...fini la comédie

STORIA DI MARTA


E sono di nuovo fra voi, amici carissimi.E come la prima volta provo una fortissima emozione.Sarà perchè questo luogo suscita sempre emozioni, e forse un poco anche per la storia che sto per narrarvi.Questa volta, vi porto nel mio mondo lavorativo, un mondo dove la gioia e la sofferenza convivono. Dove le vittorie e le sconfitte sono sorelle. Vi porto nel mio ospedale.L'anno scorso venne da me una ragazza, ed è di lei che stasera voglio parlarvi. Di una ragazza di venti anni che ha messo l'amore davanti alla sua stessa vita.Questa, amici miei è "la storia di Marta". Il video è dedicato a lei.Con infinito affetto.Daniela    Marta è un nome fittizio. Ma la sua storia è reale e tragica.Circa un anno fa venne da me una ragazza di ventidueanni, alla quale era stato riscontrato un cancro dell’uterogià in forma avanzata.Era stata operata e le avevano asportato l’utero. A ventuno anni, Marta già sapeva che se ne fosse uscitaviva, non avrebbe mai potuto avere figli.Erano seguiti cicli di chemioterapia che l’avevanodebilitata, distrutta sia fisicamente che psicologicamente.Non solo si sentiva privata del suo diritto di donna di concepire una nuova vita, ma si sentiva ancheprivata della sua femminilità, di quelle piccole cose chesono importanti a tutte le età, ma che a venti annisono fondamentali.La perdita dei capelli, la pelle disidratata, tesa su unvolto che aveva perso ogni espressività, su un corposempre più magro…Venne da me quando dopo tante cure effettuate,gli esami praticati mostrarono che il cancro non era stato debellato, ma che aveva colpito altri organi.La rivedo davanti a me, quando arrivò la primavolta, accompagnata da Marco, il suo ragazzo che nonl’aveva mai abbandonata. Piccolina di statura, congrandi occhi castani colmi di disperazione.”Mi aiuti per favore! Nessuno mi ascolta!! Vogliono che io continui con la chemio…ma io nonne posso più. La “bestia” mi sta divorando dentro..lo sento! Voglio essere operata. Voglio risolvere il problema…o non farò niente più!”Parole confuse, sofferenza, scoraggiamento…tuttoin quello sguardo.Così iniziò il nostro rapporto.Trascorsi giorni e giorni a studiare le sue cartellecliniche, soffermandomi sull’intervento che avevasubito, sugli esami derivanti dai tessuti analizzati.Studiai le TAC, le Risonanze Magnetiche praticate,le cure a cui era stata sottopostaNon mi reputo migliore di altri, ma magari qualcosapoteva essere sfuggito, e se volevo aiutarla davvero,dovevo avere tutti gli elementi per farlo.La tenni ricoverata due settimane.In quei giorni ricominciammo da zero.Tutti gli esami, tutte le visite, le consulenze necessarie.La situazione era gravemente compromessa, manonostante questo, io decisi che avrei provatoad aiutarla. Avrei cioè sottoposto Marta ad un altrointervento chirurgico.Marta era sola. I suoi genitori erano morti da anni,non aveva fratelli, né sorelle. Solo una vecchia nonnache non era in grado di prendersi cura di lei, poichénecessitava essa stessa di cure e di attenzioni.Marco era il suo unico appiglio, il suo stimolo acontinuare a vivere, il suo ragazzo un po’ strano,un artista di strada, dall’abbigliamento quanto menostravagante, ma che l’amava sinceramente.Mi facevano tenerezza solo a guardarli.Lui che cercava di farle coraggio, lei che gli nascondevai dolori che provava, e che pure spesso, eranolancinanti, ma Marta cercava di mostrarsi fortee coraggiosaFu questo a conquistarmi, più di qualsiasi altracosa, desideravo aiutare quella ragazza.
