La farmacia d'epoca

Neargirolo


Per continuare la saga dei “sali d’argento dalla dubbia utilità” ecco il Neargirolo dell’Istituto Chemioterapico Italiano. Questo trattamento contro la sifilide made in anni Trenta, a base del sale di argento del di – ossidiaminoarsenobenzolmonometansulfoxilatosodico, voleva vantare l’efficacia di curare precipitevolissimevolmente i casi di lue più gravi, anche di quelle persone affette da hippopotomonstrosesquipedaliofobia. Anche se a prima vista può sembrare un farmaco assurdo, il Neargirolo, se contestualizzato nella sua epoca ha un suo perché: in un periodo storico in cui gli antibiotici dovevano ancora fare capolino sul mercato, ecco che anche i sali d’argento e arsenico potevano sortire l’effetto sperato nell’eliminazione del Treponema pallidum, lo spirochete agente eziologico della patologia. Ovviamente se comparato con un qualunque antibiotico il Neargirolo non regge il confronto, e se fosse immesso sul mercato al giorno d’oggi, avrebbe un bugiardino spesso come le Pagine Bianche solo per le avvertenze circa la possibile intossicazione d’argento o da arsenico, che sebbene siano sotto forma organica, e perciò meno tossici, possono portare a gravi complicazioni se utilizzati in modo continuo. Ecco la foto della scatola:
Misura 8,8 cm x 2,2 cm x 2,2 cm e conteneva una fiala singola, alla cifra di 9,50 Lire: un prezzo decisamente alto per l’epoca, tenendo conto che la cura andava protratta per 30 – 45 giorni al ritmo di un’iniezione ogni tre giorni. Grazie per aver letto il post!