le mie corse

...sono incazzato...


Terremoto? Buttiamolo in politica. Sulla scia delle vecchie opposizioni della prima repubblica e per la verità anche della seconda, per le quali la prima calamità era l'occasione per dare addosso a chi governava, spesso a poche ore dai fatti, anche Beppe Grillo non s'è tirato indietro, l'altro ieri, attaccando la sismologia italiana e la protezione civile.
La pubblicazione è avvenuta alle 14.20 del 29 maggio, vale a dire a poco più di cinque ore dalla prima devastante scossa emiliana, con tanto di video del profeta Giuliani un tecnico dei laboratori del Gran Sasso. E lo studioso del radon, il gas il cui aumento d'emissioni sarebbe spia dei terremoti, non è andato tanto per il sottile: attaccando i sismologi«convenzionali»: «Sono incazzato, sono incazzato perché questi grandi personaggi dicono ancora delle stronzate e le stronzate che dicono fanno morire le persone! E nessuno ci mette a riparo!»Un intervento per la verità coerente con tutta la complottistica grillina degli ultimi anni dove, dall'ambiente all'energia, dalle tecnologie alla farmacia, c'è sempre una verità nascosta da urlare e una congiura da smascherare.Ancora un attacco sull'edilizia,sui capannoni crollati nel Modenese e nel Ferrarese dove, si coglie l'opportunità per interrogarsi, retoricamente, sulla proliferazione dell'edilizia per le attività produttive: «A cosa servono capannoni industriali vuoti? Spesso sono costruiti senza alcuna necessità per accedere ai fondi Ue. Perché mancano i controlli quando sono utilizzati? Di cosa sono fatti? Di sabbia e del sangue degli operai morti sotto le macerie?». Fra i tanti dubbi non si insinua quello più verosimile: quelle strutture sono la prima drammatica eredità della bolla immobiliare ormai scoppiata, altro che fondi europei.
Ma in questo caso la congiura, il complotto,la loggia coperta, il grumo di interessi svenirebbero come neve al sole.«Prima i rimedi e la messa in sicurezza del Paese, dopo, se ancora utili, Tav e grandi opere, no?», «Come fa, Passera, ministro, emerito tecnico, a non capire che potremmo rimettere in moto l'economia in modo uniforme, su tutto il territorio del Paese, ristrutturando, mettendo a norma, consolidando?». «Poi chiamano antipolitica il fatto che noi, tutti, sospettiamo che le grandi opere «servano» più alla politica che al Paese». Un'altra congiura, per fortuna.E voi?(weeb)