Nelle settimane che trascorse in ospedale, nelle lungheore di solitudine e di paura, quando Marco non le era vicino, l’unica sua distrazione era ascoltare musica. Diceva che la rilassava, che la portava indietronel tempo, quando era una ragazza come tante, quando poteva ballare, cantare, sognare..Marco le portò un PC portatile.Non poteva collegarsi ad Internet, ma io le diediuna penna USB dove avevo copiato le musicheche più immaginavo le potessero piacere.Poi un giorno, su quella penna le copiai i miei video.Marta ne rimase incantata. “E’ come vedere un film!”mi diceva entusiasta.Naturalmente i suoi video preferiti erano quelli romantici.E così, la settimana scorsa, giungemmo al giorno dell’intervento.Lei era serena. Mi disse: “Questa è la mia ultima chance. Se mi va bene, posso tornare a vivere..posso pensare a un  futuro con Marco.Se non va bene…per lo meno ho tentato.”“Marta, io farò tutto il possibile. Lo sai.Ma tieni presente che potrebbe non essererisolutivo…e non dimenticare le complicanzeche questo intervento ti porterà.Sei davvero consapevole di tutto?Ti ho spiegato tutto quello che può accadere?Sei davvero sicura di voler tentare?”“Assolutamente si. Ma prima di entrare in salaoperatoria vorrei dirti alcune cose….”Mi sedetti sul letto accanto a lei.“Ti ascolto, Marta. Cosa  vuoi dirmi?””Marco….lui soffrirà se le cose non andasserobene…io gli ho spiegato che è ciò che voglio,ma lui, pur di avermi ancora con sé, pur di vedermiviva, non vorrebbe rischiare, vorrebbe che iocontinuassi con quella maledetta chemio..che forse mi allunga un poco la vita,ma che mi distrugge completamente.Vorrei che lui capisse che questa è la “mia scelta”.E che se io non ce la facessi, lui non deve rimpiangermi ma ringraziare per i giorni che abbiamo avuto, e poi ricominciare a vivere…”“Marta! Ma queste non sono cose che posso dirgli io!Sono cose vostre private. Io posso parlargli perspiegargli esattamente l’intervento che effettueremoe le conseguenze che ne deriveranno…di più…non posso”.Lei assentì e sorrise.La salutai abbracciandola stretta.”Ci vediamo in sala operatoria, piccola!”Mentre stavo uscendo dalla sua stanza, lei  mi richiamò.”Me lo fai un regalo?”“Dimmi cara, cosa posso fare per te?””Me lo fai un video? Uno tutto per me?
Un video dove ci sia l’amore che io e Marco proviamo l’uno per l’altro, dove ci siano i miei momenti bui..il dolore…un video con Marcoche rimane solo, ma che comprende chealla fine tutto ricomincia…ho già scelto la musica.”In quel momento le avrei promesso qualsiasi cosa.Le sorrisi e le dissi che avrei fatto un video meraviglioso dedicato a lei, ma dove ci sarebbe stato l’amore che trionfava sul male..Lei sorrise contenta.
In Sala operatoria eravamo tutti consapevoliche in quel momento si stava decidendo del futurodi una ragazza di venti anni.Non vi descriverò l’intervento. Impossibile, e per inon addetti ai lavori, anche incomprensibile.Ma posso dire quello che trovammo.In gergo la chiamiamo “pelvi congelata”.In parole povere significa che il cancro aveva invaso tutto l’addome, infiltrandosi ovunque e rendendo impossibile intervenire.Aprire e chiudere.Tutto quello che potemmo fare.Io non ebbi il coraggio di parlare con Marco.Lasciai che fosse un mio collega a farlo.Marta è morta ieri sera.Fino all’ultimo ha tenuto la mano di Marco stretta fra le sue.Io sono rimasta accanto a lei. Non potevo lasciarla.Lei era rassegnata. Non soffriva. I suoi occhi erano limpidi. Poco prima della fine si è voltata verso di me e ha mormorato:”Dottoressa! Ricordati il mio video…mettici Marco che è triste…per un po’…ma che poi ricomincia a vivere…”Il suo ragazzo piangeva e la teneva stretta.Poi sono venute le ultime ore. Le più terribili.Quelle in cui avverti che lei se ne sta andando…via per sempre.Questa è la storia di Marta.Una delle tante fra quelle che mi capitano tutti i giorni. Ma è anche la storia di una ragazza coraggiosa che ha pensato di più al dolore del suo amore piuttosto che al suo.Farò questo video.Sarà il mio omaggio a questa ragazza che mi era entrata nel cuore, che ho tentato di salvare e non ci sono riuscita.Una sconfitta che fa male.Passeranno i mesi prima che io riesca a dimenticare Marta, i suoi occhi, le sue canzoni, il suo immenso amore per Marco, la sua dignità nella morte.