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"quattro": NON TI AMO PIU'

Post n°5 pubblicato il 16 Aprile 2011 da nientealtroche

La morte verrà, forse, avrà gli occhi grandi e sarà bianca e tenera; sarò solo e forse avrò terrore se sarò solo ma intanto vado a prendere l'ultmimo mezzo grammo di coca, se lo trovo, e me lo infio nel naso in modo da potermi tirare una pippa in onore di Marilyn Monroe; ho una vecchia passione per Marilyn ma questa è una vecchia storia e a me piace niente che sia vecchio e infatti Marilyn è morta giovane.
Cioè no... mio nonno era vecchio e mi piaceva perchè portava sempre un cappello nero a cilindro e la sera fumava la pipa col tabacco al mentolo mentre beveva la tisana al finocchio perchè lo aiutava ad andare di corpo oltre al fatto che gli piaceva da matti; e poi non mi parlava mai della guerra a parte di quella volta in cui mise un petardo nel culo di un commilitone perchè era frocio (il commilitone, pare). La sua morte non la racconto prima di tutto perchè or ora ho finito la coca e così dopo non potrei tirarmi una pippa in onore di Marilyn. La Monroe, dico, quella che è morta giovane.
Vabbè, lo ammetto: sto qui a scrivere perchè ho bisogno di raccontare che da pochissimo è finita la mia storia con Giulio. No, non sono frocio, non potrei fare questo a mio nonno che mi piaceva; era l'unica cosa vecchia che mi piaceva; sono sempre andato con gente con le tette oltre al fatto che nutro una sfrenata passione per Marilyn eccetera... è solo che ho quarantatre anni e da circa un'ora è finita la mia storia con Giulio, il mio primo uomo, iniziata quando di anni ne avevo quarantuno e mezzo. E adesso sono tutto trafelato perchè appena tornato a casa dopo una corsa per comprare un vasetto di ceramica cinese in cui verserò tutte le mie lacrime che conserverò come l'unica cosa che ho di lui se non conto la bruciatura di sigaretta sullo scroto.
Non credo che si debba raccontare una storia dall'inizio per arrivare alla fine e poi non voglio raccontare la mia storia con Giulio; c'è solo il fatto che una sera d'estate ero disperato per il sospetto inquitante di non essere pazzo. Abito in periferia e avevo deciso di fare due passi per provare a distendere i nervi. Dopo due ore di cammino arrivo al Pantheon, accaldato, e mi sono avviato verso la fontana centrale tentando di ricordarmi dove potevo soddisfare la sete e sto piangendo; avrei dovuto comprare un vaso più grande: temo che questo non ce la farà a contenere tutto il mio dolore che corre il concreto rischio di erompere e seduto da presso, sui gradini della fontana, c'era un tizio con la barba, solo, con una guancia pesantemente poggiata sulla mano sinistra. Ora non vi fate idee sbagliate sul mio conto... se l'ho guardato per un paio di secondi è solo perchè da sempre desidero una barba folta e chiara e bella come quella di quel tizio. Distogliedo garbatamente lo sguardo dalla barba per volgerlo al cielo stellato sono passato un attimo per i suoi occhi scorgendo mondi, tanti mondi e stelle che non c'entravano neanche in tutto quel cielo di giugno; e inquietudine e rassegnazione, forse, insieme a un sacco di altre cose. L'attimo dopo mi accendevo una sigaretta; l'attimo dopo sopraggiungeva la strana necessità di dimenticarmi per un attimo come mi chiamo e così mi sono riaffacciato timidamente ai suoi occhi, ma solo per un attimo e lo stronzo chiude uno dei due occhi. Cioè, forse l'occhiolino era passato di moda anche quando mio nonno volle rimorchiarsi mia nonna ma comunque sentii la necessità di aprire quasi impercettibilmete le braccia e di sollevare di un millimetro le sopracciglia a voler dire "ce vo' pazienza". Ma sono sicuro che lui non ha capito cosa gli stavo dicendo per gli obbiettivi limiti della comunicazione non verbale e infatti l'attimo dopo mi stava sorridendo. L'attimo dopo stavamo nel letto di una camera ammobiliata al Rione Monti.
Potrei raccontarvi che quando ero piccolo andavo bene a scuola, che non ho mai conosciuto i miei genitori e ho sempre vissuto con mio nonno. Oppure che sono stato sposato e circa cinque anni fa ho divorziato e ho una figlia. Ma è stato chiaro fin da subito che la donna ero io a parte rarissimi casi, vi prego di credermi e avrei voglia di versare sangue in questo vasetto di porcellana cinese, ma questo è il posto delle lacrime e io non ce la faccio, ho paura di non farcela a ripensare che io e Giulo non avevamo problemi e che certo si litigava anche senza motivo e io lo picchiavo perchè non è una donna e lui mi picchiava perchè sono un uomo e quando litigavamo ci prendevamo a pugni e schiaffi ed era bello non dire una parola facendoci del male e finire sempre a fare sesso continuando a picchiarci; e mai una parola di scusa: la quiete arrivava, sola, perchè eravamo esausti entrambi e mai una parola mentre ci medicavamo le ferite. E in genere parlavamo poco.

