Che lo chiamiate “Taffetà inglese” o “Court Plaister” non fa molta differenza: il nostro caro vecchio “Impiastro Animale”, insieme al Vin Mariani e all’Olio di Fegato di Merluzzo, rimane uno dei prodotti farmaceutici simbolo dell’Ottocento. E mi meraviglia sapere che sia sconosciuto ai più, perché nulla urla “Ottocento” quanto i cerotti di taffetà. Innanzitutto definirli “cerotti” è un po’ errato, in quanto è più corretto vedere l’Impiastro Animale come un antenato dei moderni cerotti. Infatti poco ha in comune con loro, se non lo scopo per cui è stato ideato, cioè proteggere le ferite. Immaginate una pellicola semi trasparente, formata da una trama di filini sottili di tela inglobati in una qualunque colla di origine animale, e per la massima igiene era da applicarsi sulla pelle dopo averci alitato sopra: ecco in sostanza l’Impiastro Animale! Il Dottor Max Joseph voh Pettenhkofer, primo membro del Collegio di Medicina, il Prof August von Rothmund (quello della sindrome omonima), ed il Prof Andrew Buchner autore del “Repertorio della Farmacia” del 1859, erano solo alcuni degli entusiasti sostenitori dell’impiego dell’Impiastro Animale in Terapia, anzi auspicavano addirittura per una meccanizzazione della procedura, per rendere questo prodotto economico ed accessibile a tutti, cosa che avvenne nella seconda metà dell’Ottocento, periodo a cui appunto risale l’incarto nella foto.Questi Taffetà erano estremamente diffusi e costavano poco, ma pochi sono gli esemplari rimasti fino a noi, in quanto gli incarti non erano fatti per essere conservati, poiché si trattava di un semplice foglietto ripiegato su se stesso. D’altronde se il tuo pubblico target erano gli orfani che lavoravano in miniera, non valeva la pena spendere denaro per sviluppare un design accattivante o una scatola raffinata.
Taffetà Inglese o Impiastro Animale
Che lo chiamiate “Taffetà inglese” o “Court Plaister” non fa molta differenza: il nostro caro vecchio “Impiastro Animale”, insieme al Vin Mariani e all’Olio di Fegato di Merluzzo, rimane uno dei prodotti farmaceutici simbolo dell’Ottocento. E mi meraviglia sapere che sia sconosciuto ai più, perché nulla urla “Ottocento” quanto i cerotti di taffetà. Innanzitutto definirli “cerotti” è un po’ errato, in quanto è più corretto vedere l’Impiastro Animale come un antenato dei moderni cerotti. Infatti poco ha in comune con loro, se non lo scopo per cui è stato ideato, cioè proteggere le ferite. Immaginate una pellicola semi trasparente, formata da una trama di filini sottili di tela inglobati in una qualunque colla di origine animale, e per la massima igiene era da applicarsi sulla pelle dopo averci alitato sopra: ecco in sostanza l’Impiastro Animale! Il Dottor Max Joseph voh Pettenhkofer, primo membro del Collegio di Medicina, il Prof August von Rothmund (quello della sindrome omonima), ed il Prof Andrew Buchner autore del “Repertorio della Farmacia” del 1859, erano solo alcuni degli entusiasti sostenitori dell’impiego dell’Impiastro Animale in Terapia, anzi auspicavano addirittura per una meccanizzazione della procedura, per rendere questo prodotto economico ed accessibile a tutti, cosa che avvenne nella seconda metà dell’Ottocento, periodo a cui appunto risale l’incarto nella foto.Questi Taffetà erano estremamente diffusi e costavano poco, ma pochi sono gli esemplari rimasti fino a noi, in quanto gli incarti non erano fatti per essere conservati, poiché si trattava di un semplice foglietto ripiegato su se stesso. D’altronde se il tuo pubblico target erano gli orfani che lavoravano in miniera, non valeva la pena spendere denaro per sviluppare un design accattivante o una scatola raffinata.