La farmacia d'epoca

Bellergil


Il Bellergil fu uno dei prodotti di punta della Sandoz a partire dagli anni Trenta / Quaranta: esso era un’associazione di belladonna e fenobarbital, e sicuramente è in lizza per il titolo di “psicofarmaco più pesante” mai messo in commercio. Il Bellergil, infatti era un preparato galenico con cui era bene non scherzare, come testimoniano i suoi ingredienti: - alcaloidi puri estratti dalla foglia della belladonna: non solo la più famosa atropina, ma anche  scopolamina, e iosciamina, molecole che agiscono sul sistema parasimpatico come antagonisti del recettore muscarinico per l’acetilcolina. - tartrato di ergotamina: sin dagli anni Trenta fu utilizzato nella terapia dell’emicrania, per dare sollievo nei casi più gravi, grazie alla sua azione diretta sul nervo trigemino (inibisce i recettori della famiglia recettori 5-HT)  ma al prezzo di pesantissimi effetti collaterali, quali vasospasmi periferici e coronarici, spesso causa di infarto del miocardio. - fenobarbital: conosciuto anche come luminal, è un potente anticonvulsivo della famiglia dei barbiturici, ormai caduto in disuso, tranne che per il trattamento di casi severi di epilessia. - acido tartarico: inibendo la produzione di acido malico tende a paralizzare i muscoli, cooperando all’azione anticonvulsiva. - stearina: è un trigliceride formato da glicerolo e tre catene di acido stearico. Si tratta di un sostituto della paraffina, meno tossico e meglio adatto all’assunzione orale. - lattosio: perché nella prima metà del Novecento quando il Bellergil fu formulato non ci si curava affatto delle intolleranze alimentari. Veniva impiegato come riempitivo per le pastiglie, oggi è stato sostituito da molecole più sicure per chi non tollera il lattosio. - zucchero, amido di riso e talco: per la massa del confetto. Il Bellergil era utilizzato nel trattamento delle “distonie neuro – vegetative”, una classe di sindromi neurologiche che comprende diverse manifestazioni patologiche, caratterizzate nella maggior parte dei casi da forti emicranie e presenza di attacchi epilettici. Ecco la foto dei flaconi:
Il primo ( cm 4,3 x 2,7 x 1,9 ) risale agli anni Quaranta, mentre il secondo (cm 4,4 x 2,2 x 2,2) è databile anni Cinquanta / Sessanta. Nel corso degli anni la composizione è rimasta sempre la stessa, così come la posologia: da 3 a 6 confetti al giorno, secondo il consiglio del medico. Grazie per aver letto il post!