D'estate, da piccolo, andavo sempre in vacanza in Albania a Durazzo con i ragazzini delle colonie del dopolavoro ferroviario. E ho fatto in tempo a passare con Giulio due estati e quest'anno, a luglio ho portato Giulio in Albania a Durazzo e a Giulio è piaciuta molto.
In ogni caso io ero libero di avere tutte le donne che volevo, lui tutti gli uomini che voleva e lui ha avuto un sacco di altri uomini e io nessuno tranne lui mentre stavamo insieme. Ma non ero geloso. E ora siamo in autunno inoltrato e fa freddo e tra un po' è natale e non so a chi fare il regalo e le giornate durano il tempo di una pippa a Marilyn e adesso è già sera e ho voglia di dirigere la mia malconcia tenstolina verso lo spigolo del tavolo dove sto scrivendo e raccogliendo lacrime. Mi sarebbe piaciuto presentare Giulio a mio nonno perchè sono le uniche due persone che mi sono piaciute anche se mio nonno è sempre stato vecchio e a me non piacciono le cose vecchie ad eccezione di mio nonno e infatti Giulio è giovane perchè ha ventiquattro anni. Tra poco uscirò e brucerò qualche automobile; fino a poco tempo fa bucavo solo le gomme e giusto qualche graffio con la chiave sulle macchine più nuove. Ma oggi sono parecchio giù e poi fa freddo. Non ho mai detto a Giulio del mio passatempo notturno perchè ho sempre pensato che non avrebbe approvato in quanto è una persona all'antica: fa l'occhiolino... Mio nonno sapeva e rideva soprattutto quando raccontavo che bucavo tutte le gomme dei taxi che incontravo la notte. Con Giulio si parlava poco ma andava bene così; spesso le parole non sono importanti, così almeno credo, forse. Non dico perchè mi sono separato da mia moglie e da mia figlia e ho smesso di piangere ma prevedo che nei prossimi giorni piangerò; tanto.
Mio nonno diceva che le parole non sono importanti e Giulio, poco fa, sul tavolo, mi ha lasciato un biglietto con su scritte quattro paole, e non mi aveva mai detto il contrario: quindi forse dovrei essere anche felice.

(NB: di cose stupide e inventate se ne dicono tante e ne dico tante anch'io: tanto per dire, ad esempio, che non sono mai stato con un uomo)

 
 
 

capelli

Post n°4 pubblicato il 14 Aprile 2011 da nientealtroche

e allora ridere senza bocca e piangere senza occhi perchè il destino altro non è che una ciocca dei tuoi capelli nella mia mano aperta che il vento porta via.

 
 
 

infrangersi

Post n°3 pubblicato il 08 Aprile 2011 da nientealtroche

cos'altro chiedo? la poesia è dei poeti e io non sono un poeta. dunque era De Andrè che diceva ciò che Benedetto Croce diceva ciò che io mi accingo solo a riferire e cioè che a vent'anni tutti scrivono poesie; a trenta chi scrive poesie o è un poeta o un cogl(..)ne.

Non credo nell'amoralità perchè sarebbe a dire che sono amorale.

verità è parola antica, anzi vecchia. fiducia è un termine recente. devo ancora capire se mi piacciono le cose vecchie. lasciatemi solo un po' di miele alla mia tavola e il respiro di un attimo di luce. il destino scompiglia ciò che ho avuto l'ardire di pianificare. ecco perchè ho imparato a non avere progetti. un bicchiere di vino e tutto ritornerà a posto, almeno fino a quando non ricominceremo a fare progetti. ora devo vivere per almeno altri cento anni quindi sarò impegnatissimo a dissimulare speranza nel futuro. e sono la metà di un frutto acerbo morso avidamente da un gigante inappetente. conto di imparare tante cose così come devo imparare a non contare. ora mi dicono che è meglio che vada. assurdo è vita, o almeno così mi pare. e poi oggi ho commesso una piccola ingenuità sedendomi al tavolo dei beoni senza bere che un sorso d'acqua. ho navigato sotto costa e mi piaceva guardare in mare aperto. ho mangiato gamberi rossi. ho visto stelle sul pacifico così vicine e belle da sembrare finte; e la mano di lei che chiedeva aiuto mentre veniva sopraffatta dalle onde e un tramonto infinito che faceva male; era una notte senza luna e senza lampioni; ma le stelle erano tanto vicine da non celare il rimorso di una vita che stava cambiando rotta anche perchè proseguendo per la solita strada andava a schiantarsi contro un muro.

 

 

 
 
 

ridere

Post n°2 pubblicato il 05 Aprile 2011 da nientealtroche

sono solo la chiave di una porta senza serratura. sono la polvere del messico che riflette le nuvole (ma questo è poco importante). la prosa di una lirica fiabesca. e cos'altro dire? che se domani sarà sole potrò cantare mille volte e ancora una per riscoprire il sapore dolce delle cose senza speranza. proverò a dormire stanotte raccontandomi piccole bugie e qualche parvenza di realtà. ma non credo alle verità assolute. e non dico la mia forza perchè sarei debole. chi vuole può anche ridere e piangere. chi vuole. non ho pietà di me. e questo è quanto. e quando si potrà ridere anche dei sentimenti (perchè se dico che non esistono è un casino) sarò contento che sei qui. ridere.

 
 
 

...

Post n°1 pubblicato il 04 Aprile 2011 da nientealtroche

altro non so.

 
 
 

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