Tanto tempo fa, prima degli antibiotici, l’unico modo per trattare le infezioni batteriche era di far ricorso ad alcuni preparati galenici come la Coli – Fagina. Grazie al rigido controllo e massimo rigore del Dott. Prof. Azzo Azzi ( sì, questo pover’uomo si chiamava proprio così), direttore dell’Istituto di Igiene e Microbiologia della regia Università di Torino, la Coli – Fagina riusciva a debellare coliti ed altre infezioni batteriche portate dal simpaticissimo Escherichia coli e da tutti i suoi amici coliformi, quei mattacchioni che abitano il tratto intestinale di molti animali a sangue caldo, responsabili di miriadi di intossicazioni alimentari dovute a contaminazione fecale. La Coli – Fagina era uno dei tanti farmaci a base batterica che avrebbero dovuto agire esattamente come un vaccino: l'assunzione di lisato e corpi batterici per via orale avrebbe dovuto creare o facilitare una risposta immunitaria da parte del soggetto. Peccato che in pratica non sempre erano efficaci. Il passaggio attraverso i succhi gastrici dello stomaco, infatti poteva denaturare delle proteine del lisato distruggendole: oggi sappiamo che la risposta immunitaria è basata sul riconoscimento antigene – anticorpo attraverso le proteine non self del patogeno, per cui è molto importante che la proteina del batterio sia somministrata mantenendo intatta la sua struttura, all’epoca invece il tutto era un po’ più confuso, in quanto erano presenti molte teorie ma poche certezze di cui fidarsi ciecamente. Esattamente come per le dinamiche dell’apparato riproduttore femminile. Per quanto possa sembrare strano i nostri nonni conoscevano il concetto dell’immunizzazione, ma non riuscivano a capire come o da dove si generassero gli anticorpi, nozione che rimase un’incognita fino al 1948 con la scoperta dei linfociti B. In mancanza di informazioni complete, ecco che trattavano qualunque patologia batterica come se fosse guaribile con un vaccino e per “vaccino” intendevano un lisato di diversi batteri, da assumere per via orale stemperato in un po’ d’acqua. Ecco la foto della scatola:
Coli - Fagina
Tanto tempo fa, prima degli antibiotici, l’unico modo per trattare le infezioni batteriche era di far ricorso ad alcuni preparati galenici come la Coli – Fagina. Grazie al rigido controllo e massimo rigore del Dott. Prof. Azzo Azzi ( sì, questo pover’uomo si chiamava proprio così), direttore dell’Istituto di Igiene e Microbiologia della regia Università di Torino, la Coli – Fagina riusciva a debellare coliti ed altre infezioni batteriche portate dal simpaticissimo Escherichia coli e da tutti i suoi amici coliformi, quei mattacchioni che abitano il tratto intestinale di molti animali a sangue caldo, responsabili di miriadi di intossicazioni alimentari dovute a contaminazione fecale. La Coli – Fagina era uno dei tanti farmaci a base batterica che avrebbero dovuto agire esattamente come un vaccino: l'assunzione di lisato e corpi batterici per via orale avrebbe dovuto creare o facilitare una risposta immunitaria da parte del soggetto. Peccato che in pratica non sempre erano efficaci. Il passaggio attraverso i succhi gastrici dello stomaco, infatti poteva denaturare delle proteine del lisato distruggendole: oggi sappiamo che la risposta immunitaria è basata sul riconoscimento antigene – anticorpo attraverso le proteine non self del patogeno, per cui è molto importante che la proteina del batterio sia somministrata mantenendo intatta la sua struttura, all’epoca invece il tutto era un po’ più confuso, in quanto erano presenti molte teorie ma poche certezze di cui fidarsi ciecamente. Esattamente come per le dinamiche dell’apparato riproduttore femminile. Per quanto possa sembrare strano i nostri nonni conoscevano il concetto dell’immunizzazione, ma non riuscivano a capire come o da dove si generassero gli anticorpi, nozione che rimase un’incognita fino al 1948 con la scoperta dei linfociti B. In mancanza di informazioni complete, ecco che trattavano qualunque patologia batterica come se fosse guaribile con un vaccino e per “vaccino” intendevano un lisato di diversi batteri, da assumere per via orale stemperato in un po’ d’acqua. Ecco la foto della scatola: