Buongiorno, oggi vorrei mostrarvi la scatola di uno degli “eccitanti cellulari” più venduti degli anni Venti: l’Ovifosfina dei Laboratori Boniscontro e Gazzone di Torino. Nonostante fosse venduta come un’eccitante cellulare, l’Ovifosfina non era poi quel granchè, infatti si trattava di lecitina d’uovo da iniettare. Sì, riconosco che questo farmaco sia veramente deludente: alla parola “eccitante” solitamente si associa un mix all’alcaloide rampante, ed invece ecco la classica e piatta lecitina d’uovo; eppure i lecitinici furono una delle classi di ricostituenti più venduti nella prima metà del Novecento. Anche se noi siamo abituati a pensare alle ricette della nonna come un retaggio di un passato semplice ma felice, sappiate che non sono nulla di tutto ciò: quello che nell’immaginario collettivo viene etichettato come “cucina della tradizione” è in realtà nato sulla fine degli anni Cinquanta / Sessanta, quando il benessere del boom economico permise ad una maggior parte della popolazione di accedere ad una quantità maggiore di carne, formaggi, frutta e verdura non di stagione che prima erano appannaggio solo dei più benestanti. La nuova abbondanza si tradusse anche in un’evoluzione della cucina tradizionale, che passò dalla monotonia nutrizionale, alle ricette ricche e gustose, come le conosciamo noi, ma che soprattutto si tradusse nella possibilità di garantire alle famiglie una nutrizione bilanciata, segnando così la fine dei ricostituenti. Nella prima metà del Novecento la situazione era ben differente, nelle zone montane e nelle famiglie numerose il cibo spesso non bastava per tutti, e gli economici ricostituenti alla lecitina erano una delle poche armi a disposizione dei meno abbienti per trattare il rachitismo e le altre patologie, soprattutto infantili legate alla sottoalimentazione. Ecco la foto della scatola:
Ovifosfina
Buongiorno, oggi vorrei mostrarvi la scatola di uno degli “eccitanti cellulari” più venduti degli anni Venti: l’Ovifosfina dei Laboratori Boniscontro e Gazzone di Torino. Nonostante fosse venduta come un’eccitante cellulare, l’Ovifosfina non era poi quel granchè, infatti si trattava di lecitina d’uovo da iniettare. Sì, riconosco che questo farmaco sia veramente deludente: alla parola “eccitante” solitamente si associa un mix all’alcaloide rampante, ed invece ecco la classica e piatta lecitina d’uovo; eppure i lecitinici furono una delle classi di ricostituenti più venduti nella prima metà del Novecento. Anche se noi siamo abituati a pensare alle ricette della nonna come un retaggio di un passato semplice ma felice, sappiate che non sono nulla di tutto ciò: quello che nell’immaginario collettivo viene etichettato come “cucina della tradizione” è in realtà nato sulla fine degli anni Cinquanta / Sessanta, quando il benessere del boom economico permise ad una maggior parte della popolazione di accedere ad una quantità maggiore di carne, formaggi, frutta e verdura non di stagione che prima erano appannaggio solo dei più benestanti. La nuova abbondanza si tradusse anche in un’evoluzione della cucina tradizionale, che passò dalla monotonia nutrizionale, alle ricette ricche e gustose, come le conosciamo noi, ma che soprattutto si tradusse nella possibilità di garantire alle famiglie una nutrizione bilanciata, segnando così la fine dei ricostituenti. Nella prima metà del Novecento la situazione era ben differente, nelle zone montane e nelle famiglie numerose il cibo spesso non bastava per tutti, e gli economici ricostituenti alla lecitina erano una delle poche armi a disposizione dei meno abbienti per trattare il rachitismo e le altre patologie, soprattutto infantili legate alla sottoalimentazione. Ecco la foto della scatola: