La farmacia d'epoca

Cebion


 Penso che non sia necessario introdurre questo farmaco, anche perché sfido chiunque sia nato dal 1934 a questa parte a non averlo incrociato almeno una volta nella vita: chi non ha mai preso il Cebion? Personalmente ritengo che il mirabolante Cebion possa essere una di quelle “icone” farmaceutiche che ormai fanno quasi parte del parlato comune, godendo di una fortuna commerciale straordinaria, che ha portato la Bracco ad essere una delle aziende leader in Italia nel settore farmaceutico. Non sto a raccontarvi la storia di Fulvio Bracco e di come sia entrato in possesso della formula del Cebion, quella è ben documentata sul sito dell’industria farmaceutica, quello che vorrei invece sottolineare è come nel tempo siano cambiati gli eccipienti. Spesso ci dimentichiamo che un farmaco è in realtà qualcosa di più, non esiste solo il principio attivo, ma anche altre molecole che formano il “corpo” della pastiglia. Nel caso del Cebion, la pastiglia non è solo acido ascorbico, più comunemente conosciuto come Vitamina C, ma è anche acido tartarico, bicarbonato di sodio, lattosio, saccarina e tartrazina. L’acido tartarico e il bicarbonato di sodio sono presenti anche nelle pastiglie effervescenti moderne e in una caterva di altri prodotti alimentari, quello su cui invece vorrei focalizzarmi sono le ultime tre molecole: lattosio, saccarina e tartrazina, ad oggi non più incluse nel farmaco, ma eccipienti comunissimi negli anni Cinquanta e Sessanta. Il lattosio e la saccarina erano impiegati come dolcificanti, peccato che il primo sia un allergene piuttosto diffuso nella popolazione umana, mentre la seconda fu tolta dal commercio negli anni Settanta perché ritenuta sospetto cancerogeno. La tartrazina merita un discorso a sé, poiché questo colorante è in grado di dare severe reazioni allergiche nei soggetti asmatici o intolleranti all’aspirina, ed è stata oggetto negli anni Novanta di innumerevoli bufale. Sì, negli anni Novanta si era diffusa la notizia che la tartrazina fosse responsabile dell’iperattività nei bambini e che diminuisse la conta spermatica, così come la dimensione del pene: affermazioni decisamente false, che però fecero gran presa sul pubblico, portando al bando della molecola in alcuni stati europei. Ci tengo a precisare che la moderna farmaceutica fa attenzione a limitare o se possibile evitare additivi che possono dare luogo a reazioni allergiche o di intolleranza, perciò queste molecole non vengono più impiegate se non in rari casi in cui non è possibile trovare un’alternativa. Ecco una foto del tubo:
Misura 9 cm di altezza x 3 cm di diametro e risale agli anni Sessanta. Il Cebion dell’epoca era venduto dietro prescrizione del medico e ad egli spettava anche decidere ogni quanto assumere una pastiglia. Il barattolo dice di limitarsi a 1 o 2 compresse al giorno, sciolte in acqua o succo di frutta, ma in caso di carenze da vitamina C o altre situazioni più gravi si poteva arrivare ad aumentare la dose. Quando questo farmaco fu inventato, infatti non si era a conoscenza che più il corpo umano è bombardato dalla vitamina C, più il suo assorbimento diventa inefficiente e si riduce, infatti le due pastiglie di Cebion al giorno, apportavano ben 2 g di acido ascorbico. Assumere più pastiglie avrebbe significato sforare il limite di tolleranza riducendo la predisposizione del nostro corpo ad assumere la vitamina C. Per questo motivo, aumentare la dose, anche in caso di carenza era abbastanza inutile. Grazie per aver letto il post!