...fini la comédie

Il canovaccio...


  
 Buonasera Liliana , buona sera amici redattori, amici tutti. Con la stessa commozione  di sempre sono qui a raccontarviuna sempice storia di gratitudine  inaspettata, che mi ha lasciato un meraviglioso ricordo...  
 Basta niente ,a volte , a riportare alla memoria  qualcuno che è entrato per caso nella vita e ci ha lasciato un ricordo.  Oggi mi è capitato in mano un canovaccio da cucina, ormai consunto dall'uso e sbiadito nei colori che  dovevano essere bellissimi,  al centro un grande croco fucsia, con stami e pistilli quasi invisibili, quasi l'avessi fatto apposta. Fuori , nel prato che ha goduto, in questi giorni ,di un inizio ,fuori tempo e  fuori luogo ,di primavera, stanno fiorendo i primi crochi... forse resisteranno alle nuove prossime annunciate nevicate e torneranno a rallegrarmi gli occhi, mentre una dolce  malinconia mi accarezza il cuore.Guardo  il canovaccio.... 
    Me lo vendette un marocchino tanti anni fa, quando  si contavano  gli immigrati maghrebini, e  vivevano vendendo piccoli oggetti. Ho  rivisto quell'uomo, direi quell'ometto, tanto era mingherlino, sembrava un  vecchio, ma non lo era... distrutto dalle fatiche di una vita dura e triste, lontano dalla sua terra e dalla sua famiglia. Lo trovai  sotto il portico di casa, seduto per terra, appoggiato ad un pilastro....mi rassicurò dicendo di essere entrato  perchè aveva visto il cancello aperto e la curiosità l'aveva indotto ad avventurarsi. Stanco, sfinito dal caldo e dai passi si era fermato all'ombra a riposare. Capii subito che era  male in arnese, mi svanì l'apprensione, lo aiutai ad alzarsi  e lo invitai a prendere posto su una sedia più confortevole e ci volle parecchio a convincerlo, voleva tornare a  terra... Mi disse di aver molta sete e  mi chiese di barattare un bottiglia d'acqua con qualcosa di suo, molto dignitosamente. Lo invitai a d  entrare , per mangiare con noi, cortesemente  accettò di dividere il pranzo, ma volle rimanere fuori in disparte... rifocillato decise di riprendere la sua strada, dopo avermi offerto quel canovaccio  col croco , che accettai per non offenderlo e gli comprai altra roba. Felice mi raccontò come al suo paese, da crochi come quello, ricavassero il prezioso zafferano, un lavoro lungo giorni e giorni, che impegnava intere famiglie, ma rendeva pochissimo nonostante  lo zafferano abbia , sui nostri mercati, un prezzo molto elevato.  
 Quell'ometto mingherlino divenne il mio amico del venerdi, gli chiesi perchè avesse scelto quel giorno e mi disse...col pesce vado sicuro... motivi religiosi.  Veniva, mangiava, prendeva l'acqua e mi portava sempre nuovi asciugamani, poi si tratteneva a raccontarmi di se, della sua famiglia, del suo paese e dal desiderio di poter tornare un giorno, quando avesse fatto qualche soldo. Passarono le settimane, estive, arrivò l'autunno e di tanto in tanto il venerdi lo aspettavo invano e , quando ricompariva lo vedevo sempre più piccolo e vecchio. Mi disse che si era ammalato di stomaco e che si stava indebolendo, piangeva , doveva ricoverarsi per cure, ma non aveva denaro, il poco rimasto lo conservava per i figli.  Ricordo di aver faticato non poco a farlo salire sulla mia auto,  gli diedi del denaro  dicendogli che era un prestito e lo accompagnai io stessa alla stazione. Passò l'autunno, venne l'inverno ,uno di quegli inverni rigidi, con tanta neve e del mio amico nessuna notizia, pensavo a lui di tanto in tanto, chiedendomi quale fosse stata la su sorte.  
 Ricordo , era gennaio perchè le giornate incominciavano ad allungarsi,un tardo pomeriggio nevoso e freddo, raccolti attorno al camino sentimmo un bussare insistente ai vetri. I vetri appannati mi impedivano di vedere , con la mano aprii una visuale ai miei occhi stupiti.. Che ci faceva lì il mio amico  marocchino in una sera da lupi, come quella, alla mia porta? Subito aprii e lo invitai ad entrare perchè si scaldasse e mi raccontasse di se, dopo tanto tempo... Come al solito rifiutò, mi prese la mano per farmi uscire, me la baciò e poi mi diede una carezza dicendomi:" vengo dall' ospedale, non sono guarito, domani con aereo vado a casa, dovevo salutarti per dirti grazie, tu sei stata mia amica ed io ti voglio bene.... Piansi, come piansi a quelle parole , alla vista di quell'ometto mingherlino e malato che  aveva fatto nella neve quasi sei km per venirmi a salutare e per dirmi che non poteva restituire il denaro.  Quale denaro? Chi ci pensava più, quel gesto mi aveva ripagato cento volte. Lo portai al treno e lì mi abbracciò, le nostre lacrime si ghiacciavano, lo vidi sparire e non seppi più nulla di lui, ma il suo ricordo mi è ancora vivo nella mente....  Nell'armadio della cucina c'è ancora una bella pila di canovacci colorati....e lui è lì!!!!!! La luce del mattinoha inondato i miei occhi:questo è il tuo messaggioal mio cuore.Il tuo viso si è chinato su di mei tuoi occhi guardano nei mieie il mio cuore ha toccato i tuoi piedi. RabidrahathTagore  
  Ringrazio tutti per avermi  seguita con affettoUn grande abbraccio per voi!!!Giovanna