesso senza troppo impegno, di un'utile mossa quanto inutile tentativo di far funzionare le cose. Ricco dentro, ma non basta. Mi nascondo in una scatola ben confezionata senza lustrini e nastri dorati. Una scatola semplice, colma di imprevisti e poche probabilità. Scatola con impressa una scritta in British Style: "Thank you for given us a great life"... Giornate lunghe e vuote o straordinariamente fitte di eventi senza tempo utile per. Per dire, per fare, per pensare, per gestire, per esagerare. Ogni verbo ha una storia dentro, un'illusione che aspetta la realistica parte che merita. Un'essenza poco essenziale ma utile alla causa. Non basta più una canzone dei The Frames per soffocare il grido disperato. Non basta più camminare sotto la pioggia senza coperture. Non basta più versarsi da bere che, comunque, "è sempre lì dove sai tu". Non basta più vivere di negazioni e sconcerto. Non basta accendersi premendo il tasto on. Pian piano ti rendi conto di cambiare e incominci a dar peso alle cose abbandonando quell'idea geniale di Dylan che in "Like a Rolling Stone" era scritta in poche e semplici parole:
When you got nothing, you got nothing to lose - Quando non possiedi nulla, non hai nulla da perdere.
Post n°165 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da leletps
Non esistono parole, immagini, sensazioni, pensieri o dettagli che permettano di distinguere il bene o il male. Non esistono situazioni identiche ad altre. C'è sempre una nuova storia che, anche dovesse ripetersi, non sarebbe mai, e dico mai, identica alle precedenti.
Esiste la certezza. Poca. Ma in quel poco di assolutà verità ci ritroviamo e proviamo a crederci nella maniera più totale. Il vero deriva dal nostro essere, non dalle percezioni altrui. Il vero deriva dal profondo, non dall'apparenza.
E in qualche modo si è persino costretti quasi ad annullarlo perchè sia credibile agli occhi di fronte ai nostri. Questa è l'aggravante allo stato percepito come colmo di paure del non essere sbagliato. L'aggravante del mio essere così stupidamente limpido di fronte al mio specchio.
Post n°163 pubblicato il 15 Luglio 2011 da leletps
Tutto è stato in un solo istante. E quando chiudo per un momento i miei occhi, l'immagine è ben definita anche se buia e concitata. E lì mi sono accorto di quanto per me il tempo sia un qualcosa di esterno al mio mondo.
Lontano dalla mia realtà.
Certo, lo quantifico in molte cose. Riesco a dargli un peso nelle particolarità. Il problema, semmai lo fosse, è che non ho mai la piena volontà per far sì che il tempo stesso sia una preroragativa della mia vita. Del mio essere non ho scadenze, non ho fretta, non ho aspettative, non ho ansie.
Ho solo una gran voglia di essere quello che sono, senza che il tempo possa in qualche modo pregiudicare il mio stato. Vero è che se ci sono obbiettivi si pianificano, se esistono progetti si cerca di realizzarli, ma senza il dover a tutti costi correre per paura di perdersi nel tempo.
Le coincidenze per essere vivi non vengono maturate col nostro tempo, ma solo con l'idea che qualcosa di nostro venga costruito per poterlo far esistere... nel tempo, quel tempo.
Post n°162 pubblicato il 09 Giugno 2011 da leletps
Ci ho pensato. Ci ho persino creduto. Tutto quello che ho fatto, l'ho eseguito in modo egoistico nei minimi dettagli, con la massima attenzione senza tralasciare alcun particolare. Volevo a tutti i costi raggiungere quel traguardo che sarebbe potuto trasformarsi nell'inizio di un qualcosa d'altro, di nuovo. Il percorrere una strada nuova insieme, accanto.
Con passi identici. Tenendo le mani una stretta all'altra attraverso un sentimento indissolubile.
Ho provato ad accorgermi che questa realtà sarebbe potuta esistere e che forse sarebbe esistita per sempre. Fino alla fine.
Ho scritto l'ennesima canzone anche ieri, che finirà certamente tra le altre decine accatastate in un cassetto della mia stanza colmo di vecchi ricordi e fotografie ormai ingiallite da migliaia di sigarette fumate da sempre.
Volto lo sguardo e trovo lo specchio di fronte a me e penso che non sia servito a nulla.
Tutto è stato inutile.
Per il futuro non c'è più nulla da pensare.
