Le mie maschere

Il regalo più grande...


  
 Pensa Ottavia...piccola donna inquieta... ...pensa se si potesse scegliere la vita come si sceglie un abito... ...come si sceglie un regalo da far a se stessa... Vie Vetrine luminose. Offerte. Articoli di lusso. Un susseguirsi di visioni. Una vita da monaca... Le mani giunte nella preghiera. Certezze da prendere e tenere fra le dita, sgranandole come chicchi di melograno. Preghiere e cieli e ruvide lane sulla pelle.   ...Un’altra vetrina...Una vita da niente. Vita...da perdere d’un sol colpo, giocando ai dadi sotto una stazione della metropolitana... tra i treni che passano e le voci che si inseguono. Da perdere giocando con uno sconosciuto. Barando per il gusto di fregare l’altro dalle mani in tasca, lo sguardo vigile di chi vuol vincere la partita.... Oppure, oppure, una vita mansueta......all’ombra dei grandi alberi del giardino, fra tende di lavanda e odore di sapone. Una vita di amore fedele e pago degli sguardi dritti e franchi. Il rito degli inviti. Vino a tavola.Il gioco dei bimbi. Ricordi che rotolano da cuor e a labbra, prendendo le forme di un appagamento quieto. Continua a camminare...su queste strade umide di luci e pulite dal vento. Cerca, Ottavia....cerca ancora. Ecco. Qui. -Vorrei una vita nuova...- (chiedi...non avere timore) - ...Una vita che mi calzi bene addosso. La vorrei di un colore che mi sia consueto. Mi piacciono le tonalità della terra, i colori che sanno di sabbia e di sole, di zolle smosse e lavate dall’acqua e di foglie nuove e di cortecce spaccate...come labbra d’inverno. I verdi spenti, gli arancioni di tramonto, i rossi d’autunno, i marroni. Che non stringa....però...perché mi danno fastidio i lacci e le cinture. Vorrei una vita leggermente svasata sui fianchi. Di un morbido tessuto, che accarezzi i miei pensieri ad ogni passo. Una vita non troppo di moda, che io possa indossare per anni ancora, senza dovermi sentire ridicola. Come dice? Quella vita là, quella così luccicante? Oh, no! Nulla di così vistoso! Non credo di saperla portare con la sufficiente disinvoltura. ...Piuttosto, quella appoggiata vicino. Sì, quella... La posso provare? - (Guardati Ottavia, guardati in quello specchio lontano, ché solo la distanza ti darà giusta prospettiva)...  -....E poi gli accessori. Devono essere adatti. Me ne servono pochi. Ecco...vorrei... vorrei....per accompagnare questa vita...vorrei un’infanzia felice. Di zucchero e balocchi. Di giochi giocati. Di sogni avverati. Di sogni sospesi su funi d’argento. Di ponti sospesi e pensieri. E ancora vorrei...da indossare quando il freddo è più intenso... un nuovo abbraccio di mia madre. O meglio, lo stesso abbraccio di sempre... - I pacchetti son pronti. Stringili a te, il vento s’è fatto più forte. La gente si sfiora a passo svelto...mentre va verso casa. Tu...dondolando sui fianchi ti allontani, sazia del sogno e di questo piccolo giocare con le parole che non costa nulla, solo l’emozione ed il brivido  crudele di spogliarsi ancora una volta davanti a sguardi vestiti. Tanto...un foglio di carta puoi sempre gettarlo nel fuoco del camino ed illuminare con questa fiamma lo sguardo di tua figlia, ...dopo che le avrai raccontato l'ultima favola della sera...