...fini la comédie

" Antarctica "


 Novembre 1957. Mentre la spedizione giapponese al Polo Sud sta terminando il suo compito, la rompighiaccio Sôya, che deve dare il cambio al Primo gruppo, sta faticosamente arrancando attraverso il pack. Il gruppo di punta della Prima spedizione è composto dai dottori Ushioda e Ochi, particolarmente legati alla muta di 15 cani husky con cui esplorano la zona loro assegnata. L'aereo riesce ad atterrare alla Base Showa e si procede immediatamente al trasferimento degli scienziati sulla nave. I cani rimangono legati alle catene in vista dell'arrivo del Secondo gruppo. Ochi, per impedire che scappino - come ha tentato di fare Anko - stringe un poco di più i collari. 
 Una volta a bordo della rompighiaccio però, gli eventi precipitano: la calotta impedisce più e più volte l'avanzata della nave verso la base e il tempo peggiora costantemente. Come se non bastasse, una delle quattro eliche è fuori uso e un timone non risponde perfettamente ai comandi. Il comandante decide di rinunciare all'impresa e di ritornare in patria. A nulla valgono i disperati appelli di Ushioda e di Ochi per riportare i cani sulla nave con l'aereo: l'acqua potabile sta scarseggiando e tutto il carburante disponibile deve essere utilizzato per far funzionare i dissalatori. Ushioda arriva a proporre di sopprimere i cani col veleno, ma il comandante - per lo stesso motivo - non autorizza il viaggio. I cani sono abbandonati, 
  mentre la nave inverte la rotta. E' il 14 febbraio del 1958. Pieno inverno. Dopo aver aspettato invano i padroni, i cani tentano di liberarsi dalle catene: ci riusciranno solo in 8: Riki, Anko, Shiro, Jack, Deri, Kuma, Taro e Jiro (questi ultimi sono due fratelli). I rimanenti sette verranno ritrovati ancora legati, morti di fame e di gelo.Guidati da Riki, il capobranco, i cani si avventurano sul pack in cerca di cibo, misurandosi per la prima volta con il terribile ambiente antartico senza l'aiuto degli esseri umani. Esseri che hanno servito per tutta la loro vita e che ora li ripagano nel modo più atroce, abbandonandoli a loro stessi. Uno dopo l'altro trovano la morte nel deserto di ghiaccio: solo Taro e Jiro riescono a superare l'inverno. Intanto, tornato  
 in Giappone, Ushioda è tormentato dal rimorso e, lasciato l'insegnamento all'università, di dedica all'allevamento dei cani. Non trova comunque pace e appena ne ha la possibilità torna al Polo Sud con l'amico Ochi, aggregandosi alla spedizione che parte dal porto di Tokyo nel novembre del '58.I loro incubi trovano un'agghiacciante conferma alla Base Showa: 7 dei 15 cani sono ancora legati alle catene, non essendo stati capaci di liberarsi. Ma proprio quando la disperazione si fa insopportabile, Ushioda scorge due macchie scure all'orizzonte: Taro e Jiro. La diffidenza dei due cani verso i padroni si scioglie quando Ushioda li chiama a sè, con le lacrime agli occhi: l'abbraccio che ne segue cancella mesi di sofferenza e di rimorsi. 
 Un capolavoro di rara bellezza, tutto il film è un'unica poesia, le cui parole lasciano posto alle immagini, a volte anche crude, che ti arrivano dritto al cuore, e la musica di  Gregorian & Vangelis talmente tanto bella da fare immergere completamente nella dis-avventura di 15 cani, alcuni pezzi straordinari, tra tutti l'aurora boreale e poi, quell'indimenticabile finale, Un film dove le lacrime sono venute da sole, un susseguirsi di emozioni dove i  soli 2 cani sopravvissuti, dopo aver vissuto una stagione al freddo, di stenti, vedendo i loro compagni morire, sono diffidenti verso chi li ha così tanto delusi e traditi ma il bisogno d'amore e l'affetto verso il padrone non si scorda, e così, basta un semplice urlo TARO E JIRO, per far riunire ciò che l'uomo stesso aveva diviso.