Appoggio sul piatto il 33 giri acquistato per pochi soldi ad un mercatino dell'usato, aziono il tasto on e, fermo ed immobile, ascolterò la prossima canzone. Accorgendomi di sentirmi incondizionatamente inutile...
Post n°161 pubblicato il 06 Aprile 2011 da leletps
Una lacrima delle mie potrebbe valerne mille di qualsiasi altra persona. Perchè sono anni, troppi anni che tengo dentro tutta questa rabbia, tutta questa voglia di libertà della quale ho bisogno per vivere, non per sopravvivere. E tengo tutto nel mio profondo più nascosto. Ho analizzato me stesso per molto, molto tempo... La mia non è mancanza di coraggio... è solo aver capito e vissuto quanto male fa... e non ho la forza per fare del male agli altri, in nessun modo, con nessun mezzo... Ho intuito quali siano i miei difetti peggiori affrontandomi di fronte ad uno specchio che il più delle volte mi è apparso vuoto... Le mie sensazioni sono più forti di quelle degli altri. Le mie emozioni si basano su cose definite da molti insignificanti. I miei brividi, i miei sussulti, le mie lacrime, la mia vergogna, i miei limiti, i desideri, sogni, pensieri... il destino. Il mio pianto non sarà quasi mai liberatorio. Il mio pianto non sarà mai la fine di qualcosa. Il mio pianto avrà sempre un senso fatto di ragione e di anima, di cuore, di ogni assurdo respiro. Il mio. Quello che oggi mi manca più di ogni altro giorno mai vissuto finora. E oggi non indosso nessuna maschera.
è sempre più spesso il dialogo principale e logico. Si fatica sempre di più a prendere coscienza della vera ragione che ha portato il mio "io" ad arrivare a questo punto. Ed è vero, vivere non è facile. Il sapore del difendersi ogni giorno nella propria vita ha un gusto troppo amaro per "abituarsi" a pensare che non sempre deve essere tutto così complesso e difficile. E arrivi ad accorgerti di quello che sei realmente, totalmente. Colmo di difetti che abbracciano il tuo mondo e ti spogliano di una semi-consapevolezza di essere una persona matura.
Il mio riflesso al vetro dei suoi occhi al primo sole di primavera non c'è stato. C'è distanza, come è giusto che sia. C'è silenzio, come è giusto che sia. C'è il peso che arriva quasi a toglierti il fiato.
In passato quantomeno esisteva un qualcosa o qualcuno in cui potevo rifugiarmi. Una distrazione, un nuovo mondo, un'evasione, una nuova ricerca.
Ora no... Tutto è fin troppo chiaro... Lei mi manca. Lei, strana e intrigante. E ne sono io l'artefice. Ho una gran fitta all'altezza del mio petto ogni qual volta non esiste un sorriso, quando le parole diminuiscono sempre di più, quando immagino i suoi occhi spenti a causa mia.
E adesso, di fronte al vuoto che ho davanti a me, scende l'ennesima stupida lacrima.
In una folle notte di marzo l'imprevedibile di fronte all'amico microfono, consapevole che la mia voce possa servire ad abbandonare l'idea di un tormento che si evolve nel ragionamento non adatto. Quello che percepisco non è comprensibile, forse nemmeno da me. I miei occhi si chiudono, il suono si propaga nella sala, la mia concentrazione è a livelli altissimi. Non confondo i miei respiri dai miei battiti, vengono perfettamente separati per la circostanza instabile e confusa in cui mi ritrovo. Il mio pensiero è soltanto Lei. Sempre Lei, costantemente Lei. E scende una fottuta lacrima che mi catapulta in una realtà non più parallela. Non ne sono capace. Io sono il mio destino. E se destino deve essere, così sia...
Si spengono gli amplificatori degli strumenti e il mio microfono ora tace... Torno a chiudere il tutto nella mia mente e, in una folle notte di marzo, salito in auto per rientrare a casa la radio passa la "canzone di oggi"...
Sono solo stasera senza di Te, mi hai lasciato da solo davanti al cielo vienimi a prendere mi vien da piangere, mi riconosci ho le scarpe piene di sassi, la faccia piena di schiaffi, il cuore pieno di battiti e gli occhi pieni di Te...
