E così da quel giorno, il giorno del suo compleanno, il buon Sole prese una grave decisione e pensò di non salire più a illuminare di morbida luce, le cime e i sentieri del bosco di Vitešek.E dopo aver attraversato la soglia del tramonto, scomparve e non bussò alla placida Luna, come era suo uso fare per invitarla a lasciare il suo posto nel cielo; non lo fece né al pomeriggio, né alla sera. Serrò bene anche le Porte del Ponente, dietro di sé, perché la Luna non potesse oltrepassarle al momento giusto.Nel piccolo bosco, gli animali ebbero una gran sorpresa nell’aprire gli occhi ad un mattino senza Sole. La Luna imbarazzata, abbracciava tutto Vitešek con la sua pallida luce e guardava con apprensione i primi movimenti degli abitanti del bosco.Gli animali, uscivano pian piano dalle tane e dai ripari notturni e in breve tempo confusi e impauriti si andavano riunendo per consultarsi sulla situazione.Il lupo Charcot suonava il violino e con arie da santone invasato, andava sempre cantando e predicando… Il Sole ci lascerà! Ci lascerà un giorno il capriccioso Sole! Mai gli si prestava ascolto.E pur, quel giorno, fu profeta in patria. Così in un largo prato, rischiarato dai timidi raggi lunari, ai piedi del nocciolo del vecchio tasso, si ritrovarono molti animali a convegno. Si consultavano sul come e sul perché, sul fattibile e sul da farsi. Si consolavano i piangenti fiori, preoccupati, i petali inargentati dal riflesso di lacrime e bianca luce.E’ presto detto, è presto detto..! dichiarava qualcuno, - Il buon Sole ci ha abbandonati! Se n’è fuggito chissà dove, lasciando il bosco di Vitešek al suo destino e lasciando tutti noi! Aveva sì che dire, quel malandrino di Charcot! – Tutti mormoravano stupiti. Un’altra voce faceva eco alla prima, - Sciocchezze! Sciocchezze vi dico! Il Sole deve avere avuto un malore..! Dev’essere caduto da qualche parte sulla terra, incapace di rialzarsi – Il Sole ammalato..! Gli animali riuniti si guardavano sbigottiti…e se fosse in pericolo di vita? Oh, triste, triste mattino!Ma che sarà dunque di noi..! piangevano i conigli, e le anatre li seguivano in coro – Che sarà delle nostre vite adesso..?! – Il vecchio gufo, nascosto tra le frasche del nocciolo, era un bravo oratore e amava recitare Puskin… - Appassiranno..! Appassiranno..! – Taci, vecchio menagramo! – gridava il tasso stizzoso e tirava verso l’alto manciate di umida terra - Va’ via dal mio albero, risparmiaci dai tuoi inutili stridii! – Il gufo non batteva ciglio. - Appassiranno, appassiranno le belle estati!Voleranno via i chiari giorni! Si stenderà la nebbia piovosaSull’ombra sonnolenta della notte… - E dopo aver così cantato, se ne andava scorazzando da un ramo all’altro degli alberi, tutt’intorno alla radura, come fosse impazzito, o alla ricerca della sua Natasa-luce. La preoccupazione degli abitanti del bosco cresceva ad ogni passo illegittimo della Luna nel cielo.Si fece avanti allora il cervo – Ma il Sole non può ammalarsi! Né appassire…cerchiamolo quaggiù invece! Avrà avuto delle ragioni per lasciare il suo posto nel cielo. Quando noi siamo stanchi della terra, alziamo gli occhi al cielo.. Ma il cielo di chi abita in cielo, dev’essere la nostra terra! – Le parole del cervo lasciarono gli altri animali molto perplessi e per diverso tempo essi continuarono a discutere concitatamente su cosa fosse opportuno ritenere vero. Dopo qualche ora l’idea che il povero Sole si fosse stancato per una volta della sua casa celeste e fosse sceso chissà dove sulla terra, prendeva sempre più piede negli animi di tutti i presenti.Così è deciso allora – sentenziò il vecchio gufo, fissando la Luna in alto, per capire che ora sarebbe stata del pomeriggio.E tutti quanti gli animali, riuniti, lasciarono rapidamente la radura argentata e andarono assieme alla ricerca del loro Sole.Il gufo volava avanti a loro e s’improvvisava guida di quell’insolita brigata.Dirigiamoci a Nord, verso il fiume – disse a tutti –so per certo che il nostro Sole avesse una qualche forma di passione per il fiume Liri, e spesso nelle mie passeggiate al tramonto, lo sorpresi a occhieggiare con lui da sopra le punte dei cipressi, prima di tuffarsi nell’oltremare. Se davvero è sceso quaggiù, deve averlo fatto per unirsi finalmente col fiume! – L’idea sembrò buona e tutti si diressero verso Nord, nel punto in cui il bosco scivolava allegramente lungo il letto del fiume Liri, fino a valle.La notte restava ancora, nel bosco muto, e un vento irrequieto agitava le foglie su tutti i bui sentieri. Passarono dai quartieri dei faggi, degli aceri e dei pini. Tutti gli alberi stormivano e affidavano le loro lamentele al vento notturno. I fiori non riconoscevano più le visite delle farfalle e le foglie irrigidite non potevano lavarsi di brina.Le lucciole avevano eletto un proprio capo, che le conducesse verso una nuova era di splendore perenne.Arrivarono dove gli alberi si facevano più radi e il sottobosco più fitto. Un leggero scroscio d’acqua giungeva già alle orecchie più attente. Il vecchio gufo si posò sul ramo di un salice, - Amici – annunciò – saremo presto in vista del fiume, o di quel che ne resta. Stiamo forse per ritrovare il nostro Sole! – Tutti gli animali affrettarono il passo tra i cespugli umidi.E venne una stella della sera, a luccicare tra le foglie del salice, e si rivolse a tutti gli animali: - Buoni figli del bosco, cari abitanti di Vitešek, dove siete diretti in così gran numero ed in questa lunga notte? – - Dolce Jàna, – le rispose il gufo – andiamo al fiume. Cerchiamo lì, il nostro amato Sole. Siamo convinti che il motivo della sua assenza sia l’amore per il bel fiume Liri. Ieri, al tramonto, il Sole deve aver afferrato la cima di un cipresso, a Est di qui e calatosi lungo il suo tronco, dev’essere sceso sulla terra, per ardere finalmente assieme al fiume e consumarlo nel calore dell’amplesso – - Fermatevi allora, mio caro Jìri! – disse la stella al gufo – Il fiume di cui parli brilla proprio ora, sotto la mia luce e non è prosciugato. Il Sole non è con lui. La sua voce si leva triste nella sera, potrete sentirla anche voi. Ma dovrete cercare il vostro Sole altrove, temo. Se davvero è sceso sulla terra, dev’essersi attardato in altri luoghi. – Un fremito di stupore attraversò tutta la compagnia. Il gufo e tutti gli animali sapevano di potersi fidare delle parole di Jàna e fermarono la loro marcia sotto i rami del vecchio salice.- Grazie di cuore, dolce Jàna – sbuffò tristemente il gufo e si appollaiò pensieroso su un ramo più basso.La notte restava ancora. (continua..) el Roco