Inferno XXVI

Gli esercizi


 
Durante la mia adolescenza ogni anno si tenevano “gli esercizi spirituali” per ragazze, in uno spartano ed asettico  edificio della diocesi, collocato a pochi metri dalla spiaggia. Pasti frugali, notte in camerata, guida alla meditazione condotta dal sacerdote illuminato del momento, confessione obbligata. Mai Dio  sembrava incombere con  insistente  gravità come in quelle tre giornate di incontro col Mistero, con i sensi di colpa più laceranti e quelli di inadeguatezza veramente insopportabili e frustranti. Interdetto qualsiasi tentativo di riso o sentimento di leggerezza. Disciplina indiscussa. Solo la presenza e la visione del mare, cui potevamo avvicinarsi per una breve passeggiata prima di cena, poteva alleviare quel senso di oppressione e di claustrofobia che mi attanagliava di continuo. Quell’anno tornai a casa a piedi, sola, come lo ero sempre stata quei tre giorni, ma camminando per quei due chilometri con un senso di sollievo che soltanto la percezione di una prospettiva di libertà e normalità, può procurare. Aprii il portone….silenzio…non un’anima. TU non c’eri. Mai mamma, come allora, ho sentito tanto in profondità un senso di  incolmabile smarrimento ed,  in modo così lacerante,  la tua assenza e il vuoto di te.