La ragione è la facoltà per mezzo della quale si esercita il pensiero. La ragione può essere pura, dura, critica, oggettivamente soggettiva, straordinariamente utile ad andare a fondo oppure toccare il fondo. La ragione non ammette controversie nella logica soprattutto nello sfiorare un sentimento che è forte, unico.
Il sentimento essenziale che stravolge l'idea dell'essere egoisticamente portato a dover ragionare per se stessi. Quel sentimento si chiama forse, faccio fatica anche a scriverlo, amore...
Ti toglie tutto, perfino il respiro. Ti riempie completamente, ogni attimo di vita. Non c'è ragione, non esiste logica.
Esistono i suoi occhi, gonfi di lacrime... di fronte ai miei, colmi di paure.
Ucciderei la mia anima ora per un suo sorriso che possa durare una vita.
Il destino è anche questo... l'attesa che tutto sia possibile.
E rimango nel vuoto più assoluto a farmi toccare dai primi raggi del sole di un nuovo anno...
Post n°157 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da leletps
Una fotografia può rivelare molte verità. In quell'esatto istante non esistono "confini". Quello scatto eseguito in una frazione di secondo coinvolge l'anima, assume forma, esalta i ruoli, produce emozioni, constata la realtà. Semplifica un mondo e cancella il resto. Aggiunge desiderio, sapore, intensità, voglia. Compone un puzzle di infiniti tasselli.
E l'obiettivo non è il risultato di un processo di pianificazione, ma l'oggetto che, favorito forse dal destino, ritrae e compone quell'immagine per renderla viva il più possibile.
Post n°156 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da leletps
La libertà, l'essenza e la musica rock. Faccio parte di quella schiera di persone che hanno nella propria vita delle priorità. Mi spaventano i progetti a lungo termine. Starei fermo ad osservare il mondo passare seduto di fronte al mio specchio senza pormi quesiti, senza entrare nelle difficoltà, senza precludere fantasia a quello che reputo importante. Tocco con la spada senza voler ferire. Tocco con penna e inchiostro un qualcosa da realizzare in un silenzio da trasformare in musica. Affianco il mio ego a coloro che riescono a dare un senso al mio essere. Anche, agli occhi degli "altri", in modo superficiale. Sono stanco, sono molto stanco.
Dover cambiare non significa voler cambiare. Dover essere non è voler essere. Diventare non è crescere. Apparire non è essenziale. Quell'essenziale ormai è visibile tanto nella mia anima, tanto nei miei occhi. Una priorità non si affronta, si vive. Le mie priorità non si confrontano. Si condividono...
Post n°155 pubblicato il 07 Febbraio 2011 da leletps
Eh già sembrava la fine del mondo ma sono ancora qua Ci vuole abilità eh, già il freddo quando arriva poi va via il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
Eh, già sembrava la fine del mondo ma sono qua e non c’è niente che non va non c’è niente da cambiare
Con un cuore che batte più forte la vita che va e non va al diavolo non si vende si regala
Con l’anima che si pente metà e metà con l’aria, col sole con la rabbia nel cuore con l’odio, l’amore in quattro parole… …io sono ancora qua!
Eh, già eh, già …io sono ancora qua!
Eh, già ormai io sono vaccinato, sai ci vuole fantasia e allora che si fa? eh, già riprenditi la vita che vuoi tu io resto sempre in bilico più o meno, su per giù
più giù, più su più giù, più su più su, più giù più su, più giù più su, più giù più su..
Con un cuore che batte più forte la vita che va e non va con quello che non si prende con quello che non si dà
Poi l’anima che si arrende alla malinconia poi piango, poi rido poi non mi decido cosa succederà?
Con un cuore che batte più forte la notte ha da passà al diavolo non si vende …io sono ancora qua!
Eh, già eh, già …io sono ancora qua! Eh, già eh, già …io sono ancora qua! …io sono ancora qua! Eh, già eh, già
Post n°154 pubblicato il 21 Gennaio 2011 da leletps
La mia corsa è iniziata con un duro allenamento ed ora mi ritrovo lì, sui blocchi di partenza pronto a scattare come una molla al suono dello sparo che darà il via a questa gara infinita. Non esiste razionalità, non esiste strategia, non esistono ragionamenti. Può esistere solo anima, passione, energia, cuore, voglia. Sono partito, rimango indietro rispetto al mio avversario, lo scruto con la coda dell'occhio, ma la mia attenzione mi porta a guardare avanti. Non ci sono intervalli. Sono passi, uno dietro l'altro, lunghi, veloci. Al rallentatore si vedono le gocce di sudore che abbandonano il mio corpo e brillano come fossero piccole stelle accese in una notte estremamente limpida. Riconosco l'obbiettivo, il traguardo. Mi accingo a far esplodere tutta la potenza che ho dentro, senza alcuna riserva.
