LE PAROLE

Post N° 252


Fuori stagione. Fuori tempo. Come il tempo di questi giorni. Mi sento stonata, fuori dal coro, fuori da qualunque schema mi fossi prefissata. Non è un brutto sentire. Mi rende più facile e leggero il vivere quotidiano. L’abitudine e i soliti gesti acquistano significati strani. Il lavoro diventa una libera scelta e non il quotidiano dover fare le cose che sempre faccio. La casa e le sue faccende mi occupano abilmente un tempo altrimenti noioso.E scrivo per me e righe di penna e carta. Una zaffata di profumo umido di caprifoglio e muschio bagnato. Una musica, questa canzone, con un suono cantilenante che mi canta nella pelle. Programmo piccoli impegni in tempi differibili. Pensieri slegati. Sensazioni di un attimo. Una punta di sofferenza ingoiata con un bicchiere di acqua fredda. Rido con il vicino di casa guardando i bambini che giocano. Sensazione di pulito come l’odore del bucato steso nel vento. Il cielo del tramonto sfilacciato di nubi grigie che non riescono a coprire l’arancione. La notte scandita dal silenzio delle poche finestre illuminate. Provo a rileggerli e formano solo una catenella di perline colorate da mettere alla caviglia per i giorni di mare. I miei passi risuonano per le strade vuote in un agosto che semplifica tutto. Risento l’agosto di un anno fa con un morso di terrore. L’anno prossimo non ripenserò a questo agosto con lo stesso terrore. Non sciolgo nodi, ma non ne annodo di nuovi. La vera vacanza diventa questa e non il mare che ho avuto a luglio o la Sicilia che avrò a settembre. Questo stare accoccolata in me stessa a scrivere parole di penna e carta.