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Messaggi del 22/03/2014

Il difficile sentimento del Perdono

Post n°623 pubblicato il 22 Marzo 2014 da picciro

Carissimi Amici miei, felice d'essere ancora una volta con voi..in questa accogliente casa.

E visto che siamo in tempo di Quaresima..vorrei proporvi alcune riflessioni sul Perdono..l'occasione è davvjero ghiotta!
Sono stata qualche giorno fa in un'oasi di pace dove si discute sul senso di alcuni cardini su cui poggia la nostra Fede..ma va da sè che potremmo trasportare il tutto anche nella nostra vita, laicamente condotta, il che..non guasta!

E parto dal significato della parola, dal latino medievale che significa DONARE, col prefisso Per che è un rafforzativo, dunque un IPERDONARE senza giustificazione.



 

Dicevo allora..il Perdono..e questo periodo è il tempo favorevole per discutere di ciò..pensando all'estremo atto sulla croce!
Una cruciale domanda..Perchè è tanto difficile..ammettere il Perdono? Nell'atto del riceverlo e del donarlo?

Esso costituisce una sorta di eroismo, di protagonismo nell'atto del regalarlo ma, accettare di essere perdonati, è più difficile perchè vorrebbe significare ammettere il proprio peccato. L'accoglienza del perdono, l'accettare d'esser perdonati, ammette una diversità d'immagine che non è quella che gli altri vedono di noi. Riconoscerlo non è facile ma con esso ci viene data la possibilità di vedere in noi stessi. E questo magari ci disturba..perseverando in uno spazio di falsità. Se potessimo compiere questo sforzo di presa di coscienza, potremmo accoglierlo e riversarlo anche al di fuori di noi. Prima di poter perdonare gli altri, abbiamo bisogno di perdonare noi stessi!

A questo proposito, esso ci impone uno stop per riflettere su quello che stiamo vivendo e stiamo diventando perchè non possiamo nasconderci che, col trascorrere del tempo..ogni giorno, accade qualcosa in noi e fuori di noi che ci modifica e una riconciliazione con noi stessi e con gli Altri, ci darebbe la possibilità di ragionare sulla realtà, sui nostri fallimenti e frustrazioni che ci avviliscono. Ci perdiamo magari, in discorsi  su quello che avremmo potuto fare meglio, dunque sulle occasioni perse che come si sa, non tornano indietro. Ma questo ci schiaccia, sotto il peso di un macigno, costituito dal fatto di non saper perdonare noi stessi, quando invece occorre mettere armonia nei nostri giorni. Dunque, esso offre  un'opportunità per riscattare il passato e per sperare in futuro armonioso. Una sorta di conversione per vedere il futuro con un altro sguardo. Cominciare dal passato per riportarla nel futuro. Come è possibile? Ci si potrebbe chiedere. In effetti la storia nostra resta! Per questo, il Perdono che vuole operare sul passato, ci sembra una follia. Noi riteniamo che solo il presente è operabile, mentre il Perdono pretende la trasformazione del nostro sguardo sul passato.
Esso non passa, è presente perchè tutto in noi porta i segni del tempo trascorso, di quello che siamo stati, ma si corre il rischio di ritrovare giustificazioni e questo potrebbe essere pericoloso, in quanto, potrebbero fungere da alibi. Del tipo: Mi sono comportato così..perchè da piccolo ero picchiato..
Il passato deve essere congedato, prima riconoscendone gli errori per non ripeterli, anche se quest'opera richiede il pagamento di un prezzo, pagato il quale, si può attendere un futuro come dono.

                      Perchè il Perdono risulta così difficile?

Sarà per caso che ci mette a disagio la sua gratuità?
Abituati come siamo al contraccambio, ci risulta difficile credere all'esperienza di gratuità assoluta che è il Perdono, ci imbarazza, ci sembra impossibile e nulla di quello che ci viene offerto sembra possibile senza corrispettivo. Ci risulta difficile vivere il Perdono perchè ci sembra un atto di ingiustizia? Ci si potrebbe convincere di un ragionamento del tipo: Se ti perdono mi sento responsabile del male che eventualmente, potresti fare...domani! E così giustificahiamo il nostro non Perdono.
Va da sè che non vuol dire "dimenticare" ma un dovere di memoria, che può coesistere col Perdono. E se pensiamo alle Parabole, l'atto più ingiusto lo compì quel padre che perdonò il figlio scellerato, colui che lo abbandonò e poi a lui ritornò pentito.