Non trovo limiti, non esiste un pensiero in più.
Non posso sbagliare, non ora. Non devo sbagliare, non ora. Assumo la consapevolezza che è l'ultima occasione per salire sul gradino più alto del podio. Sugli spalti la folla impazzita si agita e urla a gran voce il mio nome. Sospinge quel mio sogno da realizzare quasi fosse il loro. Non sento la fatica, la stanchezza. I miei passi si fanno leggeri, sto quasi per prendere il volo tra uno slancio e l'altro. Sono vicino, sono molto vicino alla meta. Sarà una gara che si deciderà al fotofinish. Siamo appaiati, uno di fianco all'altro. Senza che nessuno voglia abbandonare l'idea di poter vincere. Stop.
Stasera a quanto pare sono ruscito ad inciampare ad un metro dall'arrivo.
Post n°152 pubblicato il 27 Dicembre 2010 da leletps
Solo. Solo a voler esserlo. Solo nel silenzio di questa assurda notte. Solo e avvolto in pensieri che distruggono anima e corpo. Solo nel desiderare quello che non posso avere. Non voglio avere. Solo nel desiderare che tutto svanisca in un soffio. Come se il destino lo manovrassi in maniera maldestra. Quasi come se il destino si ribellasse al mondo intravisto dai miei occhi. Sono solo. Sono solo un uomo che non accetta il suo nome, la sua vita, quello che lo circonda. Sono un pensiero che si conclude con un punto interrogativo.
Gli occhi di Lei sarebbero l'unica cosa preziosa che esista nel mio mondo. Gli occhi di Lei li immagino, li sogno e li sfioro col mio sguardo ogni attimo. Gli occhi di Lei osservano il mio mondo. Gli occhi di Lei mi accompagnano facendomi intravedere la strada giusta, la strada che dovrei percorrere. Gli occhi di Lei stanotte si rispecchiano in quella stella-pianeta che brilla tra milioni di altre minuscole luci. Gli occhi di Lei sono aperti di fronte ai miei. Gli occhi di Lei continuamente puntati su di me. E io, solo, non chiedo altro...
Post n°151 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da leletps
In quel modo, proprio in quel modo che non può essere trascurato. In quel modo simile alla perfezione. In quel modo diverso da migliaia di espressioni, sguardi e scene già viste e rivisitate nel passato. In quel modo affabile e straordinariamente magico. In quel modo a cui ti affideresti per l'intera parte mancante della tua vita. In quel modo così semplice, discreto, interessante, passionale, vero, unicamente raro, essenziale. E io vivo...
Post n°150 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da leletps
Arriva in ritardo di un quarto d'ora, e questo significa che sono stato nel pub a guardare lo stesso articolo per ben quarantacinque minuti. È spiacente del ritardo, anche se, tutto considerato, non è che proprio si profonda in scuse; ma non le dico niente al riguardo. Non è giornata.
« Evviva », dice, e fa tintinnare il suo bicchiere di vino e soda contro la mia bottiglia di Sol. Un po' del trucco è venuto via col sudore, è un'altra giornata calda, e ha le guance tutte rosa; è deliziosa. « Che bella sorpresa. »
Io non dico niente. Sono troppo nervoso.
« Sei preoccupato per domani sera? »
« No. » Mi concentro nel cercare di spingere giù per il collo della bottiglia un pezzetto di limone.
« Hai intenzione di dire qualcosa, o devo tirar fuori il mio giornale? »
« Ho intenzione di dire qualcosa. »
« Bene. »
Agito la birra cosi diventa davvero limonosa.
