...fini la comédie

La leggenda del "Nontiscordardime" messaggero d'amore...


Cari amici rieccomi a voi..manca pochissimo al Natale e quale occasione migliore per una bella favola...venite con me e... buona lettura a tutti....
"Le favole sono di tutti, grandi e bambini. Le favole nascono per volare lontano,per toccare il cuore della gente.Le favole si amano, si raccontano, si vivono,si sognano...è il mondo incantato che vivedentro di noi, è il desiderio dei grandi dirimanere magicamente bambini, è ilsogno che sa di fantasia e speranza,di fate e folletti, di mondi incantati e pensieri buoni..."Greta Blu
Un tempo, in un regno prospero e felice, la giovane Daina abitava con la madre ormai vecchia in una piccola capanna  dipinta di bianco, sul limitare di un campo di grano, vicino ad un ruscello che scorreva gioioso, alla quieta ombra  di alberi secolari. Era bello in inverno, coi severi alberi spogli,  i rami immobili contro il cielo grigio e i bruni campi silenziosi dove volavano pigramente i corvi dalle nere, lucide ali.  Ed era bello in estate, sotto le fresche foglie luccicanti dove tubavano le colombe innamorate l'una dell'altra,  accompagnando con il loro linguaggio d'amore il lieto scorrere del torrente d'argento.
Le donne andavano a riempire di purissima acqua i loro secchi in quel luogo incantato, ed i viandanti si sedevano per riposare e parlare con Daina, flessuosa, dolce e paziente  come l'animale di cui portava il nome. Ella lavorava filando alla rocca tessuti leggeri e preziosi per le ricche signore del regno e sognava, filando, i suoi sogni, il bel viso piegato sotto il peso dei lunghi capelli neri, raccolti sul capo  in una treccia splendida, degna di una regina, i grandi occhi liquidi e scuri levati talvolta ad osservare fiduciosi chi  voleva fermarsi a parlare con lei. Un giorno, uno dei viandanti la informò che il Nobile Signore, padrone del regno, stava  visitando tutte le terre  che gli appartenevano, e quindi certo sarebbe giunto anche lì. Turbata - senza nemmeno  ben capirne la ragione - per la prima volta nella sua breve,  placida vita, Daina corsedalla madre, per chiedere alla saggezza di lei quale mai vestito dovesse indossare per rendere omaggio al loro Signore.
Quanto ai gioielli, la scelta era obbligata. Daina e la madre  erano molto povere, vivevano del lavoro della fanciulla, e non possedevano che la piccola capanna bianca dove vivevano ed uno splendido gioiello, un grande zaffiro  che racchiudeva in sé tutti i tenui bagliori del cielo,  incastonato in una montatura degna di un re. Quello zaffiro era appartenuto ad un possente signore  del regno, che in anni ormai lontani aveva amato la madre di Daina, bella allora come ora la figlia, e poi l'aveva abbandonata, lasciandole in dono la piccola e quel gioiello prezioso. La madre, sgomenta per il turbamento  della figlia, pregò in silenzio perché la storia non si ripetesse, perché alla fanciulla così ignara fossero risparmiati il dolore  dell'abbandono e del disinganno, le lacrime dello struggimento e della solitudine, ma ben sapendo che ogni cosa è già scritta,aiutò comunque la sua bella figlia ad acconciare i lunghi capelli neri e ad  indossare un abito bianco come l'alba del mattino, fermandole sul seno il gioiello azzurro  colore del cielo. Finalmente il Nobile Signore passò davanti alla piccola casa di Daina, che attendeva tremando, ma, anche se vide la graziosa capanna dipinta di bianco,  la giudicò troppo piccola per prestarle attenzione e passòoltre senza badare alla bellezza di quell'angolo fatato; era estate, ma preso dai gravi pensieri del suo regno,egli non vide le lucide foglie dei grandi alberi, non udì il richiamo amoroso dei colombi innamorati, non fu attratto dal fresco gorgoglio del ruscello d'argento.  Daina però nonpoteva tollerare il pensiero di non aver reso alcun omaggio  al suo Signore. E così, in un gesto dettato da inconsapevole orgoglio, poiché anche nelle sue vene scorreva nobile  sangue, e dalla  delusione di un'inconfessata speranza,  lanciò verso il Principe il suo prezioso gioiello di cielo.  Indifferente, il Principe passò col suo cavallo là dove il gioiello era caduto, e dietroa lui gli infiniti zoccoli dei cavalli  di tutto il suo seguito numeroso. E il bello zaffiro si frantumò in numerose piccole schegge di luce azzurra, che riflettevano  il sole. Fu una dea pietosa che passava di lì a trasformare quelle schegge in migliaia di piccoli fiori azzurri, cui venne dato il nome di "non ti scordar di me" perché il ricordo del gesto orgoglioso e gentile della piccola Daina  non andasse del tutto perduto.
 dal web
 Colgo l'occasione per formulare a tutti, redattori,amici e ospiti i migliori auguri per un felicee sereno Natale...e se me lo consentite vorreifarne uno particolare alla nostra Liliana, che ha saputo creare e far crescere  con bravura,passione e capacità questo meraviglioso blogdel quale sono onorato farne parte comeredattore...grazie di cuore! Affettuosamente un abbraccio....