La Lettera Scarlatta

Domande domande domande


 Gli ho raccontato della telefonata con Gianni. Lo sento che ha un tono strano ma faccio finta di niente, era un confronto di cui avevo bisogno. Gli chiedo di altre cose che riguardano il lavoro, ma poi chiudiamo perché è impegnato. Durante la giornata provo a richiamarlo, ma niente..non mi risponde.In tarda serata mi richiama, ha mal di testa, è stanco, ma non sono del tutto convinta che sia quello il motivo per cui è un po’ taciturno…cerco di indagare ma non mi dice molto. Mi parla del suo bambino, che ha ripreso ad avere dei disturbi. Si è convinto d’esser lui la causa, per il fatto che non c’è mai a casa e sente la sua mancanza…allora comincio a fargli domande sul bambino, cosa disse il dottore quella volta, cosa dicono i suoi insegnanti a scuola e le risposte che ottenevo erano tutte uguali “Non lo so…”, “Non più ho chiesto” , “Non mi sono informato”…Dopo una lunga pausa aggiunge: “Sono un ottimo professionista a lavoro, ma sono un pessimo padre…” 
Mi sono sentita in colpa: facendogli tutte quelle domande ha preso coscienza di non conoscere le risposte…di non sapere molto dei suoi bambini…al che, io ho provato a tirarlo su: “Il fatto che tu non abbia chiesto altro, non vuol dire che non voglia bene ai tuoi bambini, magari hai visto che il bambino si era ripreso bene e non ti è venuto in mente di chiedere…ma questo non pregiudica il fatto di amarli tanto comunque!”Non dev’esser servito molto il mio discorso perché la telefonata è andata avanti un po’ così, lunghi silenzi, domande vaghe e poi i saluti.Il giorno dopo ho provato a chiamarlo tutto il giorno…ma non c’è stato verso…non ci siamo sentiti affatto.Penso ad un sacco di cose…che sia stanco del lavoro, della situazione a casa, di me e della storia di Gianni e me ne vado in fissa…