« Di cosa mi devi parlare? »
« Vorrei sapere se vuoi sposarti o no. Dico, con me. »
Lei ride un sacco. « Ah ah ah. Ooh ooh ohh. »
« Guarda che dico sul serio. »
« Lo so. »
« Oh, beh, tante grazie, cazzo. »
«Oh, Rob, scusami. Ma due giorni fa eri innamorato di quella che ti ha intervistato per quel giornalino locale, vero? »
« Non esattamente innamorato, ma... »
« Dunque, scusami, ma non mi sembra che tu sia la persona più affidabile del mondo. »
« Mi sposeresti se lo fossi? »
« No, non credo. »
« Bene. Ok. Allora, si va a casa? »
« E adesso non mettere il muso. Si può sapere come ti è venuta in mente questa storia? »
« Non lo so. »
« Sei molto persuasivo. »
« Ti si può persuadere? »
« No. Credo proprio di no. È solo che sono curiosa di sapere come fa uno a passare, in due giorni, dal preparare dei nastri per una donna, alle proposte di matrimonio a un'altra. Chiaro? »
« Chiaro. »
« Allora? »
« È solo che non ne posso più di pensarci tutto il tempo. »
« Pensare a cosa? »
« A questa roba. L'amore e il matrimonio. Voglio pensare a qualcos'altro. »
« Ho cambiato idea. Questa è la cosa più romantica che abbia mai sentito. D'accordo. Accetto. »
«Silenzio! Sto cercando di spiegarti.»
« Scusa. Va' avanti. »
« Vedi, io ho sempre avuto paura del matrimonio per via, sai, della palla al piede, perché voglio la mia libertà e compagnia bella. Ma mentre pensavo a quella stupida ragazza improvvisamente ho capito che era il contrario: che se ti sposi con qualcuno che sai di amare, e ti sistemi, questo ti rende libero di fare altre cose. So che non sai cosa senti per me, ma io so cosa sento per te. So che voglio stare con te e che continuo a fare finta di no, con me stesso e con te, e così andiamo zoppiconi. È un po' come se firmassimo un nuovo contratto ogni due settimane o roba così, e non ne posso più. E so che se ci sposassimo, io la prenderei seriamente, e mi passerebbe la voglia di combinare pasticci. »
« E vorresti prendere una decisione di questo genere così? A sangue freddo? Se faccio questo, succede quest'altro, tac tac, e via? Non sono sicura che le cose vadano così. »
« Invece vanno così, vedi. Se anche si tratta di una relazione, cioè di una faccenda sentimentale, non significa che non si possano prendere decisioni razionali. Anzi, certe volte ci si è addirittura costretti, altrimenti non si arriva a niente. Sai qual è stato il mio errore? Ho lasciato che a decidere fossero il fattore climatico e i muscoli del mio stomaco e un formidabile giro di accordi in un quarantacinque giri dei Pretenders, ma sono stufo e d'ora in poi voglio essere io a decidere. »
« Forse. »
« Cosa significa forse? »
« Significa: forse hai ragione. Ma questo non mi aiuta, o sì? Tu fai sempre così. Arrivi a chissà quale conclusione, e tutti gli altri devono adeguarsi. Davvero ti aspettavi che ti dicessi sì? »
« Non lo so. Non ci ho pensato, davvero. La cosa importante era chiedertelo. »
« Beh, me l'hai chiesto. » Ma lo dice dolcemente, come se sapesse che quello che le ho chiesto è una buona cosa, non priva di un suo significato, anche se non le interessa. «Grazie. »
Post n°149 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da leletps
Confondere il respiro con l'aria necessaria per sopravvivere. Le sensazioni diventano più marcate, eccessive. Io non ho mai capito o, forse, ho sempre riconosciuto l'idea di sfiorare il "capibile". Poi mi ritrovo in una fredda e limpida notte di dicembre ad osservare quello che ho dentro di me. L'esatta percezione di essere vivo, sentirmi in colpa e avere la coscienza a posto all'unisono. Quella lacrima che continua a scivolare sul mio viso è un misto di consapevolezza, desiderio e perfezione del destino. In una canzone che ascoltavo anni fa era compresa la frase "...avere il mondo in mano e poi perderlo" e rappresenta l'idea di essere "invincibili" per un istante solo e che svanisce in un soffio di fronte al complicato, al reale. So che puoi capire, se Tu sei come me...
Inviato da: chela04
il 09/11/2016 alle 07:35
Inviato da: cindy943
il 24/09/2015 alle 11:16
Inviato da: chela04
il 25/06/2012 alle 14:39
Inviato da: Odile_Genet
il 21/03/2011 alle 11:43
Inviato da: Odile_Genet
il 21/03/2011 alle 11:41