Il Perdono come atto di "ingiustizia", secondo i nostri parametri, secondo i quali essere giusto e misericordioso..ci sembrano due condotte in antitesi, una contemporaneità che ci sembra..follia.
Potrebbe essere che il Perdono sia ciò che rende giusta..la Giustizia? Sarebbe possibile porsi dalla parte delle vittime..non con fare da carnefice?
Lo stesso Giovanni Paolo II,  aveva invocato.. l'idea. Ma la nostra idea di giustizia, non arriva mai a tanto mentre invece, il Perdono è solo un'ingiustizia apparente!

 


Il Perdono ammette e pretende anche una situazione di rinascita..ma noi facciamo fatica a credere di poter rinascere! Come può un rapporto malridotto ..rinascere? Come si può ritornare nel grembo materno? Questo perchè pensiamo ad un ritorno indietro mentre invece, si tratta di andare avanti..ricominciando. Inventando un nuovo che non riparta dal passato. Il problema di base, che costituisce la nostra difficoltà nel credere,  è che siamo bloccati perchè vogliamo ritornare indietro per ricucire dal punto in cui s'è interrotto. Possiamo di contro, inventare qualcosa di nuovo eternamente condannati alla condizione di vecchiaia reversibile, a simiglianza dell'Araba Fenice..rinascere dalle proprie ceneri.

Sicuramente, non vuol dire dimenticare, in quanto è anche necessario un dovere di memoria che può coesistere col Perdono, in quanto esso è non un chiudere gli occhi ma un guardar meglio, un ricordarsi bene e coprire poi la colpa, con il manto del Perdono.

Abbiamo dunque bisogno di perdono e cominciando a perdonare noi stessi,  riusciremo a perdonare l'altro nella sua necessità di perdono. Attraverso uno sforzo nel passare dall'altra parte, quella del nemico,  percependo la relazione in modo diverso, non più come un regolamento di conti, non sentendoci più su rispetto a colui che dobbiamo perdonare. Comprendendo che è una relazione che ci vede entrambi nella condizione di vittime e carnefici.

Una cosa interessante potrebbe essere capire la connessione tra il Perdono e il morire. Morire a se stessi, alla custodia gelosa del proprio passato. Morire alle nostre buone ragioni, morire al nostro Io, dunque è esperienza della nostra morte. Chi sa perdonare si è riconciliato con la propria morte, la propria finitudine..





Perchè perdonare? Che esperienza ci porta a vivere? Quali..i suoi effetti?

Il Perdono porta ad  una liberazione, un alleggerimento dell'altro di un peso che gravava su lui e nel contempo, un alleggerimento su se stessi. Fa rinascere un rapporto incrinato o morto. Mentre il rancore che si continua a coltivare col non Perdono, rimane un'esperienza drammatica, quella che ci rende prigionieri, che occupa il nostro spazio interiore e rende presente il nemico anche se non c'è. Prende le energie e corrode la mente, diviene un chiodo conficcato nell'anima. Sgradevole sentimento, amato per la dolcezza della sua amarezza, mentre il nemico dà consistenza e ci tiene occupato il cuore.

Il Perdono mette fine al rancore e ci libera dal suo peso, allontana la sua  cancrena e l'altro non fa più paura. Esso è un fatto di umanità, una realtà che mette in crisi alcune certezze che abitano in noi, aprendoci dentro delle porte e allora rinunciamo a farci carico dei pesi per scoprire le ali di oggi, togliendo l'ipoteca del passato, del nostro presente, per un futuro diverso..come una dolcissima conversione.

                            Per chi ne avesse voglia  clikka

 

 

Sono davvero tanto felice di poter condividere questi pensieri con voi..e di ascoltarvi..mi renderete immensamente ricca!!
E intanto che vi aspetto..vi abbraccio...

rosa


 

 
 
 

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