Notturno

Il calore della stanza d'analisi


Il senso di calore che emana la stanza 'analisi è una strana sensazione, è un calore si, ma non fisico e non metaforico, è un calore dell'anima, è un calore che pulsa soavemente.Come se dentro questa stanza l'anima si fosse riscaldata, dopo tanto tempo al gelo, come se avesse trovato la strada per la vita. E' lo stesso tepore che fore si prova nel tornare a casa, anche se fuori fa molto freddo, chissà per quale strana ragione, la strada del ritorno è più calda, più confortevole.La stanza d'analisi forse emana questo tepore, apparetemente una stanza qualsiasi, mobili qualunque, piante qualunque, una finestra e una luce,  il lettino, non qualunque, ma vissuto come freddissimo talvolta, che tuttavia emana quel calore, dolce magnete, alveo dei pensieri. D'un tratto i mobili non sono più quei mobili, ma arredamento del sogno, dell'intima stanza sognata. Precursore reale della stanza immateriale,  la stanza più importante quella meta-interioriore. Lo spazio interno che si porta dentro di sè, dove si esiste e dove la mente, fertile, incontra il cuore,  il vissuto carnoso e carnale del corpo-emozioni, divenendo pensieri: la realtà sognata, la realtà creata e vissuta dal nostro essere individuo proprio in quello spazio, organo fondamentale per viversi nel mondo.Quanto calore emanano queste stanze, materiali e immateriali, quanta vita, quanto pulsare.Un giorno, fuori dalla stanza analitica, dalla mia stanza, quella di me terapeuta e dalla mia stanza, quella di me paziente, ho realizzato che l'intimo spazio -finalmente- fosse ovunque io fossi, un posto dove potermi rappresentare e collocare, dove le mie idee divengono pensieri e vanno incontro alla vita. Dove potermi vivere, nel tepore dell'esistenza.