Tana del Leprecano

Black Hole Sun -1


In uno dei suoi ultimi post, Duffo citava una frase di Bassani che dice “è dove il sole batte più forte che l’ombra è più nera”. Proprio vero, tanto che alcuni dei film più inquietanti della storia invece di svolgersi nella penombra delle case gotiche scelgono di terrorizzare lo spettatore mostrando orrori in pieno sole. Ecco quattro esempi: La casa dalle finestre che ridono (1976). Il titolo del classico horror padano di Pupi Avati viene pronunciato sottovoce, nel timore di risvegliare , il pittore delle agonie e le sue folli sorelle. Il sole placido del Polesine scandisce l’inarrestabile discesa agli inferi del protagonista. Fino alla sorpresa finale. L’ultimo uomo della terra (1964). Tratto da “Io sono leggenda” di Matheson. Vincent Price è l’ultimo umano in un mondo dominato dai vampiri. Girato all’Eur, è uno spettrale viaggio tra gli spazi assolati e deserti del quartiere più horror e metafisico di Roma. Non aprite quella porta (1974). Il primo, non i sequel o il remake. Faccia di cuoio, seghe elettriche, ganci da macellaio. Il nonno e il suo martello. Sudore e degradazione sotto il sole del Texas. Uno dei film che hanno creato il concetto di new horror: sangue e un senso di depravazione che pervade una storia di tare familiari e cannibalismo. The Wicker Man (1973). Cultissimo degli anni ‘70 inglesi recentemente sottoposto a remake da Nicholas Cage. Un poliziotto supercattolico arriva in un’isola popolata da una comunità di neopagani dediti a riti sessuali e al culto degli elementi. L’orrore si genera poco a poco, man mano che la natura bizzarra degli abitanti dell’isola si rivela sempre più malvagia. Il disco solare è oggetto di culto e accarezza i corpi nudi delle adolescenti nei cerchi sacri. Mentre l’uomo di vimini attende lo straniero per dargli un caldo abbraccio. Vi basta?