Il caolino è impiegato in moltissime procedure industriali, che spaziano dalla produzione della carta fino alle porcellane, ma pochi conoscono il suo impiego nell’industria farmaceutica. Questo derivato dell’argilla bianca, infatti viene impiegato quotidianamente come diluente per polveri. Quando la ricetta di un farmaco prevede quantità così piccole di principio attivo da rendere impossibile la produzione di una pastiglia, ecco che questo deve essere “diluito” in un composto neutro, che non causi interazioni o effetti collaterali, come l’eccipiente E559, ovvero il caolino. Per noi contemporanei, il silicato di alluminio è solo un additivo alimentare, ma nei primi anni del Novecento, il sale in questione era considerato qualcosa di molto di più, cioè un farmaco esso stesso. Negli anni Venti del secolo scorso comparve sul mercato il Caolinase, prodotto dalla Giulio Manzoni & C di Milano, un preparato galenico per il trattamento di gastriti, coliti e sindromi ulcerose, che vedeva come unico ingrediente il caolino, ovviamente lavato, purificato e sterilizzato. Anche se al giorno d’oggi non ci sogneremmo mai di impreziosire gastronomicamente un farmaco aggiungendo aromi ed estratti, con il Caolinase tutto ciò era possibile, se non d’obbligo, in quanto il caolino non è poi quella gran delizia! La stessa scatola, infatti, ci informa che: “Abbiamo creduto inutile di aromatizzare e di dolcificare il Caolinase; il malato potrà però zuccherare leggermente ed aromatizzare l’acqua necessaria per l’ingestione con due gocce di menta o di anice o con un cucchiaino di acqua d’arancio”, sicuramente un punto a favore rispetto ad alcuni aromi moderni, come il terrificante gusto di banana chimico. Ecco la foto delle due versioni del Caolinase: formulazione normale (arancione) oppure con belladonna (verde) per un trattamento d’urto.
Caolinase
Il caolino è impiegato in moltissime procedure industriali, che spaziano dalla produzione della carta fino alle porcellane, ma pochi conoscono il suo impiego nell’industria farmaceutica. Questo derivato dell’argilla bianca, infatti viene impiegato quotidianamente come diluente per polveri. Quando la ricetta di un farmaco prevede quantità così piccole di principio attivo da rendere impossibile la produzione di una pastiglia, ecco che questo deve essere “diluito” in un composto neutro, che non causi interazioni o effetti collaterali, come l’eccipiente E559, ovvero il caolino. Per noi contemporanei, il silicato di alluminio è solo un additivo alimentare, ma nei primi anni del Novecento, il sale in questione era considerato qualcosa di molto di più, cioè un farmaco esso stesso. Negli anni Venti del secolo scorso comparve sul mercato il Caolinase, prodotto dalla Giulio Manzoni & C di Milano, un preparato galenico per il trattamento di gastriti, coliti e sindromi ulcerose, che vedeva come unico ingrediente il caolino, ovviamente lavato, purificato e sterilizzato. Anche se al giorno d’oggi non ci sogneremmo mai di impreziosire gastronomicamente un farmaco aggiungendo aromi ed estratti, con il Caolinase tutto ciò era possibile, se non d’obbligo, in quanto il caolino non è poi quella gran delizia! La stessa scatola, infatti, ci informa che: “Abbiamo creduto inutile di aromatizzare e di dolcificare il Caolinase; il malato potrà però zuccherare leggermente ed aromatizzare l’acqua necessaria per l’ingestione con due gocce di menta o di anice o con un cucchiaino di acqua d’arancio”, sicuramente un punto a favore rispetto ad alcuni aromi moderni, come il terrificante gusto di banana chimico. Ecco la foto delle due versioni del Caolinase: formulazione normale (arancione) oppure con belladonna (verde) per un trattamento d’urto.