Inferno XXVI

Anniversari


 
 Era uno di quei presepi tradizionali che non speri nemmeno più di vedere tanto è diffusa  ormai la tendenza alle realizzazioni originali, insolite, simboliche…ma quello….  ed era strano trovarlo proprio lì, dove la forte carica di lavoro estremamente gravoso , L’impegno professionale denso di pesanti responsabilità, non dovevano certo permetterlo o agevolarlo  o  promuoverlo: l’atrio di un  rinomato, ed all’avanguardia, reparto di neurochirurgia specializzato in interventi al cervello.  Muschio soffice, fresco, dall’odore di terra e muffe, alla base. Sullo sfondo di carta azzurra punteggiato di stelle, si arrampicavano montagne costruite con carta da pacchi modellata in modo da formare  anche una grotta, un anfratto dove erano ricoverati Giuseppe, Maria, il bue, l’asinello ed uno splendente Gesù, ignudo, ma non infreddolito, che stendeva le piccole braccia come a dire: accoglimi, prendimi in braccio… Poi casette sparse sui pendii, persino il fiume  con la carta stagnola che si distendeva in un minuscolo lago-specchio popolato di oche ed anatrelle. Immancabile il ponte, su cui si affacciava il pastorello, che superava il fiume. Stradette di  vera ghiaia, fasci di legnetti sparsi  pronti per essere accesi come falò nella notte buia, farina sparsa su certe zone dove un fioco sole non arrivava a sciogliere la improbabile  neve. Tutto questo non aveva nulla a che fare con il deserto in cui probabilmente è nato il Salvatore, ma si sa, nel presepe c’è il mondo…anzi l’universo: la stella cometa troneggiava sulla famigliola ed indicava a Magi e pastori il Re. Sì, i Magi erano arrivati: ore 22 del 5 dicembre 2002. Ben altre vigilie dell’Epifania aveva vissuto, trepidante per l’attesa della Befana, unica occasione per ricevere sognati e bramati giocattoli. Ma quella mattina con la crocerossa l’avevano portata lì per un ultimo disperato tentativo di salvarle la vita. Era ormai in coma e certamente anche un miracolo non l’avrebbe riportata come prima. Ma anche in carozzella o distesa a letto o incapace di intendere e volere, in quel momento andava bene. Era entrata in sala operatoria alle 12 e l’avevano riportata in camera dopo quattro ore, completamente rasata sul capo e con un tubo ripieno di liquido chiaro che le usciva dal cranio. Lei non la lasciò mai neppure un attimo mentre dormiva , aspettando trepidante  il suo risveglio, spiando   leggeri battiti di ciglia che poteva cogliere come segno  e  trattenere ed interpretare  le guizzanti contrazioni della mano che mai smetteva di tenere tra le sue. Poi,poco prima delle 22 in quel liquido chiaro e trasparente cominciò a navigare sinuosamente  e lentamente uno striscio rosso come un serpentello insidioso e velenoso e piano piano il rosso aumentava …..Allarmata chiamò il medico di guardia, che corse al capezzale e la fece uscire frettolosamente dalla stanza con uno sguardo più eloquente di mille parole. Certo quel presepe era  bello come quello della sua infanzia…bella e piena di speranze  anche quella famiglia lì rappresentata. Lì era nato un bimbo. Qua era morta una madre.