le vide

cane elettrico a tre teste


prendimi dentrodi te,la notte ti fa bella,e mi piace il profumoche c'è,il profumoche c'è nell'aria -due orfani,dicevano,due santi con i piediall'inferno,abbandonati a Nasso,e ci volevano bene -e mi ricordola vecchia che faceva le cartee qualcosa come un crepaccioal centro del cielo,il giorno del suo compleanno,e un rumore come dispade, e di cristo come si faa pensare a queste cosee non vergognarsi come un bambino,come si fa,a non sentirsi più male.e io questo ventolo prenderei,e lo metterei in un bicchiereda potermelo berequicome una spremuta di fiori.e tuadessocon questa pelle freschissimae questi occhi,che ci sono più occhiche pelle, tu adesso mi sembrimolto più di tutto quanto,e non mi servono zingareo palle di cristallo,che sono le tue mani,le tue mani che mi spiegano come stanno le cose,le tue mani al posto giusto,e la mia mano al posto giusto,- un lavoro, un lavoro del cazzo ce l'ho,e magari domani ci svegliamo pure presto,e lo facciamo ancora finchévogliamo, per dare un senso al mondo,perché semplicemente ci va, punto -le tue mani come un imbuto di dita,libro di carta tagliente,Palermo metropoli di strade e di corpischiacciati dalla malora e dal sole,quello che voglio èfuggirti via,due realtà da poter scegliere,bolle di speranza da poggiaresulla punta di un dito,la tua lingua che mi dice "Hello!"come una parola sconosciuta da sempre,sentirmi bagnato,sentirmi sporco di te,e convincermi che non ci sia nient'altro,nient'altro di veronient'altro di falso,le ore che dal calendario mi chiamanocon una voce di strega,l'agghiacciante pomeriggiodi una domenica di mezzo settembre,e il sale in vena,sale in vena,due corpi sulla testadi un ago, persi e perdutinel pozzo della stessa orchidea.l'odore del marelo sento,l'odore del mare,e questa specie di testicoloappeso al tettoa forma di sole malato,gli squarci degli idolinon ancora bevutie delle servette da palcoscenico,no, quella non sei tu,questo non sono io,io sono la candela che ti accende,la fiamma che ti dà vitalà in basso,quei sette candelabri di rameche ti sollevano il viso,dimmi che non sono già morto, come spero,dimmi che non sono più vivo,tu la vergine,tu dolce amica,tu la puttana,ed ioio gioco a fare il poetae sono il tuo amante se vuoifinché il giorno ce lo concede,finché ne hai voglia, se voglio,e tutto è così triste e patetico,o forse non sono comodo io.banditosenzaluna