La farmacia d'epoca

Il curioso caso di Fortossan e Fitina


Come tutto ciò che ci circonda, anche i farmaci cambiano. Alcuni vengono modificati nelle componenti, altri si “rifanno” il design della scatola ed alcuni invece mutano in superfice, ma sotto rimangono lo stesso identico preparato galenico: ecco il caso del Fortossan e della Fitina CIBA. Solitamente sono restia a dedicare un post a più scatole, perché preferisco lasciare uno spazio adeguato per ogni farmaco, ma in questo caso non credo ce ne sia bisogno, in quanto il Fortossan e la Fitina erano la stessa identica preparazione. In particolare si trattava di un ricostituente fitinico a base di inositolesafosfato ricavato dai cereali e ricco in fosforo, nato in un periodo storico in cui le cure fosforiche erano il miglior coadiuvante alle terapie mediche per una pronta guarigione. Il ricostituente comparì sul mercato tra fine Ottocento e i primissimi anni del Novecento, come prodotto dedicato all’infanzia, da affiancare all’allattamento artificiale per prevenire il rachitismo, oppure per rimediare alla “crescenza lenta” ( no, il formaggio non c’entra nulla, è solo il termine arcaico di crescita) e nell’arresto dello sviluppo dei bambini ( il discorso sugli ormoni era ancora da venire). Fu un buon successo, in quanto risultava innocuo ed era “ben tollerato anche d’estate”, non come quei farmaci buzzurri che li porti in piscina durante la bella stagione,  fanno i cretini, e non vedi l’ora di toglierteli di torno. Il cambio di nome del prodotto, da Fortossan a Fitina credo che sia dovuto a due avvenimenti. Il primo è legato al fatto che la Ciba riuscì a legare a sé la fitina registrando il nome della molecola come marchio, il secondo ha a che fare con l’esplosione dei ricostituenti a base di fosforo, i quali erano impiegati anche in altre patologie non strettamente legate all’infanzia: tubercolosi ossea, polmonare e cutanea, pleuriti, strapazzo intellettuale, scrofola, nevrastenia, isterismo e anche fratture ossee, ma stando alla scatola la Fitina dava il meglio  di sé come “aperitivo” contro l’insonnia nervosa. Perché offrire il solito banale bitter, quando puoi elargire ai tuoi ospiti tubetti gelatinosi di ricostituente? Personalmente ritengo che alla Ciba convenisse avere un unico ricostituente per più patologie, piuttosto che produrne di specifici, quando l’ingrediente di base era lo stesso: in questo modo bastava una linea di produzione sola, una sola scatola per il prodotto e così via. Ovviamente questa è una supposizione, e se avete documenti o ricordi che riescano a provare il contrario fatevi avanti, io ho ipotizzato solo il ragionamento più logico che avrebbero potuto seguire.   Ecco la foto delle scatole:
Fortossan dei primissimi anni del Novecento. Metallo 8,4 cm x 5,2 cm x 4,0 cm.Fitina fine anni Trenta / inizi Quaranta. Cartone 10,4 cm x 6,8 cm x 2,1. Se siete dei buoni osservatori, sicuramente avrete notato un particolare che collega ancora di più questi due preparati galenici: il disegno della donna intenta a raccogliere i fiori rimane lo stesso. Il Fortossan era sotto forma di polvere, da somministrarsi a cucchiaini da 2 a 4 fino  ai sei anni, 3 - 4 dai sei ai dodici e poi più di 4, da somministrarsi due volte al giorno. Curiosamente anche la Fitina ricalca un po’ questa posologia: 1 -2 tubetti  fino ai sei anni, 3 – 4 tra i sei e i dieci e per gli adulti 4 tubetti. Grazie per aver letto il post!